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Nicola Luciano Cipriani

Repubblica Sociale Italiana

LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE DEI FASCETTI

Nicola Luciano Cipriani – perito filatelico

LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE  DEI FASCETTI

UNA CARTOLINA POSTALE INVIATA PER ESPRESSO DA BORDIGHERA A CREMONA

 

La soprastampa fascetti di Genova è nota tra i collezionisti per essere quella con la minor tiratura rispetto alle altre cinque (Roma, Verona, Firenze, Milano e Torino). Bisogna però precisare che i primi tre valori di posta ordinaria (25, 30 e 50 cent), benché a tiratura inferiore rispetto a quella delle altre tirature, non sono affatto da considerarsi rari. Diverso è il caso degli espressi dei quali il 2,50 è decisamente poco comune, mentre, il valore da 1,25, pur avendo avuto una tiratura non particolarmente bassa, presenta serie difficoltà di attribuzione se sciolto o su documento.

 

Sulla Rivista Filatelica d’Italia, nel numero di aprile 1944 è pubblicato un articolo di Oliva in cui sono riportate le tirature indicate nella tabella di figura 1. Come ben noto, la Ditta Oliva era un’importante azienda filatelica della città di Genova. Osservando la tabella viene spontaneo il dubbio sulla veridicità di questi numeri. Questa considerazione si evince dal fatto che di fogli interi del cent. 75 se ne conoscerebbero più degli otto indicati, senza contare gli spezzoni di foglio ed un minimo di usati realmente per posta. Non metto in dubbio l’attribuzione di questi fogli in quanto è proprio con i fogli interi che si può riconoscere con certezza ciascuna tiratura. Ma non è questa la sola via per la loro attribuzione. Avendo disponibile un archivio adeguato di confronto, è possibile tentare la plattatura di singoli francobolli. Sicuramente ci sono situazioni abbastanza ambigue a causa della variabilità delle caratteristiche di soprastampa quali la pressione, il tono del colore ed altre a cui ciascun perito si attiene secondo la propria esperienza, ma con la plattatura si ottiene la prova provata della corretta attribuzione.

 

LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE DEI FASCETTI

Figura 1 – quantitativi di francobolli stampati della tiratura di Genova secondo Oliva.

L’occasione di scrivere questo articolo l’ho avuta in seguito all’acquisto, fatto durante la scorsa manifestazione di Veronafil, di una cartolina postale spedita per espresso dalla Liguria (figura 2). La cartolina, in tariffa, è affrancata con un valore da 30 cent fascetto e dall’espresso da 1,25, entrambi con soprastampa rossa. Come sempre in questi casi, ho dato un’occhiata con la lente a 10x all’espresso e subito ho notato alcuni caratteri che mi hanno indicato la possibilità di poterlo attribuire alla tiratura di Genova. Tornato a casa mi sono messo al lavoro per definire la sua attribuzione.

LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE DEI FASCETTI

Figura 2 – cartolina postale inviata per espresso il 6-4-44 da Bordighera a Cremona.

Ricordo che la soprastampa C (fascio: 30 cent e 1,25 lire di posta ordinaria) presenta forti similitudini con la III tavola di Verona; parrebbe, anzi, che una tavola di Verona sia stata trasferita a Genova e da qui restituita per l’impossibilità di utilizzo in parallelo con quella già presente alla Tipografia Marini1. Anche il colore utilizzato nel capoluogo ligure rientra nella variabilità dei colori veronesi. Conclusione, questa soprastampa presenta chiare problematiche di attribuzione che, talvolta, solo la plattatura, non sempre possibile, fornisce un responso incontrovertibile. In questo caso la platatura sfrutta, più che la geometria del fascio, altri piccoli particolari utili alla distinzione.

Per quanto riguarda i fogli interi e i grandi blocchi, le posizioni note consentono una facile attribuzione, ma quando si analizzano francobolli sciolti o addirittura su documento, in molti casi si deve procedere con cautela valutando la maggiore o minore viscosità e trasparenza degli inchiostri, i toni di colore, le loro caratteristiche fisiche di riflessione della luce e di opacità e da altri caratteri come la pressione di stampa ed altri. Tutti questi caratteri sono molto importanti e con una buona esperienza, si riesce molto spesso a riconoscere la giusta tiratura. Ma non sempre l’attribuzione riesce ad essere univoca, specialmente quando ci si trova ad analizzare soprastampe ben prodotte, appartenenti a differenti tirature, che appaiono molto simili tra loro. In questi casi diventa necessaria la plattatura ed aggiungo anche che questa operazione di riconoscimento della posizione sul foglio conferisce alla perizia un valore aggiunto e contemporaneamente anche la certezza della attribuzione. Anche se la plattatura può essere considerato un “in più”, per certi versi mal visto, a causa del lavoro che richiede, ciò non di meno essa rimane in ogni caso una prova provata per i collezionisti che hanno meno esperienza o che vogliono comunque l’avallo di un perito. D’altronde l’attribuzione alla giusta tiratura ha soprattutto una valenza per il valore venale del francobollo e del suo uso postale.

 

A complicare il riconoscimento spesso l’eccessiva inchiostrazione fa aumentare lo sconforto. Un eccesso di inchiostro sui cliché crea una sua fuoriuscita lungo i bordi della soprastampa che tende a mascherarne la geometria. In tali casi il lavoro di plattatura diventa più difficoltoso; in un solo caso l’eccesso di inchiostro è invece di aiuto, anche se solo relativo. È il caso della soprastampa B (Repubblica Sociale Italiana su tre righe: c.50) di Firenze (rosso lillaceo) che, per la forte quantità di sbiancante, è molto pastosa e straborda molto a seguito della pressione di stampa; molto “sporco” di inchiostro contorna le lettere della soprastampa. Questo carattere di per sé è diagnostico per riconoscere la tiratura del 50 cent di Firenze, ma non aiuta assolutamente alla plattatura.

Ma torniamo alla soprastampa di Genova. Questa soprastampa talvolta presenta molto “sporco”, intorno al fascetto ed alle scritte, che si manifesta con una miriade di piccoli punti di colore. Questo “sporco” si ritrova talora su tutte le tre tipologie di soprastampe (A, B e C), carattere che può aiutare molto per la plattatura.

 

Analizziamo ora la cartolina postale di figura 2. Si tratta di una cartolina postale spedita per espresso da Bordighera (Imperia) a Cremona il 6.4.44; siamo nel primo periodo tariffario (23.9.43 – 30.9.44) della RSI e la cartolina è affrancata in tariffa con una valore da 30 cent fascetti a coprire la tassa di un invio ordinario e con l’espresso da 1,25, sempre fascetti, per assolvere la tassa relativa. In figura 3 riporto il francobollo per espresso ingrandito in modo da rendere visibili alcuni dei caratteri descritti della soprastampa; in figura 4, invece riporto alcuni particolari che aiutano ad individuare la posizione sul foglio.

 

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Figura 3 – l’espresso da 1,25 dimostrato appartenente alla tiratura di Genova in base alla plattatura che ha permesso di riconoscere la posizione 18 della tavola sinistra.

 

LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE DEI FASCETTI

Figura 4 – alcuni particolari di figura 3.

Gli elementi da prendere in considerazione per la plattatura sono tutti i particolari individuabili della soprastampa; nel caso della figura 4 la forma del fascio è un elemento di aiuto ed in particolare le evidenti macchie di inchiostro del nastro sinistro. Le macchie di colore si mantengono nelle stesse posizioni in tutti i fogli soprastampati uno di seguito all’altro e fino alla fase di ripulitura del cliché e possono quindi essere un utile indizio. Altro elemento utile è la forma delle lettere ed in questo caso quella della “R” che ha la gamba sinistra leggermente curva verso l’interno e appena più corta di quella destra. Nel loro insieme, questi caratteri hanno consentito il riconoscimento della posizione 18 della tavola sinistra della soprastampa di Genova.

 

Nell’ambito peritale e degli studiosi, è accettato da tempo che per la soprastampa degli espressi della tiratura di Genova, come per altre tirature, sia stata usata una sola tavola, in realtà, tra la tavola destra e sinistra si notano alcune piccole differenze mal giustificabili con una sola tavola. Differenze che per altro sembrano contrastare con la tipologia di macchinario utilizzato. A Genova, la ditta incaricata della soprastampa dei valori della serie Imperiale è stata la Tipografia Marini, che già stampava materiale filatelico, la quale ha utilizzato una macchina piano cilindrica della serie “Suprema” prodotta dalla Ditta Saroglia di Torino (ancora oggi in attività per la produzione di macchine da stampa). La macchina era un po’ datata ed aveva un mettifoglio a mano. La scelta di operare con questa macchina sembra sia stata in relazione al fatto che si prestasse alla soprastampa di fogli già gommati in quantitativi ridotti. Sembrerebbe che le dimensioni di questa macchina non consentissero l’uso dei doppi fogli, ma personalmente non ho certezza di questo dato, riferendo solo una descrizione storico bibliografica della macchina.

 

Passo ora ad analizzare il soprastampato da 30 cent. Vorrei anticipare che, quando le stampe sono chiare e pulite, non sempre è facile l’attribuzione dei francobolli alla tiratura di Genova. Quando poi si ha di fronte un francobollo con soprastampa difettosa o per eccesso di inchiostrazione, o per difetto, l’attribuzione è ulteriormente complicata; questa considerazione vale in generale per tutte le tiratura di questa emissione.

La soprastampa C (fascio grande, utilizzata per il 30 cent e l’1,25 lire) presenta già di per sé difficoltà di plattatura a causa dei pochissimi elementi utilizzabili. Ad eccezione delle posizioni note per difetti particolari, il contorno del fascio è abbastanza costante per le sei tirature e solo alcuni piccoli particolari del contorno possono aiutare nell’individuare la posizione sul foglio. Bisogna naturalmente avere un po’ di occhio per percepire le piccole differenze nella geometria dei nastri o della picca. In questa operazione non è possibile operare con una lente, occorre l’uso di un computer ed un software di grafica avendo cura di scansionare i francobolli ad alta risoluzione per ingrandire adeguatamente l’immagine.

Importante è anche la tipologia di inchiostro utilizzata e, anche se non di grande importanza, pure la tonalità del colore; tra i vari caratteri può comunque essere più utile sapere se l’inchiostro è opaco oppure lucido. Infatti, ciascuna delle sei sedi in cui sono stati soprastampati i fascetti, ha utilizzato varie tipologie e tonalità di colori ed in particolare i rossi hanno avuto un variegato ventaglio di tonalità. Tra i rossi più noti c’è sicuramente il biaccato di Firenze, ma questo colore tendente al lillaceo è noto anche per Verona e per Torino. Certamente il 50 cent soprastampato a Firenze è facilmente distinguibile non solo per la tonalità del lillaceo, ma anche per una ricchezza di piccole macchie che “sporcano” la soprastampa.

Nel caso del 30 cent un colore rosso vivo, tendente molto leggermente al lillaceo, può essere stato utilizzato per qualunque tiratura. Nella figura 5 riporto ingrandito il francobollo spedito da Bordighera. Come si può notare, la tonalità di colore potrebbe benissimo appartenere alla tiratura di Genova, ma non è detto. Ad ostacolare la visione, come si può vedere dall’immagine, è la debole inchiostrazione come manifestato dalle numerose e minute falle di colore.

LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE DEI FASCETTI

Figura 5 – il francobollo da 30 cent della cartolina di figura 1

Una analisi di tutte le posizioni del foglio di Genova non ha dato alcun indizio sulla posizione di questo francobollo. Ho provato allora sulle tavole di Verona a causa della presenza di un bordino evidente che circonda un po’ tutto il fascio (figure 6 e 7); questo bordino è comune nelle soprastampe di Verona. Ma anche in questo caso il risultato è stato deludente. Solo riguardando ripetutamente la soprastampa alla ricerca di un qualche indizio, ho colto la leggera bombatura nella parte bassa destra del fascio. Come si può vedere nella figura 7, la base del fusto, sotto il nastro destro, non è in linea con la verticale del fusto sopra il nastro a causa di un leggero rigonfiamento. Difetti di questo tipo sono talora presenti nella tiratura di Roma, ma, non avevo preso in considerazione questa tiratura per il colore poco comune per i soprastampati nella capitale.

LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE DEI FASCETTI

Figura 6 – particolare della testa del fascio

 

LA PLATTATURA: UTILISSIMA NELL’ATTRIBUZIONE DEI FASCETTI

Figura 7 – particolare della base del fusto e del nastro sinistro

La verifica sulle tavole di Roma è risultata positiva: il 30 cent corrisponde alla posizione 85 della prima tavola. Oltre alla bombatura della base del fusto, nel mio foglio di riferimento corrispondeva benissimo la forma della testa ed era presente, anche se appena accennato, il ciuffetto visibile sul retro e piegato verso il basso (figura 6).

L’uso dei francobolli della tiratura di Genova non è stato molto frequente tanto che sulle corrispondenze provenienti dalla Liguria, si trovano essenzialmente soprastampati delle tirature di Roma e Verona perché sono gli unici che vennero distribuiti su tutto il territorio governato dalla RSI.

Il 30 cent qui descritto ha quindi una soprastampa che non presenta i caratteri peculiari della tiratura di Roma: senza bordino a delimitare il fascio, colore rosso da vivo sbiadito tendente al rosa e opaco. Ad uno sguardo veloce essa poteva benissimo essere attribuita alla tiratura di Genova. Anche in questo caso l’applicazione del metodo della plattatura ha diradato ogni nebbia.

 

 

1 Carlo M. Cis e Antonio A. Piga – “Repubblica Sociale Italiana – Una macchina da stampa nella storia della tiratura di Genova” (senza anno di pubblicazione), supplemento del vademecum, Ed. Laserinvest.

GNR: USI POSTALI E CARATTERISTICHE DELLE SOPRASTAMPE DEL II E III TIPO

Nicola Luciano Cipriani – perito filatelico

Introduzione

La storia postale della Repubblica Sociale Italiana è piuttosto complessa a causa delle limitazioni imposte dalla situazione di guerra; una descrizione dettagliata del periodo è riportata in Sirotti Ed. (La Repubblica Sociale Italiana, 2010). Alcuni documenti postali autentici e non procurati sono decisamente rari e di non facile reperimento per chi vorrebbe cimentarsi con una collezione su questo argomento; ma anche restando agli usi postali meno rari, spesso possono sorgere seri problemi di identificazione a causa dei numerosissimi falsi eseguiti all’epoca di cui molti passati per posta. Oggetto di falsificazione sono state ovviamente le soprastampe utilizzando valori autentici della serie Imperiale, in modo particolare le serie soprastampate GNR, sia di Brescia che di Verona, non mancano però falsificazioni anche per la serie provvisoria denominata “fascetti”. In questo articolo mi limito a focalizzare l’attenzione solo sulle soprastampa GNR del II e III tipo di Brescia. Ma andiamo per ordine e vediamo come sono nate queste soprastampe. Le soprastampe della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR) sono state definite di origine speculativa privata (G.L. Messina, reprint 1982), militare (Lucini e Sirotti, 1982), propagandistica (Sirotti, 2010) e addirittura autorizzata da Mussolini che ne scelse anche i caratteri (G. Bifani, sito internet). Ufficialmente sappiamo che la disposizione fu emanata dal Comando della GNR decretando l’apposizione della soprastampa sui francobolli della serie imperiale, nelle sue varie tipologie (PO, PG, PA, EX ed IP); solo in un secondo momento il Governo, attraverso l’Amministrazione Centrale delle Poste della RSI, la fece ufficialmente propria. La stessa Amministrazione provvide ad una seconda ristampa più abbondante nel gennaio 1944 incaricando la Tipografia Chiamenti di Verona la quale realizzò la soprastampa in zincografia. La storia quindi ci dice che inizialmente le soprastampe GNR hanno avuto un carattere strettamente privato e che solo in un secondo momento sono state ufficializzate dal Governo della RSI. Ad ogni modo, a seconda di come vogliamo interpretare la situazione, stiamo trattando un pezzo importante della storia d’Italia e non solo postale; inoltre, indipendentemente dal valore che ognuno di noi vorrà attribuire a questi francobolli, essi comunque sono una realtà della nostra storia e come tali meritano una trattazione tecnica che è poi quella che interessa sopra ogni altra cosa.

I periodi postali

Il periodo di vita della Repubblica Sociale Italiana è stato molto breve, poco più di un anno e sette mesi: dal 23 settembre 1943 fino al 2 maggio 1945. In questo periodo si sono avuti due periodi tariffari, il primo fino al 30 settembre 1944 e l’altro fino alla fine della RSI (tabella 1).

gnr: usi postali delle emissioni e caratteristiche tecniche delle soprastampe tipografiche di brescia del secondo e terzo tipo

tabella 1 – i servizi postali più comuni nei due periori tariffari della Repubblica Sociale Italiana

Chiaramente i fatti bellici ostacolavano in qualche modo le comunicazioni postali sia per l’interno che per l’estero. Si rimanda alle opere citate per il dettaglio delle tariffe in vigore, qui mi limito a quelle degli invii più comuni e quindi di più facile reperimento.

Per quanto riguarda gli usi postali dei soprastampati GNR, sia di Brescia che di Verona, bisogna dire che essi sono stati utilizzati solo durante il primo periodo tariffario; usi successivi sono da considerarsi procurati.

Le soprastampe di Brescia

Le soprastampe di Brescia furono eseguite presso la Tipografia Austoni e Bontacchio sotto il controllo del Comando della Milizia Postelegrafonica dal 17 al 23 dicembre 1943. Molti particolari legati alla modalità di produzione dei soprastampati sono ignote, ad ogni modo, molte informazioni sono state ricostruite grazie soprattutto ad alcuni studi curati da Luigi Sirotti, sia come autore che come editore (G.N.R., F. Lucini e L. Sirotti, 1982; La Repubblica Sociale Italiana, L. Sirotti et al., 1991; idem seconda edizione, 2010). Le tavole per la soprastampa tipografica furono allestite con caratteri mobili e di queste si conoscono varie composizioni. Senza entrare nel dettaglio delle composizioni (per le quali si rimanda alle pubblicazioni di Sirotti) che hanno interessato con più tavole essenzialmente i piccoli valori, qui si puntualizza solo che le soprastampe utilizzate furono di 4 tipi (figura 1); i primi 3 per i francobolli ed in dipendenza del loro formato, il IV tipo (carattere bastoncino) fu utilizzato per gli Interi Postali.

gnr: usi postali delle emissioni e caratteristiche tecniche delle soprastampe tipografiche di brescia del secondo e terzo tipo

Figura 1 – I Quattro tipi di soprastampe, rispettivamente: I, II, III e IV

Tralasciamo le composizioni di prova e fermiamo l’attenzione solo su quelle utilizzate per la soprastampa cosiddetta definitiva. Per i francobolli di piccolo formato verticale (tipo effige del re) fu adottata la soprastampa del I tipo (eseguita con carattere Raffaello) e fino a 3 composizioni composte da un totale di 5 tavole. Per i francobolli di piccolo formato orizzontale (tipo lupa) la soprastampa di I tipo è stata eseguita con due composizioni diverse per un totale di 3 tavole.

gnr: usi postali delle emissioni e caratteristiche tecniche delle soprastampe tipografiche di brescia del secondo e terzo tipo

Figura 2 – I due tipi di soprastampa

Le soprastampe del II e III tipo (Figura 2) sono state utilizzate per i valori da 15c, 25c, 35c, 1,25£, 20£ e 25£ di Posta Ordinaria; il 25c, 2£ (azzurro), 2£ (grigio), 5£ di Posta Aerea, i due Espressi (£ 1,25 e 2,50) ed i 12 valori di Propaganda di Guerra. Tranne i francobolli per il servizio Espresso e di Propaganda di Guerra, tutti gli altri hanno avuto una tiratura molto bassa, come vedremo più avanti. In particolare i valori di Posta Ordinaria con queste soprastampe sono considerate prove ed i fogli da 100 avevano la metà superiore con la soprastampa del II tipo e quella inferiore del III, di questi, ovviamente, non esistono più fogli interi e gli studi fatti fino ad ora si basano su ricostruzioni parziali fatte su alcuni blocchi e confrontati con la composizione dei francobolli tipo espresso. Dopo la stampa dei francobolli di piccolo formato (composizione C1 secondo Sirotti, 2010), la griglia delle 100 impronte è stata riutilizzata per comporre la nuova griglia per i fogli doppi da 50 francobolli formato espresso (Figura 3).

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Figura 3 – schema del foglio doppio da 100 francobolli formato espresso e la disposizione dei due tipi di soprastampe, le posizioni delle coppie verticali con le due soprastampe e quella del trittico. La numerazione è identificativa delle posizioni di ciascun francobollo

In particolare, le colonne dispari (1, 3, 5, 7 e 9) della composizione C1 sono state utilizzate per comporre il foglio destro da 50 formato espresso; le colonne pari (2, 4, 6, 8, e 10), invece, sono andate a formare la composizione del foglio sinistro. Come è noto e come si può intuire, anche i doppi fogli da 50 formato espresso hanno la metà superiore con la soprastampe del II tipo e quella inferiore del III tipo. Dei francobolli per Espressi e di Propaganda di Guerra non è raro trovare fogli interi e pertanto il mio studio sulle soprastampe del II e III tipo è stato svolto su questi fogli, vale a dire le composizioni C2 e C3 secondo Sirotti (2010).

Le quattro caratteristiche importanti di queste tavole sono:
1.    la posizione 25 della tavola sinistra con la G e la N del II tipo e la R del III (Figura 4),
2.    il trittico nelle posizioni 25-30-35 della tavola sinistra (Figura 5).
3.    le coppie verticali con le due soprastampe (Figura 6).
4.    Difetti di alcuni caratteri di stampa che hanno dato vita alle cosiddette posizioni note.

La posizione 25 (punto 1) corrispondeva alla 50 nei fogli di Posta Ordinaria piccolo formato verticale che formava il trittico (punto 2) con le posizioni 40 e 60. Le coppie verticali (punto 3), invece, occupavano le posizioni da 41/51 a 49/59. Nei fogli di francobolli tipo espresso la disposizione è quella riportata in Figura 3, con la posizione 25 che forma il trittico con le posizioni 20 e 30 e le coppie con entrambe le soprastampe nelle posizioni da 21/26 a 24/29, nel foglio sinistro. Nel foglio destro, invece, esistono solo coppie verticali comprese tra le posizioni 21/26 e 25/30. Per il dettaglio delle posizioni note (punto 4. lettere difettose e puntini di diversa dimensione) si rimanda ai testi di Lucini e Sirotti (1982) e Sirotti (2010).

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Figura 4 – rara posizione 25 dell’espresso da £ 2,50

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Figura 6 – coppia verticale composta dalle posizioni 25-30 della tavola destra

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Figura 5 – il trittico nell’espresso da £ 1,25 composto dalle posizioni 20-25-30

Benché di queste soprastampe si conosca una sola composizione composta da 2 tavole, con la quale sono stati soprastampati i fogli doppi di 50×2, ciononostante esse sono tra le meno studiate. In tutta la bibliografia esistente, cataloghi compresi, è riportato che la soprastampa del II tipo ha una lunghezza di mm. 15, mentre quella del III tipo è di mm. 14,4.
Nella tabella che segue riporto le tirature secondo Sirotti (2010), Gazzi e quelle del Catalogo Enciclopedico Italiano (CEI, 2005). Mentre i valori riportati da Sirotti e Gazzi sono molto vicini tra loro, più variabili sono quelle del CEI.

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tirature dei francobolli soprastampati GNR secondo Sirotti, Gazzi e il catalogo CEI

Da notare che il CEI riporta tirature differenti per lo stesso francobollo con i due tipi di soprastampe. Come spiegare questo se le due soprastampe sono nello stesso foglio?

Uno strumento ormai superato

Tutte le soprastampe GNR sono state sempre un argomento molto delicato a causa della stragrande quantità di falsificazioni (Figura 7) che hanno interessato sia i francobolli di alto valore facciale, sia quelli più comuni.

gnr: usi postali delle emissioni e caratteristiche tecniche delle soprastampe tipografiche di brescia del secondo e terzo tipo

Figura 7 – due esempi di soprastampe false simil-brescia

Falsificazioni che sono state stimolate fin dall’inizio a causa degli alti prezzi a cui venivano venduti. Facendo un ricalcolo del loro costo alla moneta euro, alcuni di questi francobolli vennero venduti ad un prezzo superiore a quello attuale già subito dopo la loro emissione. Non penso di esagerare nel dire che, almeno per certi valori, ci siano in circolazione più soprastampe false che vere. Da qui l’importanza della perizia quando si vuole acquistare qualche francobollo o documento postale. La perizia è sempre caldamente consigliata perché di soprastampe false ne esistono tanti tipi, alcune molto evidenti che non ingannerebbero nemmeno un bambino, ma ce ne sono tante altre di difficile riconoscimento. Di queste, purtroppo, alcune sono state periziate, tanto è che, oltre a quelli realmente autentici, circolano sul mercato diversi falsi certificati come veri. È fuori di dubbio che in molti casi il riconoscimento della soprastampa falsa può diventare un lavoro improbo in quanto gli strumenti a disposizione per l’analisi sono sempre stati arcaici. Un valore enorme era, ed è tuttora, la grande esperienza del perito che, anche se con strumenti limitati, riesce a riconoscere le soprastampe autentiche.  Ma quali sono gli strumenti che abbiamo appena definito arcaici? Quali erano e quali sono gli strumenti per poter riconoscere un falso? Alcuni di voi certamente hanno visto all’opera un amico perito e ricorderanno che il sistema di riconoscimento si basava, e si basa per molti ancora oggi, su un sostegno di cartoncino su cui vengono incollate le due metà di uno stesso francobollo, normalmente di colore rosso per il forte contrasto con il nero della soprastampa (Figura 8).

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Figura 8 – il comparatore per sovrapposizione

Come si prepara questo strumento. Si taglia una linguetta di cartoncino lunga circa 5 cm e poco più larga del francobollo, si taglia un francobollo impiegato come riferimento, avendo cura di dividere la soprastampa in due metà orizzontali. Le due metà del francobollo vengono incollate alle estremità del cartoncino lasciando sporgere all’esterno per circa 7-8 mm la parte tagliata. In questo modo possiamo tenere tra le mani con una certa facilità lo strumento che utilizzeremo semplicemente appoggiandolo sulla soprastampa del francobollo da analizzare. Se con la metà sul cartoncino copriamo esattamente una parte della soprastampa sul francobollo in analisi, vuol dire che le due soprastampe coincidono in larghezza; in questo caso siamo a metà strada per poterne dichiarare l’autenticità. Il punto più importante è però l’analisi delle forme di ciascuna lettera e di ciascun punto. Questa è la parte più impegnativa ed è qui che entra in gioco molto pesantemente l’esperienza del perito. Stiamo parlando di lettere di dimensioni ridotte e con differenze tra le lettere vere e false molto contenute, potete quindi capire come l’esperienza sia inevitabilmente il fattore più importante.

La tecnologia moderna

In questo articolo vi presento un altro strumento di analisi che voi tutti conoscete: il computer. Con le possibilità offerte da questa potente macchina, la linguetta di cartoncino con due mezzi francobolli incollati diventa, come detto, uno strumento decisamente arcaico. Naturalmente uno studio completo su tutte le soprastampe di Brescia non è facile, soprattutto per la difficoltà di reperire il numero necessario di fogli interi con le diverse composizioni (fino a 5 fogli per i valori più comuni). Le tavole di soprastampa erano state allestite con caratteri mobili e di queste tavole conosciamo bene solo le posizioni particolari e molto evidenti, vale a dire quelle che presentano qualche difetto o nella preparazione della tavola (maggiore o minore distanza tra le lettere ed i punti ecc.) o nelle caratteristiche di una lettera o di un punto (lettere e punti con qualche difetto macroscopico, punti spostati o aventi dimensioni differenti). Importantissimo al riguardo gli studi citati di Lucini e Sirotti (1982) e di Sirotti (2010) in cui sono elencate le posizioni caratteristiche e facilmente riconoscibili. Altra informazione di uso comune era che le soprastampe di Brescia avessero una grande costanza dei caratteri di stampa, sia per quanto riguarda la larghezza della soprastampa che per la forma dei caratteri. Purtroppo le nostre conoscenze ad oggi finiscono qui.

L’idea di scrivere questo articolo era nell’aria da molto tempo ed è rimasta parcheggiata per un po’. Alcuni di noi usano da tempo il computer con software di grafica per lo studio dei francobolli, ma pochi lo usano in modo specifico per lo studio dei fogli interi. Personalmente da tanti anni ho questo approccio, ma questo studio scientifico è andato avanti un po’ a rilento, soprattutto a singhiozzo, sia per la non sempre facile disponibilità del materiale, sia per la disponibilità personale di tempo. Mi sono finalmente deciso a questo passo in occasione di una situazione contingente. L’occasione l’ho avuta con l’analisi di una partita composta da numerosi francobolli sciolti ed alcuni su busta di Propaganda di Guerra aventi le caratteristiche della soprastampa di Brescia. Utilizzando un software per immagini ed un ingrandimento adeguato, ho preso come base di riferimento una posizione generica da un foglio sinistro, ho iniziato il confronto del primo francobollo che ha mostrato subito una piccola ma evidente non coincidenza della lunghezza delle due soprastampe. La cosa mi ha creato una certa perplessità ed ancor di più proseguendo nel confronto con altri francobolli le cui soprastampe continuavano a non coincidere con quella di riferimento; da questa tutti si discostavano di poco ed anche in modo differenziato. Finalmente è arrivata una posizione nota (la n. 7, tavola sinistra: lettera N incompleta in basso a destra) (figura 9);

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Figura 9 – tavola sinistra, posizione 7

questo francobollo rivelava da solo la propria autenticità, purtroppo nemmeno la soprastampa di questo francobollo coincideva con quella presa a riferimento. A questo punto era necessario il confronto con l’immagine della stessa posizione 7 dal foglio e finalmente è saltata fuori la coincidenza. La domanda immediata è stata: “possibile che siano tutte differenti?” per rispondere a questa domanda era doveroso controllare e misurare la lunghezza di tutte le soprastampe del foglio, anzi dei due mezzi fogli, destro e sinistro. Con un po’ di pazienza, ma anche grande curiosità, ho fatto la verifica completa utilizzando Autocad, un software professionale per il disegno tecnico di precisione. Che dire? Una sola cosa: la lunghezza delle soprastampe non è assolutamente costante come creduto sino ad oggi. La mia ricerca, svolta su due tavole di sinistra ed una di destra, ha fornito i risultati riportati nella tabella che segue. Successivamente ho verificato altre 4 tavole sia destre che sinistre ottenendo risultati molto simili.

gnr: usi postali delle emissioni e caratteristiche tecniche delle soprastampe tipografiche di brescia del secondo e terzo tipo

dati statistici relativi alle lunghezze di entrambi i tipi delle soprastampe delle due tavole

Per chi non ha dimestichezza con la statistica, preciso che il valore della deviazione standard (dev. st.), sommato e sottratto a quello della media, definisce un intervallo numerico di variabilità all’interno del quale sono compresi almeno il 66,6% delle misure effettuate. Se utilizziamo invece il valore doppio (2 volte la dev. st.) abbiamo un intervallo di variabilità più ampio all’interno del quale sono compresi praticamente tutte le misure (99,9%). Faccio un esempio con i numeri che vi ho presentato: prendiamo la prima colonna, soprastampa del II tipo tavola di sinistra. Le soprastampe hanno una lunghezza media di mm. 15,12; sommiamo e sottraiamo a questo valore quello della deviazione standard dell’ultima riga (2 x dev. st.: 0,28) ed otteniamo i valori 14,84 e 15,40. L’intervallo definito da questi due numeri comprende le lunghezze di tutte le soprastampe del II tipo per la tavola sinistra. Come potete vedere, anche se parliamo di centesimi di millimetro, si tratta di un intervallo ampio che dimostra la non costanza delle dimensioni delle soprastampe. Potete divertirvi a verificare il calcolo anche per gli altri valori della tabella. Un accenno particolare meritano i dati riportati nell’ultima colonna (Brescia III tipo, tavola destra); Il valore della deviazione standard è relativamente alto in quanto la distribuzione delle misure è molto irregolare, concentrata agli estremi dell’intervallo con, nel mezzo, misure rade. In questo caso la statistica è “condizionata” dalla tipologia della distribuzione dei dati ed il risultato del calcolo fornisce un intervallo più ampio di quello reale. Le misure riportate nelle prime tre colonne hanno invece una maggiore concentrazione al centro dell’intervallo con poche misure ai due estremi. In queste situazioni ottimali i risultati statistici rappresentano molto bene l’insieme delle misure. Sarebbe molto interessante verificare questo risultato su altri fogli simili, sono disponibile a fare delle scansioni se qualcuno ha uno o più fogli da sottopormi per la verifica, naturalmente con la massima correttezza e discrezione.

Oltre alle differenze di lunghezza delle sigle G.N.R., ho anche riscontrato molte differenze tra le lettere corrispondenti che contribuiscono alla plattatura di ciascuna singola soprastampa. Nella figura 10 sono riportati alcuni esempi di differenze diagnostiche. Ad esempio, nella posizione 23 (numero in alto a destra nelle immagini) si nota molto bene come il piede sinistro della R sia differente nelle due tavole, non solo, si nota anche una leggera usura della punta destra della R nella tavola sinistra, mentre, nella tavola destra la R ha il punto piccolo.

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Figura 10 – esempi di differenze tra lettere corrispondenti nelle due tavole

Nella posizione 24 della tavola di sinistra, la R presenta una tacca lungo il bordo sinistro circa a metà altezza (carattere costante nei due fogli esaminati e in due francobolli plattati). Nella stessa posizione della tavola destra non solo manca la tacca, ma si riconosce molto bene la differente geometria della lettera, evidente nel piede sinistro e nell’arco tra le due gambe. Molte altre lettere, ma anche i punti sono differenti, per forma e dimensioni, nelle posizioni corrispondenti delle due tavole.

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Figura 11 – lettera espresso del 22
dicembre 1943

Qui è necessario spendere due parole sul livello dell’indagine, vale a dire sul grado di precisione delle nostre osservazioni. Per spiegarci con parole semplici, riprendiamo lo strumento arcaico di cui vi ho spiegato la costruzione. Quello strumento rappresentava il metro di misura per tutti, era quindi lo zero della nostra scala di valutazione. Con quello strumento le differenze microscopiche (centesimi di millimetro) sono invisibili. Se però portiamo le soprastampe ad ingrandimento adeguato ecco che riusciamo a rendere visibili nuovi particolari. È la stessa differenza che si può avere osservando il pianeta Giove con un cannocchiale oppure con un radiotelescopio. Dopo un paio di settimane di studio e verifiche sono arrivato a trovare la chiave di lettura e quasi tutta la partita di Propaganda di Guerra è stata plattata ad eccezione di pochi francobolli le cui soprastampe sono risultate false in base alla geometria delle lettere, pur avendo una lunghezza compatibile con quelle originali.
Nelle figure che seguono sono riportati alcuni esempi di plattatura di francobolli con soprastampa GNR del II tipo. In particolare nella figura 11 è riportata una lettera primo porto (£ 0,50) inviata per espresso (£ 1,25) il 22 dicembre 1943 ed in perfetta tariffa.

L’affrancatura è stata assolta con un francobollo di Posta Ordinaria da £ 1, con soprastampa I tipo, e da tre francobolli di Propaganda di Guerra (vignetta Marina) da c. 25 con soprastampa del II tipo. Si tratta di una lettera inviata i primissimi giorni di emissione di questi francobolli la cui distribuzione iniziò il 20 dicembre.

Orbene la plattatura dei tre francobolli di PG ha rilevato la posizione 21 per il francobollo singolo (figura 12) e le posizioni 11 e 16 per la coppia verticale (figura 13).

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Figura 12 – francobollo singolo della figura 11 corrispondente alla posizione nota 21 della tavola sinistra

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Figura 13 – coppia di francobolli della figura 11 corrispondente alle posizioni 11 e 16 della tavola sinistra

La posizione 21 è di quelle note per avere la gamba sinistra della N difettosa, le altre due posizioni invece non hanno caratteri evidenti e sono state riconosciute sia per la lunghezza delle soprastampe (diverse tra loro, ma che hanno avuto una coincidenza perfetta con quelle del mio foglio di riferimento), sia per la conformazione dei caratteri.

Nella figura 14 è riportata un’altra lettera primo porto (£ 0,50) raccomandato (£ 1,25) inviata l’ultimo giorno dell’anno 1943 ed in perfetta tariffa.

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Figura 14 – lettera espresso del 31 dicembre 1943

L’affrancatura è stata assolta con un valore da £ 1, 00 ed uno da £ 0,50, entrambi di Posta Ordinaria con soprastampa I tipo, ed un valore di Propaganda di Guerra (vignetta milizia) da £ 0,25 con soprastampa del II tipo. La plattatura ha messo in evidenza che il francobollo da cent. 25 di Propaganda di Guerra corrisponde alla posizione 8 della tavola sinistra. Nella figura 15 si riporta il confronto con la posizione corrispondente nel mio foglio di riferimento.

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Figura 15 – francobollo della figura 14 corrispondente alla posizione 8 della tavola sinistra

Il risultato ottenuto è decisamente una novità e a posteriori è facile dire che doveva necessariamente essere l’unico possibile proprio perché la soprastampa di Brescia è stata fatta con tavole a caratteri mobili; come era possibile in quelle condizioni allestire la composizione con tutte le posizioni identiche? Sembra l’uovo di Colombo! Nella realtà sono tutte diverse e le differenze, anche se minime, sono decisamente diagnostiche e questo vale sia per la soprastampa del II tipo che del III. Infine questo studio conferma quanto già noto circa la maggiore costanza delle caratteristiche della soprastampa del III tipo rispetto a quella del II. È veramente sensazionale verificare che, anche con una tale costanza dei caratteri, è possibile distinguere tutte le posizioni. Da oggi, quindi, è possibile plattare le soprastampe GNR del II e III tipo e la perizia, basata sulla plattatura, fornisce una certezza incontrovertibile.
Questo risultato potrebbe far sperare nella possibilità di plattare anche i francobolli che hanno la soprastampa del I tipo. In questo caso però le difficoltà sono sicuramente molto maggiori e probabilmente non potremo aspettarci di poter realizzare un plattaggio completo come per le soprastampe oggetto di questo studio. Anche se alcune composizioni sono derivate in modo organico e ordinato da altre (Sirotti, 2010), comunque è necessario disporre di diversi fogli interi i quali, di alcune composizioni, sono ormai inesistenti. Anche se per assurdo si avessero disponibili tutte le composizioni in fogli, lo studio della soprastampa di I tipo dovrebbe prendere in considerazione fino a 500 posizioni per uno stesso francobollo. Ho già tentato uno studio sulla composizione B1-B2 (Sirotti, 2010) ed ho notato anche in questo caso differenze nella lunghezza delle soprastampe. Sicuramente qualche plattaggio potrà essere realizzato, ma molte posizioni sono al momento tra loro indistinguibili. Proseguirò il mio studio e se riuscirò ad avere un qualche risultato sarò il primo a gioirne e quindi a comunicarlo.

Bibliografia consultata

Autori Vari (2010) – La Repubblica Sociale Italiana, I servizi di posta civile nel territorio metropolitano – AICPM. Ed. Sirotti
Bifani G. – www.giorgiobifani.net/rsi5a.htm
Catalogo Enciclopedico Italiano (2005)
Gazzi A. – prontuario delle tirature di Brescia e di Verona.
Lucini F. e Sirotti L. (1982) – G.N.R. Ed. Sirotti
Messina G.L. (reprint 1982) – I francobolli della Repubblica Sociale Italiana. Ed. Giorgio Migliavacca, Pavia.

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