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Nicola Luciano Cipriani

calcografia

1500 LIRE ALTI VALORI – ANCORA NOVITA’? SI

Nicola Luciano Cipriani e Antimo (Nino) D’Aponte

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aggiornato il 5.12.2020 con l’aggiunta di una rara affrancatura trovata da Nino

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L’antefatto

La notizia è fresca, di metà novembre scorso. Come al solito, l’amico Nino mi ha inviato i risultati delle sue ricerche come fa quasi giornalmente. Il giorno fatidico ho ricevuto prima un paio di cosette da poco, ma la terza mi ha lasciato molto incredulo ed a bocca aperta. Pensavo di aver detto tutto o quasi sulle doppie incisioni delle testine degli alti valori, invece …. evidentemente mi sono sbagliato.

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1500 lire Alti Valori - Ancora novità? Si

il 1500 lire come appare nel suo aspetto estetico

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Un po’ di storia

Per chi non ha seguito l’argomento sin dalle origini, riassumo velocemente lo stato delle conoscenze andando in ordine cronologico.

La prima scoperta la feci verso la fine agli anni ’80 e ne iniziai a parlare con alcuni amici agli inizi degli anni ’90; era relativa all’acquisto di un mini foglio da 20 francobolli del valore da 2000 lire che avevo fatto nella seconda metà degli anni ‘80 (Cipriani, 2014a). Purtroppo mi accorsi della varietà della doppia incisione con un paio di anni di ritardo. Peccato avrei potuto salvare qualche altro mini foglio allo stato di nuovo. Da quella volta mantenni sotto stretto controllo tutti gli alti valori e non solo; il risultato fu la scoperta del valore da 1500 lire con doppia incisione su alcune missive e mi recai velocemente all’ufficio postale per verificarne il lotto in distribuzione (Cipriani, 2014b). Lo trovai ed acquistai un foglio intero più altri venti francobolli. Notai subito la differenza più eclatante tra questi due valori: il 2000 lire era in mini fogli mentre il 1500 su fogli da 50 esemplari. Ma mentre del primo studiai tutte le posizioni per capirne la causa, del 1500 lire ne controllai solo una parte e, per la costanza dei caratteri, tralasciai il controllo di tutto il foglio. Male feci!

La terza scoperta, quella del 3000 lire, fu segnalata da Aldo di Matteo che contattai velocemente per capire come fosse stata trovata e con quale frequenza. Studiai anche questa terza doppia incisione i cui risultati sono stati oggetto della mia terza pubblicazione su questo particolare argomento (Cipriani, 2018). Nella figura 1 riporto le immagini del riquadro e della nuca della testina nei francobolli da 1500, 2000 e 3000 lire. Come si mette bene in evidenza, le tre doppie incisioni sono differenti tra loro, e non sarebbe potuto essere diversamente.

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figura 1 – le doppie incisioni negli alti valori da 1500, 2000 e 3000 lire. la caratteristica si nota sui lati verticali della cornice e sul lato posteriore del collo. Nel 3000 lire l’entità dello scostamento rende visibile il raddoppio completo della testa.

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Due sono le evidenze salienti:

  • Le distanze tra le due incisioni sono differenti per ciascun valore, come mette subito in evidenza la distanza tra i due tratti del lato verticale sinistro della cornice che racchiude la testina e lo stemma repubblicano.
  • Mentre nei valori da lire 2000 e 3000 le due incisioni sono perfettamente parallele tra loro, nel valore da 1500 lire, una è leggermente ruotata rispetto all’altra tanto che nell’angolo superiore la cornice di riquadro non appare sdoppiata.

I risultati di queste mie ricerche sono stati pubblicati con un certo ritardo, sia perché, specie per il 2000 lire, questa varietà fu molto minimizzata per il fatto che non fosse visibile ad occhio e quindi non avrebbe attratto nessuno, sia perché sono stato alla ricerca di altro materiale che mi avrebbe potuto consentire di proporre ipotesi plausibili sulla loro genesi. In ambito commerciale, non sono riuscito a trovare mai un francobollo nuovo, solo usati; però, da allora conservo tutti i valori con doppia stampa che mi capita via via di trovare, anche se molto comuni.

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La novità

Questo, un riassunto delle doppie incisioni degli alti valori sino a metà novembre scorso quando il buon amico Nino mi ha inviato le immagini delle figure 2 e 3. Nessuno di voi ha le traveggole, siamo proprio davanti ad una tripla stampa della cornice e dello stemma; in questo francobollo la testina della siracusana non mostra evidenze chiare della stampa tripla.

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figura 2 – la coppia trovata da Nino, a destra il francobollo con la tripla stampa.

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figura 3 – la tripla incisione nel 1500 lire visibile nel lato destro del riquadro che contiene la testa e lo stemma repubblicano.

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La prima cosa che mi ha colpito è stata proprio questa tripletta, non tanto per la grande scoperta di Nino che, per altro, ci ha messo in uno stato di grande euforia, anche se attenuata dall’aspetto interpretativo, ma ne parleremo più avanti.

Come scritto negli articoli precedenti, inizialmente non ho voluto credere che l’errore fosse stato nella moletta che incide il cilindro, mi era parso un po’ eccessivo; ma con il susseguirsi delle ricerche sia su accumulazioni di usati (alcune migliaia del 2000, un centinaio circa del 1500 e solo sei del 3000) sia sui nuovi (un minifoglio del 2000 e circa due fogli del 1500; del 3000 nuovo, per ora, non si ha alcuna notizia) sono giunto ad attribuire il fenomeno della doppia incisione esclusivamente alla moletta, anche se con una eccezione. Questo vuol dire che era la moletta portatrice del difetto la quale, incidendo il cilindro di stampa, ha prodotto lotti di stampa con fogli tutti uguali caratterizzati dalla particolarità della doppia stampa. Naturalmente le molette che hanno inciso i cilindri incriminati erano differenti per ciascun valore, tant’è che le doppie stampe su questi tre valori hanno caratteristiche differenti e distintive. Viste le tirature per ciascun lotto di stampa degli anni ’90 dobbiamo pensare che di ciascun valore siano stati stampati diversi milioni di francobolli; questa considerazione vale per i due primi valori: il 1500 ed il 2000. Per il 3000 il discorso è diverso perché secondo quanto ho potuto capire (Cipriani, 2018), la moletta era perfetta e la doppia incisione è stata prodotta su una sola posizione del cilindro che doveva contenere 6 foglietti. Siamo quindi di fronte a due differenti situazioni.

Tornando allo specifico del 1500 lire, assodato che per questo valore era la moletta a portare il difetto della doppia incisione, a questo punto sorge spontanea anche un’altra considerazione: come è possibile che una moletta portatrice della doppia incisione ne possa produrre una tripla sul cilindro? Cilindro che è stato usato per produrre un discreto numero di lotti di stampa, come si può dedurre dalle caratteristiche invasioni di colore in aree non competenti le quali risultano distintive per differenti lotti di stampa ed anche la diversa centratura del riquadro superiore rispetto al resto del francobollo. Queste evidenze sono state osservate sui nostri campioni annullati.

Andiamo per ordine ripercorrendo quanto accaduto dopo il ricevimento della immagine di figura 3. Con Nino eravamo ancora al telefono ed io gli dico di attendere qualche minuto per avere il tempo di prendere il foglio intero con la doppia stampa (figura 4) e verificare se tutte le posizioni fossero uguali.

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figura 4 – le posizioni con la “tripla” stampa nel foglio da 1500 lire del mio archivio.

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Sono stati veramente momenti di una certa apprensione perché non era assolutamente detto che il mio foglio avesse potuto avere una posizione con la tripla stampa. Questo perché non credo che il cilindro fosse portatore della incisione di un solo foglio è molto più probabile che fossero stati due in quanto la macchina da stampa utilizzata dovrebbe essere stata la stessa (Goebel BRM S 300 K) che ha stampato anche i mini fogli (2018, op. cit.).

Bene, dopo aver scorso invano la prima metà del foglio mi ero rassegnato ad avere una delusione, ma …. Alla posizione 25 ecco che appare la tripla stampa. Un sospiro di sollievo e dico a Nino “L’ho trovata!!! … ma aspetta, ormai lo controllo tutto”. Conclusione: le posizioni con la tripla stampa sono risultate tre: 25, 30 e 35. Tutte lungo il bordo destro ed una sopra all’altra. Ricordo che i fogli da 50 di questi valori sono stati stampati in composizioni di 5 x 10. Per quanto riguarda le incisioni sul cilindro di stampa, bisogna considerare che la larghezza dei fogli stampati è leggermente inferiore rispetto a quella dei mini fogli (pochi millimetri, ma la macchina può utilizzare l’intervallo 14-15 cm) ed è quindi presumibile che sia stata utilizzata la stessa Goebel BRM S 300 K con il particolarissimo cilindro a doppio passaggio che poteva stampare i mini fogli da 20 con il sistema calco su calco (figura 5) (2018, op. cit.).

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figura 5 – il cilindro della Goebel 300 che consente la stampa calco su calco con il quale sono stati stampati gli Alti Valori lire in minifogli da 20 francobolli.

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Come si può vedere in figura 5, Il cilindro presenta le impronte di sei mini fogli; nella parte bassa si notano le incisioni della testina, dello stemma repubblicano e delle linee orizzontali del riquadro inferiore mentre, nella metà superiore, si nota la cornice e tutti gli altri elementi che completano le immagini dei mini fogli. Con questa tipologia di incisione venivano utilizzate bobine larghe 14-15 cm (che è la larghezza dei mini fogli e di quelli da 50 esemplari) mentre l’altezza del cilindro era poco superiore ai 30. In questo modo la bobina, per mezzo di un sistema di inversione all’interno della macchina, veniva fatta passare due volte sul cilindro, una prima nella parte inferiore ed una successiva in quella superiore a completare la stampa dei fogli. Quanto descritto consente di ipotizzare, con alta probabilità che sia reale, che sul cilindro siano state incise le immagini per stampare due fogli da 50 esemplari con un giro completo.

Ripeto anche che, data la costanza dei caratteri della doppia incisione, questo difetto doveva essere presente sulla moletta e non essersi verificato durante l’incisione del cilindro.

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Due domande necessarie

Detto questo, possiamo passare alle domande che certamente vengono spontanee ad un lettore anche poco attento.

  • Se sul cilindro erano incisi due fogli da 50 francobolli, un eventuale errore di incisione si sarebbe potuto avere su un solo foglio o anche su entrambi?
  • Come è possibile che una moletta con il difetto della doppia incisione che trasmette al cilindro e questo possa, a sua volta, dare su carta una stampa tripla?

Alla prima domanda bisogna rispondere chiamando in causa le leggi della probabilità. Non saprei dire perché nel foglio di figura 4 la tripla stampa sia nelle posizione 25, 30 e 35, se non dire che il caso le ha messe in quella posizione; un caso probabilmente legato ad una serie di vibrazioni di un componente del sistema di incisione del cilindro che arrivato alla incisione del quinto francobollo della riga (punto di rotazione del cilindro) abbia toccato due volte il cilindro in tempi molto brevi producendo le due incisioni molto ravvicinate, subito prima di ripartire per l’incisione della riga sottostante. Ma questo sarebbe potuto accadere in uno qualunque delle altre posizioni di bordo foglio? È possibile. E sul secondo foglio inciso? Sempre per le leggi della probabilità, non è detto che sia stato riprodotto il difetto e, in caso affermativo, probabilmente in posizioni differenti. Purtroppo non ho il foglio contiguo al mio, so di un mezzo foglio che ha trovato Aldo Di Matteo che però non ho mai visto;  non so se esistono altri fogli con doppia incisione di questo valore. La visione di un secondo foglio sarebbe molto importante sia per verificare quanto asserito, sia per valutare la frequenza di questa varietà. Il dato di base è che sul foglio si ha il 6% di probabilità di rinvenimento (3 pezzi su 50 francobolli). Per quanto riguarda gli usati, fino ad ora abbiamo analizzato tre lotticini con doppia incisione ed abbiamo calcolato una percentuale del 3,7% nel mio lotto, dello 0,6% (v. nota 1 fine testo) in quello di Stefano Proserpio e minore dell’1% in quello di Nino. Non è stata mai trovata una frequenza superiore al 6%. Il campione analizzato è purtroppo molto piccolo, però se si trovasse qualche lotto con frequenze superiori, potrebbe essere indicativo che anche il secondo foglio possa avere una o più posizioni con la tripla stampa. al momento però questa eventualità non sembra reale.

Passiamo alla seconda domanda. Come si può spiegare che una moletta con doppia incisione, dopo aver inciso il cilindro, abbia prodotto una tripla stampa e non una quadrupla? La risposta mi sembra banale osservando al giusto ingrandimento questa varietà.

In figura 6 sono riportati i lati destro e sinistro del riquadro che contiene la testa e lo stemma repubblicano; i numeri indicano le posizioni nel foglio da 50 esemplari. Benché le immagini sembrino molto simili, si possono comunque notare alcuni caratteri distintivi; in particolare le distanze tra i tratti verticali che appaiono omologhe su ciascuna coppia sinistra/destra di ciascuna posizione.

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figura 6 – i due lati sinistro e destro del riquadro che contiene la testa e lo stemma repubblicano in cui è ben visibile la tripla stampa nelle tre popsizioni del foglio di figura 4.

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Di certo stiamo parlando di distanze dell’ordine del decimo di millimetro e le differenze potrebbero apparire poco significative, soprattutto non abbiamo un grande campione da sottoporre ad analisi.

Pur con tutte queste limitazioni, sembra di poter evidenziare una seppur minima differenza distintiva per le tre posizioni.

In particolare la pos. 25 e 30 hanno le due linee esterne che non sono simmetriche rispetto a quella centrale, carattere meglio visibile sui lati sinistri più che su quelli destri del riquadro. La pos 35 invece mostra una maggiore simmetria e la linea centrale occupa una chiara posizione mediana.

Un altro carattere colpisce: lo spessore notevolmente maggiore della linea centrale. Questa è la chiave di lettura più importante ed è la soluzione alla seconda domanda. La moletta con la doppia incisione, a seguito del sobbalzo, avrebbe dovuto necessariamente dare una quadrupla incisione sul cilindro e quindi una quadrupla stampa sulla carta. Il sobbalzo è stato molto limitato e la sua entità deve essere stata dello stesso ordine di grandezza della doppia incisione sulla moletta, il che è molto plausibile se la macchina aveva sostanzialmente un piccolo problema ripetitivo. Questa situazione ha prodotto la sovrapposizione di due linee producendo una falsa tripla incisione sul cilindro e non una quadrupla; tripla incisione ma con la linea centrale sproporzionatamente inchiostrabile rispetto alle due laterali tanto da produrre una stampa non compatibile con la sottigliezza delle incisioni del resto del disegno.

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Altre evidenze

Come succede sempre per la stampa dei francobolli ordinari, la costanza delle caratteristiche di stampa possono variare da lotto a lotto di produzione. Queste differenze si mettono in evidenza con le invasioni di colore in aree non pertinenti, con la variazione del tono di uno o più colori, dalla maggiore o minore inchiostrazione che possono rendere la stampa molto inchiostrata o meno, ecc.

Prendendo ad esempio il francobollo di figura 3 e i tre con tripla stampa dei francobolli del foglio di figura 6, salta all’occhio di chiunque che la cornice nel primo caso è verde mentre nel secondo è blu (figura 7).

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figura 7 – confronto del colore della cornice che racchiude la testa e lo stemma repubblicano nei francobolli delle figure 3, a sinistra di colore verde e 6, a destra blu.

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Questo è un classico esempio di invasione cromatica che caratterizza due distinti lotti di stampa. la variazione della intensità dell’inchiostrazione non può essere determinante per l’attribuzione ad uno specifico lotto di stampa, però nel caso di questo studio aiuta a mettere in risalto caratteri che sono coperti dalla maggiore inchiostrazione degli altri francobolli che abbiamo utilizzato per questo studio.

Nella figura 8 riportiamo un secondo esemplare usato trovato tra altri 26 (3,7%). Questo francobollo è caratterizzato da una inchiostrazione non invadente e mostra in molte parti l’evidenza della tripla stampa.

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figura 8 – usato con tripla stampa trovato in un piccolo lotto di 20-25 francobolli, tutti con doppia stampa.

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Nelle successive figure 9, 10 e 11 riportiamo alcuni particolari significativi ed esplicativi. Nella figura 9 è ben visibile il triplo tratto sia nel mento che nel collo sottostante.

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figura 9 – particolare di figura 7 il mento ed il collo.

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Nella figura 10 il triplo ciglio presenta le stesse caratteristiche della cornice: i due tratti laterali sono molto più sottili di quello centrale.

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figura 10 – particolare di figura 7: l’occhio e le tre ciglia inferiori.

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Infine, anche sulla torre si possono notare i tre tratti paralleli (figura 11).

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figura 11 – particolare di figura 7: la prima torre a destra.

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Fin qui la descrizione di questo che riteniamo uno straordinario ritrovamento, straordinario per più di un motivo. Una apparente tripla stampa su un calcografico non si era mai vista nei francobolli repubblicani; straordinaria perché una varietà di questo tipo era decisamente inaspettata. Ma la cosa più importante è che questa tripla stampa, che in realtà avrebbe dovuto essere quadrupla, è la prova provata, la dimostrazione matematica che è stata indiscutibilmente la moletta ad avere la doppia incisione. La moletta aveva il difetto che ha trasmesso al cilindro e a sua volta il cilindro ha prodotto milioni di francobolli  da 1500 lire con la particolarità della doppia stampa. Stessa considerazione per quello da 2000 lire per il quale siamo al momento fermi, si fa per dire, alla sola doppia stampa.

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I ritrovamenti su busta della varietà tripla stampa

Gli usati sciolti non sono rarissimi e si possono trovare in accumulazioni e mazzette. Anche su documento, sia viaggiato di vario tipo che documenti interni di Poste Italiane , è possibile incontrare qualche esemplare con la tripla stampa.

Nella figura 12 riproduciamo la busta più bella che abbiamo trovato: busta con quartina nella quale la coppia verticale destra presenta la tripla stampa.

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figura 12 – assicurata convenzionale inviata da Portogruaro per Tavarnelle Val di Pesa il 26.09.97 ed affrancata per 6400 lire. Primo porto lettera 800 + raccomandazione 4000 + assicurazione convenzionale 1600. I francobolli della coppia verticale destra hanno entrambi la tripla stampa.

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Si tratta decisamente di una bella affrancature in cui le posizioni con la tripla stampa sembrano corrispondere alle 25 e 30 per la mancanza totale di simmetria, come da figura 6. Usiamo volutamente una forma dubitativa a causa della totale mancanza di informazioni relative al secondo foglio inciso sul cilindro di stampa.

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Aggiornamento del 5.12.2020

recentemente Nino ha trovato una busta mezzo foglio (formato medio) affrancato per 5500 lire, spedita da Massaquano, una frazione collinare di Vico Equense, sui rilievi della penisola Sorrentina, ed indirizzata a Napoli (figura 13).

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1500 lire Alti Valori - Ancora novità? Si

Figura 13 – invio raccomandato a mezzo busta formato medio ed affrancata per 5500 lire corrisponde ad una raccomandata di secondo scaglione di peso in perfetta tariffa. I tre valori da 1500 lire sono le posizioni 25, 30 e 35, tutti e tre con tripla stampa della cornice.

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L’affrancatura è assolta da 10 francobolli da 100 lire Donne nell’Arte con valore in sole lire e tre pezzi del 1500 lire, tutti e tre con la tripla stampa della cornice. La coppia corrisponde alle posizioni 25 e 30, mentre il valore isolato alla posizione 35. E’ superfluo dire che questo ritrovamento è certamente più unico che raro; sarà molto difficile trovare una seconda busta con le tre posizioni precise. Se è lecito esprimere un desiderio, ora bisognerà cercare tra i bustoni nella speranza di trovare grandi affrancature con un blocco almeno di sei pezzi con le tre posizioni; non sarà facile ma non bisogna mai disperare, questo è il bello della filatelia: a volte si trova dell’incredibile. La caccia è aperta e buon divertimento agli appassionati di questa bellissima serie.

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Il periodo d’uso del 1500 lire Alti Valori con la varietà doppia stampa.

Essendo le due varietà doppia e tripla stampa sullo stesso foglio, per valutare il periodo d’uso, abbiamo considerato anche le buste con la varietà semplice essendo il campione in analisi molto più ampio. Come è noto, il periodo di produzione generalmente non coincide con il periodo d’uso in quanto inizialmente assistiamo sempre ad una certa inerzia dovuta alla distribuzione ed anche ai quantitativi della distribuzione precedente ancora in uso. Similmente assistiamo anche ad una inerzia di fine uso dovuta ai quantitativi distribuiti ed alle aree che si differenziano molto per i volumi di vendita.

Ad ogni modo sulla base del materiale a nostra disposizione, cumulando il mio e quello di Nino, abbiamo rilevato un periodo d’uso che va da Novembre 1996 a marzo 2001; intervallo definito sulla base di 56 buste di cui solo tre con varietà tripla stampa, con una frequenza del 5,3%.

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Considerazioni conclusive

A primo impatto, queste varietà potrebbero far pensare che al Poligrafico dello Stato le macchine potessero essere difettose o che le maestranze siano state poco attente alle loro mansioni. Ritengo che nulla di questo si debba pensare e qui mi preme spezzare una lancia a favore delle produzioni dell’IPZS.

Oggi tutti abbiamo la possibilità di accedere a strumentazioni particolarmente sofisticate che possono controllare i decimi di millimetro di qualunque prodotto, ma bisogna considerare il significato di ciascun prodotto e la sua finalità. In particolare il francobollo deve avere le caratteristiche di essere ben riconoscibile ed avere gli elementi salienti tali da poter riconoscere immediatamente il suo valore, il suo uso, la nazione che lo ha emesso; devo aggiungere anche che il suo aspetto estetico non deve produrre repulsioni di alcun tipo oltre al limite mi piace/non mi piace; deve quindi essere di facile e piacevole lettura. Questo vuol dire che il francobollo non è un’opera di cesello e di estrema precisione che debba superare esami microscopici per potersi definire tale. Quelli che abbiamo messo in evidenza in questo articolo, sono piccoli errori di macchine quasi perfette ma anche molto complesse per le quali anche un granellino di polvere può essere causa di un loro funzionamento non idoneo. Certamente il loro uso pluriennale e continuo può essere causa di un anche minimo logorio o di rotture che, quando richiedono interventi di manutenzione vengono fermate. Finché esse vengono usate vuol dire che il loro prodotto è ancora accettabile. Queste macchine, a nostro parere, non hanno incrinato assolutamente la qualità della produzione del Poligrafico tanto che questi francobolli, pur portatori di un difetto, appaiono invece visivamente di ottima fattura. La scoperta di queste varietà diventano importanti solo con lo scopo di informare l’ambiente filatelico; queste sono informazioni importanti esclusivamente per ricercatori, studiosi e collezionisti appassionati di specializzazioni e varietà.

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 nota 1 – Questo valore (0,6%) è corretto mentre nello stesso testo pubblicato negli Atti del VII Convegno di Studi Filatelici – Salernophil, è riportato erroneamente 6%. Vale quindi come errata corrige per il testo del Convegno Salernitano.

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Bibliografia

Cipriani N. L. (2014a), varietà inedite degli alti valori parte prima. https://www.peritofilatelico-cipriani.it/varieta-inedite-degli-alti-valori-parte-prima/

Cipriani N. L. (2014b), La doppia stampa nell’alto valore da 1500 lire.

https://www.peritofilatelico-cipriani.it/la-doppia-stampa-nellalto-valore-da-1500-lire/

Cipriani N. L. (2018), A. V. 3000 lire: la doppia incisione. https://www.peritofilatelico-cipriani.it/?s=3000+doppia+incisione

A. V. 3000 lire: LA DOPPIA INCISIONE

Nicola Luciano Cipriani, perito filatelico

1° aggiornamento del 4 dicembre 2019: inserito settimo ritrovamento

2° aggiornamento del 28 ottobre 2020: aggiunte immagini nel confronto del 7° ritrovamento con i precedenti.

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Premessa

Quando pubblicai il primo articolo sulle doppie impressioni (o doppia incisione) degli alti valori, ero a conoscenza di questa varietà per il valore da 2000 lire in mini fogli da 20 (figura 1) (Cipriani, 2009, 2014) e da 1500 in fogli da 50 (figura 2) (Cipriani, 2011, 2014).

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La doppia incisione nell’alto valore da 3000 lire

Figura 1 – Particolare del 2000 lire con la doppia impressione della testa. Si noti il doppio filetto della cornice a sinistra.

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La doppia incisione nell’alto valore da 3000 lire

Figura 2 – Particolare del 1500 lire con la doppia impressione della testa. Si noti il doppio filetto della cornice a sinistra, meglio visibile in basso.

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Pubblicai queste informazioni a distanza di diversi anni dalla scoperta e, mentre stavo per pubblicare il secondo articolo, fui contattato dall’amico Aldo Di Matteo il quale mi fece presente che anche il 3000 lire aveva questa varietà della quale mi inviò l’immagine che riportai nel secondo articolo. Fui molto sorpreso perché tra la fine degli anni ’80 e i primi anni 2000 ho avuto la possibilità di controllare una notevole quantità di buste (diverse centinaia al mese) che mi veniva data da una grande azienda nazionale che riceveva posta da gran parte d’Italia e di questa varietà sul 3000 lire non ne avevo mai visto un esemplare. L’amico Aldo mi inviò i due francobolli da lui trovati e lo ringrazio ancora oggi per avermi dato la possibilità di approfondire questo argomento di ricerca che mi ha attratto per alcuni anni. Ho cercato molto questo francobollo perché non riuscivo a fornire una spiegazione della sua rarità dato che i suoi fratelli da 1500 e 2000 lire presentavano la doppia stampa su tutto il foglio interessando tutti i fogli di una stessa tiratura e quindi non si poteva certamente parlare di rarità, fatta eccezione per il valore da 2000 lire allo stato di nuovo. La doppia stampa del riquadro superiore di questo francobollo si è avuta nell’ultimo periodo di distribuzione dei mini fogli e, molto presumibilmente, ritengo che si tratti dell’ultima produzione sul finire degli anni ’80, quindi dovrebbe essere stato l’ultimo cilindro approntato per questo valore in mini fogli da 20 esemplari. Io ne acquistai casualmente un foglio in Irpinia quando al nord erano già in distribuzione i fogli da 50. Purtroppo, mi resi conto della varietà dopo circa due anni dall’acquisto. Del valore da 2000, comune allo stato di usato, non sono riuscito a trovarne nuovi oltre il mini foglio dell’Irpinia. Del valore da 1500 lire invece, ne trovai traccia su alcune buste nella prima metà degli anni ’90 ed andai subito all’ufficio postale a verificare e ne comperai un foglio più altri pochi esemplari. Si tratta di una tiratura non proprio comunissima usata e meno frequente allo stato di nuovo; complessivamente la sua facilità di reperimento è minore rispetto a quella del 2000 lire usato. Dietro mia segnalazione l’amico Aldo ne trovò mezzo foglio in un mercatino poco dopo la mia seconda pubblicazione. La differente dimensione dei fogli e la distanza temporale tra i due valori descritti rivela che le due varietà, pur avendo una origine comune, sono tra loro indipendenti. In entrambi i fogli tutte le posizioni hanno le stesse caratteristiche, ciò rivela che l’errore debba necessariamente essere stato nella moletta che ha inciso i cilindri di stampa. Penso che si debba scartare subito l’ipotesi che la moletta potesse essere la stessa per entrambi i valori, sia perché tra le due varietà è intercorso comunque qualche anno, sia perché ci sono state tirature intermedie senza la doppia stampa. Inoltre, osservando le figure 1 e 2 si nota facilmente il differente scarto tra le due incisioni, più stretto nel valore da 1500 lire, anche se uno dei due tratti a colore è più largo rispetto a quello del 2000; inoltre nel 1500 lire una impressione ha una inclinazione appena percettibile rispetto all’altra ed è anche più sottile. Nel 2000, invece le due impressioni sono quasi parallele ed hanno all’incirca simile intensità. Nel complesso quindi siamo di fronte a caratteristiche differenti. Il valore da 2000 lire ha una impressione molto sottile che mostra in modo evidente il raddoppio di tutti i tratti, mentre il 1500 ha una stampa molto inchiostrata con evidenza della calcografia che maschera leggermente l’altra incisione più sottile. Le differenze di stampa conducono a pensare che le due molette siano state differenti.

Approfitto di questa occasione per correggere la mia interpretazione riportata nell’articolo sul 1500 lire. In quella occasione ho affermato che sul foglio da 2000 lire si riscontrano differenze infinitesime dell’entità dello spostamento tra alcuni francobolli dello stesso foglio. Con il senno del poi e, dopo aver incrementato il controllato su oltre un migliaio di francobolli usati del 2000 lire con la doppia stampa, direi che le impercettibili differenze evidenziate possono dipendere anche dallo spessore del tratto inchiostrato e quindi propendo per l’ipotesi che fosse la moletta ad avere in sé l’errore.

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Il 3000 lire

Tornando al 3000 lire, in primis le date d’uso ed anche la tipologia di carta e di stampa mi avevano, sin dall’inizio, indirizzato verso i mini fogli quindi anche per questo valore si può ipotizzare che il difetto sia stato probabilmente nell’ultimo cilindro utilizzato per stamparli. Ho controllato una quantità inaudita di mazzette agevolato dal facile riconoscimento degli esemplari stampati in fogli da 50, purtroppo quasi sempre, senza alcun risultato. In tutti questi anni non ho mai desistito ed ho continuato la mia ricerca anche se non in modo frequente come qualche tempo fa.

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La doppia incisione nell’alto valore da 3000 lire

Figura 3 – Particolare dell’Alto Valore da 3000 lire con la doppia impressione della testa. In questo caso il doppio filetto della cornice è molto ben visibile, come pure tutti gli altri elementi della testa.

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Ho sempre avuto anche l’idea di cercare questa varietà su busta, tentativo che ho fatto più volte, ma senza alcun risultato. Solo recentemente, mentre stavo cercando qualche invio prioritario per l’estero nei soliti scatoloni, mi è tornato in mente il 3000 lire alti valori ed ho posto attenzione anche a questo francobollo. Dopo aver visionato numerose scatole, a circa 10 cm dalle mie dita, mentre sfogliavo le buste, ho visto questo 3000 lire fare capolino al di sopra delle altre, sembrava mi stesse comunicando la sua presenza. Sono sincero, lo avevo riconosciuto subito, e mi sono detto tra me e me in modo ironico e ridacchiando “mi sa che è proprio lui”. Ho continuato a sfogliare pacatamente le buste fino ad avere questa tra le mie dita. L’ho sfilata lentamente dal mazzo e con grande noncuranza ho avuto conferma dalla mia lente.

Quest’ultimo ritrovamento mi ha stimolato a scrivere e a presentare quanto è di mia conoscenza intorno a questo francobollo alquanto misterioso.

Innanzitutto passiamo in rassegna i pezzi noti in ordine temporale di scoperta (figura 4):

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La doppia incisione nell’alto valore da 3000 lire

Figura 4 – I sei francobolli, ad oggi noti, con la doppia impressione della testa e dello stemma.

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Il settimo ritrovamento

Questo ritrovamento è stato realizzato da Stefano Proserpio nel mese di settembre 2019. L’annullo è poco leggibile, ma si può riconoscere (BA) 4.5.88, quindi usato in provincia di Bari. Nella data il 4 è al limite del francobollo è non è dato sapere se il giorno d’uso sia il 4, il 14 o il 24. Ma è cosa da poco, si legge molto bene il mese e l’anno. Il periodo d’uso è quello canonico ed il francobollo appare di bell’aspetto; purtroppo presenta una leggera abrasione dietro il bordo destro all’altezza dello stemma repubblicano. Peccato per questo piccolo difetto!

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La doppia incisione nell’alto valore da 3000 lire

Figura 4a – esemplare trovato da Stefano Proserpio nel settembre 2019. Questo francobollo è stato usato in provincia di Bari nel maggio 1988.

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Per i francobolli riportati nella figura 4, è necessario fare alcune considerazioni, anche se decisamente ovvie. Solo i ritrovamenti su busta forniscono dati completi sulla località di partenza, di arrivo e data, mentre i ritrovamenti fatti attraverso il controllo di mazzette forniscono località e/o data di partenza solo quando l’annullo ne consente l’individuazione. Pertanto è bene precisare che nella figura 4, per il ritrovamento n. 1 è indicata la regione (Marche) in quanto A. Di Matteo vi vive. Lo stesso dicasi per il ritrovamento n. 5 del siciliano Leonardo Cavallaro. Non è detto che questi due francobolli siano stati inviati da località di queste due regioni, anche se può essere plausibile.

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La doppia incisione nell’alto valore da 3000 lire

Figura 5 – L’unica busta attualmente nota con il valore da 3000 lire varietà doppia impressione della testa e dello stemma repubblicano. La busta è stata inviata per espresso da Torino il 16.8.88 per Novara; l’affrancatura è in perfetta tariffa di 3050 (650 lettera + 2400 diritto espresso) in vigore dall’1.3.1988 al 31.12.1989.

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Da quanto si può notare dalla figura 3, lo scostamento tra le due stampe nel valore da 3000 lire è maggiore rispetto a quello riscontrato per gli altri due valori ed esse sono anche perfettamente parallele. In questa immagine la doppia stampa è veramente ben evidente e lo è anche nello stemma della repubblica. Come già anticipato negli altri articoli, la testa, lo stemma e le righe orizzontali del rettangolo sottostante, fanno parte della stessa incisione ed è questa parte del cilindro la prima ad entrare in attività nelle operazioni di stampa (figura 6).

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La doppia incisione nell’alto valore da 3000 lire

Figura 6 – L’immagine del primo passaggio calcografico per il 2000 (da Manzati, 2010).

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Sulla seconda parte del cilindro sono incisi tutti gli altri elementi che vengono sovrapposti alla stampa del primo per completare il francobollo (figura 7).

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La doppia incisione nell’alto valore da 3000 lire

Figura 7 – L’immagine del secondo passaggio calcografico per il 3000 (da Manzati, 2010).

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Tra l’altro questa è la spiegazione tecnica di molti sfasamenti/mancanze di stampa che hanno fatto la gioia degli appassionati di varietà e le figure 6 e 7 ne sono due esempi. Per quanto detto, la doppia impressione deve interessare necessariamente anche le righe orizzontali presenti nella prima parte del cilindro, però, come evidente dalle figure 1, 2 e 3, lo spostamento tra le due impressioni è slittato orizzontalmente e quindi le righe in basso non mostrano alcun raddoppio, caso mai dovrebbero essere leggermente più lunghe, ma la dimensione da misurare è molto piccola e, con la sovrapposizione degli altri elementi stampati con la seconda parte del cilindro, tale misura diventa ardua. Lo slittamento in orizzontale evidentemente deve essere legato alla direzione del movimento della moletta rispetto al cilindro che riceve l’incisione.

Nella figura 8 è riportato il particolare del rettangolo superiore che contiene la testa e lo stemma; si può notare il raddoppio di tutte le linee non orizzontali e, particolarmente evidente, a parte la cornice, è la curvatura del mento che nella parte bassa è quasi orizzontale e diventa una sola linea. Allo stesso modo si comportano altri tratti che da obliqui passano ad essere orizzontali.

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La doppia incisione nell’alto valore da 3000 lire

Figura 8 – Particolare del francobollo n. 1 che ben evidenzia il raddoppio della incisione della testa e dello stemma repubblicano. Si noti come lo slittamento tra le due impronte sia perfettamente orizzontale.

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Ragionando sul come possa essersi verificata questa varietà, bisogna prendere in considerazione più di un punto.

  1. Come si può evincere, la distribuzione dei ritrovamenti del 3000 lire sembra interessare l’intero territorio nazionale.
  2. Tutti i francobolli sono singoli ad eccezione di quello usato a Martinsicuro che occupa la posizione destra di una striscia di tre esemplari.
  3. Cercare di spiegare come mai i valori da 1500 e 2000 presentano la varietà, sempre uguale su tutto il foglio, da 50 il primo e da 20 il secondo, mentre il valore da 3000 sicuramente non interessa tutto il foglio da 20.

La distribuzione sull’intero territorio nazionale indica che la varietà, seppur decisamente molto poco frequente, è ripetitiva all’interno di una tiratura.

Per quanto riguarda il suo uso, bisogna dire che questi francobolli sono stati utilizzati prevalentemente singoli su registrate, ma anche in multipli su plichi voluminosi da cui spesso i francobolli venivano ritagliati e scollati. Questo potrebbe essere il caso della striscia di tre annullata a Martinsicuro.

Per quanto riguarda invece il terzo punto, l’unica risposta plausibile è che nei primi due valori doveva essere la moletta ad avere la doppia incisione, la quale trasferiva l’immagine incidendo il cilindro; in questo modo, tutte le posizioni sul cilindro erano portatrici della varietà e, a sua volta, il cilindro ha trasmesso la doppia impressione su tutti i fogli stampati. Nel caso del 3000 lire, invece, appare chiaro che la moletta, che ha inciso il cilindro, era normale e per spiegare l’origine della varietà, non si può che pensare ad un sobbalzo della moletta che potrebbe aver prodotto la doppia incisione sul cilindro in una data posizione. Il sobbalzo potrebbe essere stato prodotto da una vibrazione, diretta o indiretta, della macchina durante la fase di incisione del cilindro. È difficile pensare che un sobbalzo possa ripetersi per più di una volta, avrebbe voluto dire che la macchina doveva essere difettosa ed avrebbe sicuramente richiamato l’attenzione delle maestranze. Se questa è stata la causa, è difficile pensare che sul cilindro ci possa essere stata più di una posizione con la doppia incisione della testa e dello stemma repubblicano. D’altronde certezza di questa ipotesi si potrà avere solo dopo il ritrovamento di un foglietto intero con la varietà.

Tra i sei ritrovamenti di questa varietà, la striscia di tre francobolli annullata a Martinsicuro è quella che fornisce le informazioni più preziose; infatti la presenza di due francobolli normali ed uno solo con la varietà conferma che la moletta era portatrice di una sola incisione e che la doppia immagine non può che essere spiegabile con quanto detto sopra. Per molto tempo ho visionato mini fogli, sia nuovi che usati, con lo scopo di verificare questa mia ipotesi ed individuare la posizione incognita. Purtroppo la ricerca è sempre stata vana. La difficoltà di reperimento, però, è comunque un indizio, insieme alla striscia di tre, che l’ipotesi che la doppia impressione occupi una sola posizione sul cilindro e quindi di un solo mini foglio, sia molto vicina alla realtà. D’altronde, se così non fosse, questo francobollo sarebbe stato ritrovato in numero maggiore di esemplari.

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Il cilindro e la macchina da stampa

Sulla base delle considerazioni appena fatte, è stato necessario cercare informazioni sulle caratteristiche del cilindro di stampa e della macchina che lo ha utilizzato. Le ricerche bibliografiche hanno portato ad un articolo di Danilo Bogoni (Cronaca Filatelica, 1983) in cui l’autore descrive la Goebel BRM S 300 K (figura 9) che ha stampato gli Alti Valori lire con un particolarissimo cilindro a doppio passaggio, vale a dire con il metodo calco su calco.

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La doppia incisione nell’alto valore da 3000 lire

Figura 9 – La Goebel BRM S 300 K che ha stampato gli alti valori lire dal 1978. Nella foto al lavoro con una bobina di carta da cm 28.

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La macchina poteva stampare con due differenti settaggi, uno fino a tre colori ed uno fino a sei; nel primo caso la bobina di carta aveva larghezza di 28-30 cm e lavorava su tutta la larghezza del cilindro di stampa; nel secondo caso invece la bobina aveva larghezza di 14-15 cm ed il cilindro era diviso in due settori con due differenti incisioni (figura 10).

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La doppia incisione nell’alto valore da 3000 lire

Figura 10 – La struttura del cilindro che ha stampato gli alti valori. Si noti in basso le incisioni che stampavano la testa, lo stemma e le righe orizzontali, in alto la parte che stampava la cornice la cifra ecc., a completare la stampa (da Cronaca Filatelica, ridisegnato).

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La bobina di carta in questo caso passava la prima volta su una metà del cilindro e poi sull’altra metà, che aveva l’incisione differente, attraverso un particolare dispositivo meccanico che permetteva il ritorno della parte stampata nuovamente sul cilindro.

La figura 10 evidenzia le due metà di un generico cilindro che ha stampato una parte della grande tiratura degli alti valori; naturalmente ogni valore aveva il proprio cilindro in quanto entrambe le parti riportavano il valore facciale. Bisogna anche ricordare che, quasi sempre per la stampa degli ordinari l’usura di un cilindro è più veloce della vita della stessa ordinaria. Tale situazione porta all’allestimento di più cilindri con gli stessi disegni. Normalmente cilindri uguali non sono distinguibili tra loro, ma talvolta possono riportare piccoli particolari che ne consentono la caratterizzazione; questo sembra essere il caso del cilindro che ha stampato i francobolli trattati in questo articolo.

Dalla figura 10 si può evincere, anche se la foto non è particolarmente chiara, come il cilindro abbia nelle due metà due differenti serie di impronte. la parte bassa riporta le incisioni della testa della siracusana, dello stemma della repubblica, il riquadro che le contiene ed i segmenti orizzontali del riquadro inferiore, mentre la parte superiore del cilindro riporta le incisioni di tutte le altre parti che completano l’immagine del francobollo e gli ornati del foglio. Si noti infine la disposizione delle incisioni in gruppi da 20.

Altro dato che si può ricavare dalla figura 10 è il numero dei mini fogli incisi: decisamente 6, con un piccolo sfrido (fascia scura più larga visibile nella metà sinistra sul cilindro) dovuto alla circonferenza del cilindro (mm. 990), leggermente maggiore rispetto alla dimensione dei sei foglietti (mm. 900 circa). La particolare struttura del cilindro è dovuta al fatto che gli alti valori sono stati stampati a quattro colori e di conseguenza è stato necessario utilizzare la seconda opzione offerta dalla Goebel, vale a dire l’uso di un cilindro diviso in due metà ed utilizzando una bobina di carta da 14,5 cm di larghezza che è appunto la larghezza dei mini fogli. La bobina per la stampa veniva prima fatta passare sulla metà del cilindro con le siracusane incise stampando i primi due colori e poi, con il ritorno, sulla seconda parte del cilindro a completare la stampa dei mini fogli con gli altri due colori. In tal modo sono state realizzate due stampe calcografiche una sopra l’altra (calco su calco).

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Quanti lotti di stampa sono stati prodotti con il cilindro difettato?

Tutti i francobolli ordinari, per loro caratteristica, vengono ristampati a più riprese a seconda delle richieste da parte di Poste Italiane, di conseguenza ciascun cilindro allestito presso il Poligrafico, viene riutilizzato più volte finché non necessita di essere ripristinato (scromato e ricromato) o rifatto ex-novo. Generalmente un cilindro, salvo imprevisti, ha una vita media di circa 2-3 anni, a volte di più, altre di meno a seconda della velocità della sua usura. Inoltre ciascun lotto di stampa doveva avere una tiratura minima di circa 10 milioni di pezzi e poteva raggiungere anche i 20-25 milioni.

L’esperienza ci dice che spesso è possibile riconoscere i vari lotti di stampa in base ad alcuni caratteri che però non sono sempre dirimenti. Accoppiandone però almeno due o più, qualche deduzione potrebbe assumere valore più realistico.

Nelle figure 11 e 12 viene messo a confronto il profilo della siracusana dei sei valori ordinati e descritti in figura 4 e la larghezza e posizione della fascia rossa verticale. Questa fascia colorata ha poco valore se presa singolarmente in quanto tende a non essere molto costante in larghezza all’interno dello stesso lotto, invece, le invasioni di colore su aree non di pertinenza tendono ad avere maggiore regolarità. Utilizzando quindi in parallelo questi due dati, si può avere una discreta probabilità di suddividere i francobolli secondo i lotti di stampa originari. A questi due caratteri si può aggiungere anche la tonalità dei colori utilizzati in quanto anche questo dato è quasi sempre costante all’interno di un lotto di stampa. La tonalità dei colori mantiene il suo valore diagnostico quando i francobolli da analizzare sono osservati direttamente o quando la scansione è fatta in unica soluzione su tutti gli esemplari da analizzare. Quando invece le scansioni sono fatte separatamente, il colore tende a mostrare tonalità leggermente diverse a causa delle variazioni di luminosità dello scanner e/o dalla sua tipologia. I sei francobolli sono stati riprodotti con due distinti scanner professionali, ma stessa marca e stesso modello, con una alta risoluzione ottica (3600 e 4200 dpi).

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La doppia incisione nell’alto valore da 3000 lire

Figura 11 – Il profilo della siracusana variamente invaso dal colore verde dello stemma repubblicano.

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Dalla visione della figura 11 è possibile notare che il n. 2 non ha alcuna invasione di colore, in parallelo nella figura 12 si nota che la relativa fascia rossa è la più stretta in assoluto.

La doppia incisione nell’alto valore da 3000 lire

Figura 12 – Larghezza e posizione della fascia rossa verticale.

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Ancora, i n.n. 1 e 5 – forse anche il 3 – hanno il naso verde chiaro e fascia rossa abbastanza larga. Il n. 3, come si può notare ha una scansione meno luminosa e questo potrebbe essere la causa della leggera differenza del tono di verde rispetto all’1 e al 5. Anche la fascia rossa ha delle similitudini con le altre due, ma è un po’ più larga. I n.n. 4 e 6 invece hanno un tono di verde decisamente differente e caratteristico rispetto agli ultimi tre. In questo caso non c’entra assolutamente l’influenza dello scanner; il tono verde scuro del profilo dei n.n. 4 e 6 è anche supportato dalla larghezza della fascia rossa e dal suo sdoppiamento a sinistra.

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Il settimo ritrovamento presenta il profilo verde abbastanza chiaro e la fascia rossa con larghezza simile al gruppo 1-5. Ritengo quindi che questo settimo esemplare possa essere inserito a pieno titolo in questo gruppo che diventa 1-5-7 con, forse, anche il n. 3. Questo esemplare è stato individuato tra altri 3138 francobolli, esso rivela una frequenza di ritrovamento molto bassa ed è quindi una ulteriore conferma della sua rarità. Nel lotto analizzato rappresenta appena lo 0,031% del campione.

In particolare, l’esemplare trovato da Proserpio ha le caratteristiche cromatiche del n 1 ritrovato da Aldo Di Matteo. infatti i toni dei due colori rosso (valore in lettere) e verde chiaro ( dello stemma e l’invasione sul profilo del viso) sono praticamente identici. Diverso invece è il registro dei colori, molto differente tra i due (figura 11a).

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La doppia incisione nell’alto valore da 3000 lire

Figura 11a – confronto cromatico del profilo del viso tra i n. 1 e 7.

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Non è questo l’unico elemento di similitudine come mostrerò poco oltre. La cosa che salta all’occhio è il differente grado di registro dei colori. nel n. 7 (di Proserpio) l’evidente fuori registro tra le immaggini dei due passaggi sul cilindro ha portato ad avere il naso in contatto con l’apice sinistro della M di MILA. Questo, molto probabilmente è indicativo di un momentaneo fermo macchina con successiva ripresa della stampa, oppure di un vero e proprio differente lotto ma fatto con la stessa partita di colori. Sono più propenso per la prima ipotesi.

altro carattere di similitudine è la fascia rossa, sia per quanto riguarda la sua geometria, sia per una particolare falla di stampa in alto a sinistra (figure 12a e 12b).

la larghezza della fascia rossa investe le lettereT ed M per intero e parzialmente la R e la I. (figura 12a).

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La doppia incisione nell’alto valore da 3000 lire

Figura 12a – la dimensione e posizione della fascia rossa è identico nei due francobolli e investe con le stesse modalità le lettere T-m e R-I della scritta TREMILA.

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Anche la sbavatura a destra della fascia rossa è esattamente identica a quella dell’esemplare n.1 (figura 12b), ma la similitudine è maggiormente chiara nella figura 12c dove la freccia verde indica la sbavatura e le due frecce rosse indicano una leggera infossatura della fascia rossa all’estremo alto sinistro.

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La doppia incisione nell’alto valore da 3000 lire

Figura 12b – la fascia rossa del n. 7 ha ulteriori similitudini con quella del n. 1: la freccia verde indica la sbavatura a destra identica nei due francobolli e una piccola mancanza di colore in alto a sinistra indicata dalle frecce rosse.

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Come detto sopra questi dati forniscono solo indicazioni di massima, non la certezza della risposta; ad ogni modo è possibile avanzare una proposta sulla possibile suddivisione di questi francobolli in almeno tre distinti lotti di stampa, forse quattro. Se questa interpretazione può essere accettabile, resta comunque ignoto il numero totale dei lotti di stampa fatti con questo cilindro. Le date di uso indicherebbero che questo cilindro possa essere stato l’ultimo che ha stampato i mini fogli del 3000 lire, di conseguenza diventa determinante sapere se sia stato accantonato anzitempo per dare spazio alla stampa dei fogli da 50 oppure se è stato utilizzato fino al suo esaurimento.

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Le probabilità di ritrovamento

 Dopo aver descritto i francobolli e la macchina che li ha stampati, non rimane che tentare di proporre un’ipotesi plausibile per la valutazione della difficoltà di ritrovamento di questa rara varietà. Come esposto poco sopra, la possibilità che sul cilindro ci fosse una sola posizione con la varietà (doppia stampa della testa della siracusana, dello stemma e del riquadro che li contiene), è abbastanza vicina alla realtà, se così fosse, la sua frequenza sul cilindro sarebbe dello 0,83%. Tale frequenza, quindi, risulterebbe inferiore all’1%, ma non di tutta la tiratura dei mini fogli, bensì soltanto delle ristampe effettuate con il solo cilindro “difettato”. Sarebbe diabolico ed anche quasi impossibile dal punto di vista delle probabilità, che il difetto si possa essere ripetuto su cilindri differenti, vista la qualità delle macchine del Poligrafico.

Ancora un altro “purtroppo” ci fa notare che non è noto quante volte è stato utilizzato il cilindro con il difetto, non solo, ma non è noto nemmeno il numero dei cilindri incisi (ripristinati o ex-novo) allestiti per stampare la tiratura complessiva di tutti i mini fogli del 3000 lire. Se avessimo la possibilità di conoscere anche questo dato, potremmo definire in assoluto la percentuale relativa ai cilindri della frequenza di questo francobollo; ad ogni modo, anche senza numeri reali e considerando tutti i 3000 lire stampati, possiamo affermare che globalmente la sua frequenza di ritrovamento si abbassa notevolmente e diventa prossima allo zero.

Questa valutazione ben giustifica i risultati del ritrovamento di questa varietà nei lunghi anni in cui è stata cercata. Altra considerazione da fare è che la quantità di francobolli che normalmente vanno persi/distrutti sono nettamente la maggioranza rispetto a quelli che restano in ambito filatelico. Sicuramente in qualche accumulazione ancora da controllare e quasi dimenticata se ne potranno scoprire altri, ma di certo il loro numero resterà comunque molto esiguo.

Spero di aver dato un’idea, seppur limitata, della rarità di questo francobollo. Purtroppo questa bella e rara varietà non è tra quelle appariscenti, non è un Gronchi rosa per intendersi, resta comunque ed in ogni caso una delle varietà più rare dei francobolli repubblicani recenti e non solo.

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Bibliografia

Bogoni D., 1983 – Una sofisticata tedesca per il Poligrafico-Zecca Cronaca Filatelica n. 78,

Cipriani N. L., 2009 – La doppia stampa della testa nell’alto valore da 2000 Lire. Il francobollo Incatenato n. 189

Cipriani N. L., 2009 – La doppia stampa della testa nell’alto valore da 2000 Lire. La Ruota Alata n. 69

Cipriani N. L., 2011 – La doppia stampa nell’alto valore da 1500 lire. Il francobollo Incatenato n. 205.

Cipriani N. L., 2014 – La doppia stampa della testa nell’alto valore da 2000 Lire. https://www.peritofilatelico-cipriani.it/varieta-inedite-degli-alti-valori-parte-prima/

Cipriani N. L., 2014 – La doppia stampa nell’alto valore da 1500 lire. https://www.peritofilatelico-cipriani.it/la-doppia-stampa-nellalto-valore-da-1500-lire/

Manzati C.E. , 2010 – Siracusana cifre, la serie degli alti valori. In Serie Ordinarie d’Italia – Note Storico Postali e di Specializzazione, Autori Vari; CIFO.

IL FALSO DI POSTA ITALIANA DA 0,75 RADDOPPIA

Nicola Luciano Cipriani

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Premessa

Questo articolo descrive le caratteristiche delle due imitazioni note del valore da 0,75. Come già scritto per altri articoli, lo inserisco nelle mie pagine per agevolare la ricerca sui falsi noti di questa serie raggruppandoli in un unico sito. Anche in questo articolo ho aggiunto la descrizione della vernice plastica, definita a suo tempo bozzolosa, che ricopre le parti stampate e che è definita tecnicamente embossing digitale o verniciatura UV. La precedente versione di questo articolo è stata pubblicata su Il Francobollo Incatenato n. 236 gennaio 2014 e successivamente ripreso da Il Postalista il 21.3.2014.

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Introduzione

la prima notizia relativa al primo falso dello 0,75 della serie ordinaria Posta Italiana risale al dicembre 2012 (Il Francobollo Incatenato n. 224). In quella occasione mi limitai esclusivamente alla notizia, corredata da una immagine, fornendo ai lettori una descrizione minimale. Per alcuni mesi cercai questo falso in foglio o blocco per poterne fare una descrizione completa di tracciatura e fustellatura, purtroppo non fu facile e quando riuscii ad averne un blocco, trovai anche un secondo falso differente dal primo ed entrambi furono oggetto di un mio articolo corredato delle opportune descrizioni il quale fu pubblicato su Il Francobollo Incatenato n. 236, gennaio 2014, e su Il Postalista il 21.3.2014. Del secondo falso, riuscito non molto bene per via di numerose e piccole falle di stampa, ne fu trovata una seconda edizione migliorata nella cura della stampa dopo qualche mese. In questo articolo non è descritto questo ultimo ritrovamento, ma le caratteristiche sono identiche a parte le imperfezioni di stampa.

Molti lettori ricorderanno che poco più di un anno fa la polizia ha sequestrato a Napoli circa 10.000 francobolli falsi ed in bella mostra, nelle riprese televisive, comparivano diversi fogli del 75 cent. A me non era sfuggito il fatto che quei francobolli falsi erano del tipo con fustellatura ad ondine larghe. Dopo il servizio televisivo, questo falso l’ho cercato per lungo tempo, sembrava introvabile; alla fine, i miei sforzi sono stati coronati da successo e ne sono entrati in possesso di pochi pezzi (figura 1).

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Il 75 cent falso raddoppia

Figura 1 – il falso intercettato dalla polizia lo scorso anno, è stato la prima imitazione da 0,75 apparsa sul mercato.

 

In effetti, l’osservazione attraverso lo schermo televisivo non mi aveva ingannato, si trattava proprio di questo francobollo di cui avevo fatto una news nel 2012. Nel 2014 sono riuscito a trovarne altri (figura 2), ma ironia del destino, questi erano differenti, e più precisamente, del tipo a fustellatura di passo 11 simile agli originali.

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Il 75 cent falso raddoppia

Figura 2 – il falso ritrovato recentemente, cronologicamente posteriore a quello di figura 1

 

Avete capito bene, quest’ultimo ritrovamento è parente stretto dei falsi di Posta Italiana che ho trattato nel mio articolo “Posta Italiana: facili da falsificare” pubblicato nel numero 215 del febbraio 2012 de Il Francobollo Incatenato.

Nella figura 3 è invece riportato l’originale.

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Il 75 cent falso raddoppia

Figura 3 – l’originale

 

Quali sono le caratteristiche dei due falsi e le loro differenze con l’originale?

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Descrizione dei falsi e confronto con l’originale

Al solito il falso della figura 1 è stampato in offset. Decisamente piatto nella stampa con colori leggermente più chiari rispetto all’originale. La microscrittura è costituita da tanti puntini variamente colorati che ne danno un’idea molto lontana. La fustellatura è di passo 10 e ha forma ondulata.  Inoltre, in tutti i valori in nostro possesso (provengono tutti dallo stesso foglio) le scie verdi sono sempre più corte di quelle rosse e la carta è bianca brillante e molto lucida. Questi ultimi due caratteri sono tipici del falso da 0,60 che ho chiamato terzo tipo e che ho descritto in “Mamma mia quanti falsi!”.

Il falso di figura 2 è stato anch’esso eseguito in offset, ma con modalità di stampa decisamente più curata, la fustellatura è di passo 11, come negli originali, la microscrittura è fedele all’originale per quanto riguarda le parole, ma differente sia nella cura della stampa che nel colore utilizzato. La carta è bianca, opaca, più resistente del precedente alla flessione tra le dita; la carta siliconata di supporto è bianca. Questa imitazione corrisponde ai falsi che ho definito di IV tipo in “Mamma mia quanti falsi!”. Questa imitazione ha inoltre una caratteristica molto particolare: è piena di piccoli difetti di stampa, si tratta di grumi di colore che hanno impedito il contatto del cliché intorno al grumo; i difetti quindi appaiono come punti di colore che interrompono la stampa intorno al grumo. Nelle figure 4 e 5 ne sono riportati due esempi. Quasi tutti i francobolli ne sono affetti, spesso con più difetti coesistenti nello stesso francobollo.

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Il 75 cent falso raddoppia

Figura 4 – posizione 4

 

Il 75 cent falso raddoppia

Figura 5 – posizione 30

 

Si tratta di una stampa molto poco curata. Questo falso presenta anche un particolare evolutivo rispetto ai fratelli del 2011. Ricorderete infatti che per conferire l’effetto rilievo alla serie precedente, i falsari usarono una vernice plastificata a grumi (embossing digitale o vernice UV), a dire il vero un po’ troppo grandi ed era palese sotto i polpastrelli l’eccesso di rugosità. Con questo nuovo falso è stata usata ancora questa vernice trasparente, ma le asperità sono molto più piccoli dei precedenti. Questo accorgimento simula molto meglio l’effetto della calcografia rispetto alle imitazioni del 2011. Resta comunque evidente anche per i meno esperti la differenza con un confronto tattile in contemporanea tra l’imitazione e l’originale. L’embossing digitale è un sottile strato di vernice UV ad asciugatura rapida ed usata in modo particolare. La stampa infatti assume un aspetto tridimensionale percepibile sotto il tocco delle dita, grazie a questa vernice trasparente che, asciugandosi, resta in rilievo. con la vernice UV è possibile ottenere un aspetto lucido, opaco oppure granuloso, a seconda del risultato finale desiderato.

Ma vediamo un po’ le differenze tra i due falsi e l’originale. Per il confronto riporto solo tre particolari che ritengo più che sufficienti per realizzare le differenze, in ciascuna figura in alto c’è sempre l’originale. Nella figura 6 sono riportate le tre cartelle grandi e si vede molto bene la puntinatura del primo tipo che sostituisce la microscrittura; il secondo tipo, invece, per quanto molto simile all’originale (ci sono anche le iniziali del Poligrafico) pur tuttavia le lettere sono meno nitide e la microscrittura è meno regolare.

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Il 75 cent falso raddoppia

Figura 6 – la cartella grande, in alto l’originale, al centro il primo tipo ed in basso il secondo tipo falso

 

Lo steso vale per la scritta Posteitaliane, i caratteri descritti per la figura 6 li ritroviamo identici nelle successive figure  7 e 8.

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Il 75 cent falso raddoppia

Figura 7 – la scritta Posteitaliane, in alto l’originale, al centro il primo tipo ed in basso il secondo tipo falso

 

Il 75 cent falso raddoppia

Figura 8 – la scritta € 0,75, in alto l’originale, al centro il primo tipo ed in basso il secondo tipo falso

 

Il quadrettato che riempie le singole lettere è molto nitido negli originali, al solito, un puntinato indecifrabile nel primo tipo, mentre, nel secondo tipo falso è stato usato il quadrettato, ma si vede molto bene la minore nitidezza. In questo caso si può notare anche una differente dimensione delle singole lettere, specialmente le “a” e la “e” di italiane. Le altre scritte che non presento in immagine hanno le stesse caratteristiche ora descritte. Un particolare cenno merita la scritta del valore € 0,75. Questa presenta sempre le medesime caratteristiche descritte per le due figure precedenti, ma in più mette in evidenza la vernice trasparente (Embossing digitale) soprastante il colore viola. Nella figura 8 si vede traslata verso sinistra ed in basso l’immagine trasparente della scritta € 0,75 formata da una serie di puntini incolonnati a simulare un rigato verticale. Questa vernice trasparente conferisce al disegno l’effetto rilievo della stampa calcografica. Tutte le parti in colore della stampa di questo secondo tipo hanno la vernice trasparente a piccoli puntini. Bisogna riconoscere che questi falsari ce l’hanno messa tutta la loro inventiva per realizzare una simulazione che potesse essere facilmente confusa con l’originale, ma questa di conferire l’effetto rilievo alla stampa penso che possa essere considerato un “eccesso di zelo” perché, per dirla in modo molto pratico, ritengo che nessun dipendente postale, tra quelli addetti alla lavorazione della corrispondenza, possa avere il tempo di verificare l’autenticità di tutti i francobolli delle missive lavorate all’interno di un CMP. Ultima nota è il differente carattere del “5” nel primo tipo.

POSTA ITALIANA: IL 70 CENTESIMI FALSO DEL III TIPO

Nicola Luciano Cipriani

In questo articolo presento il 70 cent falso del 3° tipo. Come detto per altri articoli, lo inserisco nelle mie pagine per agevolare la ricerca sui falsi noti di questa serie raggruppandoli in un unico sito. Si tratta di un precedente articolo aggiornato in base alle novità che ho riconosciuto relative al metodo di stampa chiamato embossing digitale o verniciatura UV. La precedente versione è stata pubblicata su Il Francobollo Incatenato n. 239, aprile 2014.

 

Premessa

Nel numero 238 de Il Francobollo Incatenato avevo dato la notizia del falso 70 cent. di posta italiana del IV tipo, quello cioè fatto veramente bene. Subito dopo la pubblicazione, mi è stato inviato un ulteriore falso che però è attribuibile al III tipo (figura 1). L’articolo completo sui due falsi è pubblicato su Il Postalista (Ne aspettavamo uno ed invece sono arrivati due falsi da 70 cent.), attraverso il quale ho avuto questo nuovo falso. Non posso però esimermi dal diffondere a tutti i nostri soci le caratteristiche di questo francobollo la cui notizia è stata data attraverso una news del 14 marzo 2014. Le immagini sono correlabili con la sequenza dei falsi presentata nel mio precedente articolo “Mamma mia quanti falsi” ( Il Francobollo Incatenato n. 222) e articoli successivi di falsi della stessa serie. In quella occasione presentai quattro differenti falsi, ma i primi due tipi sono scomparsi o sostituiti dai secondi i quali continuano ad essere stampati ad ogni variazione tariffaria di Poste Italiane.

il 70 cent falso del III tipo

Figura 1 – il falso del III tipo

Il falso del 3° tipo si riconosce molto facilmente per la fustellatura ad ondine larghe di passo 10, mentre quello del 4° tipo ha la fustellatura molto simile all’originale.

Nelle immagini che presento, l’originale è sempre in alto o a sinistra, a seguire il falso del 3° e 4° tipo.

Nelle figure 2 e 3 sono mostrate le differenti dimensioni tra l’originale e le imitazioni. Si tratta di differenze minime: 0,2 mm in larghezza e 0,1 mm in altezza (figura 3), quindi poco percettibili se non con un ingrandimento.

il 70 cent falso del III tipo

Figura 2 – confronto in larghezza tra l’originale (in alto) e le imitazione dei due falsi (3° tipo al centro e 4° in basso.

il 70 cent falso del III tipo

Figura 3 – Confronto in altezza, l’originale a sinistra

 

Indubbiamente queste differenze sono legate al metodo di registrazione dell’immagine, probabilmente fotografico. Da notare che nelle due imitazioni non corrispondono le larghezze. Già da queste prime due immagini possiamo notare che, mentre, il falso del 3° tipo si distingue facilmente dall’originale per la puntinatura che riempie i caratteri a stampa, quello del 4° tipo, anche con questo forte ingrandimento, ne appare decisamente simile, se si eccettua il colore della busta che vedremo più avanti.

Nella successiva figura 4 è riportata la porzione di sinistra della cartella grande.

il 70 cent falso del III tipo

Figura 4 – le scritte in cartella grande a sinistra della busta, l’originale in alto, il 3° e 4° tipo a seguire

Si nota molto bene il solito puntinato dei falsi del 3° tipo , mentre, nel 4° si nota il minore spessore dei font di stampa rispetto all’originale; questa maggiore sottigliezza conferisce all’immagine una migliore pulizia rendendo le scritte maggiormente leggibili e la microscrittura identificabile come tale. Entrambi i falsi sono stati stampati in offset o fotolito, ma differiscono tra loro per l’uso dell’embossing digitale nel 4° tipo. Nelle imitazioni precedenti della stessa serie, questo carattere era leggermente più grossolano e più facilmente individuabile e distinguibile da quello originale, mentre in questo falso i bozzoli plastici sono stati ridotti di dimensioni e la rugosità è meno palpabile.

Questa nuova versione di embossing riduce la differenza con la vera calcografia e rende più difficoltoso il suo riconoscimento, ma non impossibile. questo carattere, unito alla tipologia di stampa (offset) danno sempre la possibilità di riconoscere questa imitazione. Se osservate infatti l’immagine di figura 4, vi rendete conto che l’originale (in alto) appare più pulito dell’imitazione (in basso), tra le lettere della microscrittura appaiono piccole macchioline grigie che sono l’effetto prodotto dalla luce incidente dello scanner che, per rifrazione/riflessione, muore all’interno dei piccoli bozzoli plastici. Tutte le scritte ed il disegno sono ricoperti da questa vernice plastica che è evidente anche nelle figure 5 alla sinistra della p di poste e nel contorno superiore delle altre lettere, nella figura 6 sopra il “7” e nella figura 7 sopra la T di italia.

il 70 cent falso del III tipo

Figura 5 – parte della scritta, l’originale in alto, a seguire i due falsi del 3° e 4° tipo

 

il 70 cent falso del III tipo

Figura 6 – il valore facciale, l’originale in alto e a seguire i due falsi del 3° e 4° tipo.

 

il 70 cent falso del III tipo

Figura 7 – la scritta ITALIA, in alto l’originale e a seguire i due falsi 3° e 4° tipo.

In parallelo, le immagini mostrano le scritte del falso 3° tipo sempre costituite da un insieme irregolare di puntini colorati.

Un carattere particolare è anche la bustina che vola (figura 8). Nell’originale la busta è del medesimo colore delle scritte ed è ricoperta sempre dalla vernice dorata metallizzata che può avere riflessi più o meno evidenti, ma sempre presente. Nelle imitazioni il colore di base uguale alle scritte è sempre assente, come pure la doratura; la busta ha un colore che simula l’originale che è ricoperto dalla vernice plastica (embossing digitale o verniciatura UV).

il 70 cent falso del III tipo

Figura 8 – particolare della busta che vola, l’originale a sinistra e a seguire i due falsi 3° e 4° tipo

Nella figura 9, invece, a parte il puntinato nel falso 3° tipo, non ci sono grandi differenze da evidenziare tra le scie, c’è però da dire che l’inchiostro utilizzato non è mai proprio vicino ai toni dell’originale, pur nelle sue variazioni riscontrate nei differenti lotti di stampa.

il 70 cent falso del III tipo

Figura 9 – le scie verdi e rosse, l’originale a sinistra e a seguire nell’ordine i due falsi

Se c’è del fuori registro con la copertura di embossing digitale, sia nelle scie che nelle altre scritte è ben visibile l’effetto riflettente della copertura plastica.

La figura 10 mostra chiaramente caratteri differenti e in grassetto nel falso 3° tipo; “ROMA” risulta spostata leggermente a sinistra tanto da far diminuire la lunghezza totale dela scritta. si nota anche una leggera differenza, direi, non significativa di tono del rosso rispetto all’originale. nel 4° tipo è inoltre anche visibile, a causa del leggero ma spesso presente fuori registro tra l’embossing e l’offset, il contorno grigino dei caratteri prodotto dalla riflessione/rifrazione della luce dello scanner sull’embossing digitale.

il 70 cent falso del III tipo

Figura 10 – la scritta in ditta, l’originale in alto e a seguire i due falsi

Queste lettere sono un ottimo elemento per vedere la vernice plastica in quanto, per la loro sottigliezza, è sufficiente un piccolissimo fuori registro per metterla in risalto. Tra l’altro la vernice plastica è debolmente fluorescente e la luce viola la mette ancor più in evidenza.

Nella figura 11 è riportato il confronto tra le fustellature e possiamo notare le classiche ondine dei falsi del 3° tipo; nel 4° tipo , invece, questo carattere è stato migliorato.

il 70 cent falso del III tipo

Figura 11 – la fustellatura, in alto l’otiginale e a seguire i falsi del 3° e 4° tipo.

Come si può notare, non sono più evidenti le incisioni a “v”, gli incavi sono più arrotondati, ma i denti sono leggermente più corti e più appuntiti rispetto all’originale. Resta comunque il solito dentone arrotondato negli angoli. C’è da dire che l’incisione della fustellatura in questo tipo di falsi non ha mai avuto caratteri costanti all’interno dello stesso foglio, in alcuni francobolli è abbastanza ben fatta, in altri è più evidente l’incisione a “v”, specialmente lungo i lati verticali. In questo valore da 0,70, la fustellatura è stata migliorata e le forme a “v” sembrano non esserci più anche se la pendenza dei denti differisce dall’originale.

Nelle ultime due figure sono riportate la tracciatura verticale (figura 12) e quella orizzontale (figura 13).

il 70 cent falso del III tipo

Figura 12 – la tracciatura verticale, l’originale a sinistra, a seguire i falsi del 3° e 4° tipo.

 

il 70 cent falso del III tipo

Figura 13 – la tracciatura orizzontale, l’originale in alto, a seguire i falsi del 3° e 4° tipo

 

In entrambi i falsi (3° tipo al centro delle figure ed il 4° a destra o in basso) le tracciature sono molto incise e decisamente differenti sia tra loro che rispetto all’originale (sempre in alto nelle due figure). Anche questo carattere è stato migliorato nel 4° tipo, ma non raggiunge ancora la delicatezza e le dimensioni delle incisioni e del passo che riscontriamo negli originali. Nelle imitazioni si ha sempre un taglio profondo e largo tanto che tende ad incidere anche il foglio siliconato sottostante; questo fatto indebolisce quasi sempre la rigidità del foglio. Da notare anche la precisione degli incroci nella tracciatura originale che in entrambe le imitazione non esiste se non casualmente.

MAMMA MIA QUANTI FALSI DA 0,60 DI POSTA ITALIANA!

Nicola Luciano Cipriani

 

Premessa

questo é un articolo che raccoglie tutti i falsi da 0,60 di Posta Italiana e li mette a confronto con l’originale. Sono prese in considerazione tutti gli elementi che compongono la vignetta. Come detto per altri articoli, lo inserisco nelle mie pagine per agevolare la ricerca sui falsi noti di questa serie raggruppandoli in un unico sito. E’ un articolo pubblicato su Il Francobollo Incatenato n. 222, ottobre 2010, e su Il Postalista il 7.03.2014.

 

Introduzione

Purtroppo devo ripetermi. Quando, il 7 luglio 2009 uscì la nuova ordinaria di Posta Italiana, dissi subito e con chiarezza che questi francobolli sarebbero stati facilmente falsificabili. Con puntualità la cosa è stata realizzata anche se in vario modo, come vedremo più avanti. Di certo, bisogna riconoscere che il titolo dato a questo articolo parla da sé. Quando vengono prodotti francobolli falsi, è difficile avere l’opportunità di accorgersene sin dall’inizio; in genere ci si rende conto solo quando capita una missiva tra le mani di qualche collezionista oppure se qualche smerciatore li propone a livello collezionistico cosa che, bisogna riconoscere, succede sempre più spesso. La prima segnalazione di un falso di Posta Italiana risale al 5 giugno 2010 (figura 1), da quanto tempo era in circolazione? Il suo ritrovamento fu realmente casuale, come comunicato da Diego Carrarosul n. 199 de Il Francobollo Incatenato.

mamma mia quanti falsi!

Figura 1 – 60 cent. falso I tipo

 

Questo falso è decisamente grossolano e mal fatto, facilmente riconoscibile nel colore della busta volante e nella fustellatura fatta ad ondine con passo 10. Vedremo più avanti gli altri elementi distintivi. Non è facile stabilire la cronologia delle comparse sul mercato dei francobolli falsi di questa emissione, come non è facile stabilire la data di immissione sul mercato; dobbiamo, come al solito, basarci sulle date dei documenti postali che riusciamo ad individuare. Su questa base, possiamo dire che le imitazioni sono comparse tutte tra il 2010 ed il 2011, forse, solo quello denominato III tipo potrebbe essere stato distribuito nel 2011 in quanto il ritrovamento è di questa primavera (segnalazione del nostro socio C. C.). Sicuramente i falsari si sono messi all’opera subito dopo l’emissione della nuova ordinaria. Ad ogni modo del II tipo abbiamo notizia di ritrovamenti su bustoni (figura 2) e fuori tariffa (€ 1,80) nel corso del 2011 e qualche lettera primo porto ed una secondo porto con l’aggiunta di un 20 cent. di Posta Italiana

mamma mia quanti falsi!

Figura 2 – 60 cent. falso II tipo

 

Di tutti questi falsi sono noti solo i valori da 60 cent.; tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 sono comparsi ulteriori falsi, molto insidiosi per il livello dell’imitazione, di tutti i valori, ad eccezione dei piccoli (5, 10 e 20 cent.) e di quello da 75 cent. Chiamerò IV tipo questi ultimi, anche se probabilmente non lo sono cronologicamente; ho preferito descrivere in successione gli altri tre tipi che ben si differenziano da questi ultimi, anche se il terzo tipo ha caratteristiche proprie. Delle imitazioni del IV tipo ho pubblicato una descrizione ne: Il francobollo Incatenato n. 215. A seguire le immagini del III eIV tipo.

mamma mia quanti falsi!

Figura 3 – 60 cent. falso III tipo

 

 

mamma mia quanti falsi!

Figura 4 – 1,40 falso del IV tipo in questa versione è stata falsificata la serie completa.

 

Nel proseguo del testo, per la descrizione delle differenze tra questi francobolli presenterò prima sempre l’originale e, a seguire, i tipi I, II, III e IV.

Parliamo innanzitutto della carta, quella del I tipo è lucida, morbida, e bianca, inoltre, essa non oppone resistenza piegandola dolcemente tra le dita. Per questo falso non ho potuto visionare le caratteristiche della carta siliconata di supporto. Le caratteristiche della carta del francobollo del II tipo sono molto simili a quella del I tipo, inoltre la carta siliconata di supporto è bianca brillante. Quella del francobollo del III tipo invece è molto più lucida, bianca e leggermente più resistente alla flessione, inoltre, quella siliconata di supporto è bianca opaca, quasi grigina. La carta dei francobolli del IV tipo, invece, è bianca, opaca, più resistente dei precedenti alla flessione tra le dita la carta siliconata di supporto è bianca, con tonalità compresa tra quella del II e III tipo. Di tutte queste imitazioni, quella che presenta le caratteristiche della carta più simile all’originale è decisamente l’imitazione del IV tipo. Nell’originale infatti riscontriamo sia la carta semilucida (prime tirature) che opaca (tirature più recenti), ma, sempre abbastanza resistente alla flessione. Il supporto siliconato è quasi sempre bianco, ma mai smorto o brillante.

La stampa in nessuna imitazione è in calcografia, direi tutte in offset. In particolare i tipi I e II hanno il tratto pieno per i contorni e le linee, mentre per i riempimenti è stato usato un retino piuttosto grosso a pallini con una densità del 50% circa. Anche il III tipo è stato stampato in offset, ma con retini molto fini e a più colori; questo carattere si vede bene negli ingrandimenti delle figure 5, 6, 7, 8 e 9.

Il quarto tipo si differenzia dalle prime tre imitazioni, la stampa è sempre a tratto pieno e per i riempimenti della busta e delle scie è stato usato un retino a maglia quadrate, molto simile all’originale, ma con inclinazione leggermente differente. Come detto queste imitazioni sono molto vicine all’originale e possono passare facilmente inosservate; i falsari hanno anche adottato un accorgimento che simula la calcografia: su tutte le parti del disegno è stata sovrapposta una speciale vernice trasparente che ha prodotto microscopici globosità superficiali (stama a verniciatura UV o embossing digitale) che producono l’effetto delle asperità della calcografia. In taluni esemplari l’effetto è eccessivo, ma in altri anche questo carattere si avvicina molto all’originale. Nella figura 5 è messa a confronto lamicroscrittura.

mamma mia quanti falsi!

Figura 5 – in alto l’originale ed a seguire verso il basso i falsi I, II, III e IV tipo

 

Nelle imitazioni del I, II tipo è leggibile la microscrittura e mancano le lettere nascoste “IPZS” disperse nel testo. Le righe sono 9 anziché 8 e la prima parola è EPOSTE, con la gambina della N precedente appena accennata e mal definibile per l’interferenza della cornice, anziché POSTE.  Nel III tipo la microscrittura è sostituita da una massa informe di puntini colorati con prevalente tonalità del blu. Infine, il IV tipo ha la microscrittura su 8 righe e con le lettere nascoste “IPZS”, il tutto è molto simile all’originale. La cartella piccola posta a sinistra della scritta “Posta Italiana” (figura 6) presenta le stesse caratteristiche di quelladestra.

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Figura 6 – cartella piccola, a sinistra l’originale, a seguire le imitazioni

 

Anche in questo caso il I e II tipo sono molto simili e la prima parola è ANEPO anziché POSTEIT.

Il valore facciale “€ 0,60” (figura 7) conferma similitudini e differenze viste fino ad ora: il I e II tipo sono identici nelle linee generali differendo tra loro solo per la inchiostrazione un po’ più pesante; in questo caso si può notare, rispetto all’originale, la differente forma del simbolo dell’euro, leggermente ellittica, e quella delle cifre: lo “0” più stretto ed il “6” con l’occhiello più piccolo e la curva alta più accentuata. Il III ed il IV tipo, invece, sono molto simili all’originale.

mamma mia quanti falsi!

Figura 7 – in alto l’originale, a seguire verso il basso dal I al IV tipo

 

Anche le figure 8, 9 e 10 ripropongono le conferme delle similitudini e differenze riscontrate: I e II tipo uguali tra loro, il III differente da tutti ed il IV simile all’originale.

mamma mia quanti falsi!

Figura 8 – in alto l’originale ed a seguire i quattro tipi di falsi,

 

mamma mia quanti falsi!

Figura 9 – a sinistra l’originale, a seguire dal I al IV tipo

 

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Figura 10 – in alto l’originale ed a seguire verso il basso i quattro falsi

 

Un discorso a parte merita la tracciatura (perforazione a tratteggio) e la fustellatura (figura 11). La tracciatura dei tipi II e III è identica: 2 mm di linea forata e 1 mm intatto. Del primo tipo non ho elementi per effettuare le misure, ma penso che possa essere ipotizzata la sua appartenenza a questo gruppo per le forti similitudini con il II tipo. Il IV tipo ha invece 3 mm, in verticale, e 3,5, in orizzontale, di tratto tagliato e 1 intatto. L’originale ha, invece, 2,5 e 0,5.

Anche la fustellatura conferma ulteriormente differenze e similitudini riscontrate nell’analisi di questi falsi, in particolare è da notare che i fustellatori utilizzati per i tipi I, II e III sono identici sia nel passo (10), sia nella modalità del taglio. Si tratta, infatti, di segmenti di fustellatori lineari separati tra loro ed accostati in modo da comporre il rettangolo che delimita il francobollo, essi sono probabilmente montati su un unico telaio. Agli angoli del francobollo si vede bene la non continuità del taglio. Il fustellatore del IV tipo è, invece, costituito da un unico elemento rettangolare che taglia come una lama in continuo il contorno del francobollo. La similitudine con l’originale è elevata e non facilmente distinguibile. La misura del passo ha fornito il valore 11,25 (contro 11 dell’originale), ma più che questo valore, è indicativa la forma dei denti, sia di quello grande in corrispondenza degli angoli, sia degli altri. intendiamoci, non si tratta di evidenti differenze, però il dente d’angolo è più tondo, mentre, gli altri sono leggermente più appuntiti rispetto aglioriginali.

mamma mia quanti falsi!

Figura 11 – in alto l’originale, a seguire verso il basso, dal I al IV tipo

 

Per concludere resta solo da dire che, con un buon grado di certezza, i tipi I e II sono stati eseguiti dalla stessa mano e che le differenze di colore sono dovute solo ad una differente inchiostrazione; le leggere differenze di tonalità cromatiche che si riscontrano nel rosso (che appare più violaceo nel I tipo) non le ritengo diagnostiche e penso che questi due falsi debbano essere considerati due tipi di una stessa produzione. Il III tipo differisce molto dai primi due e non ci sono elementi diagnostici per attribuirlo alla stessa mano dei precedenti, anche se non si può escludere una evoluzione della tipologia di stampa, ma sarei propenso a tenerlo separato. Il IV tipo è da tenere distinto dai precedenti in quanto eseguito con tecniche decisamente differenti. Come già esposto, la sua elevata similitudine con l’originale lo rende veramente molto insidioso, può passare non solo molto facilmente per posta, anche se sottoposto a controlli visivi, ma anche essere scartato per apparire poco interessante agli occhi di molti collezionisti.

POSTA ITALIANA: FACILI DA FALSIFICARE

Nicola Luciano Cipriani

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Premessa

Questo articolo descrive le caratteristiche della prima emissione, quella del 7 luglio 2009, che dopo circa un anno o poco più è stata falsificata e distribuita a piene mani sul territorio nazionale. Parlo dei valori da 0.60, 1.40, 1.50 e 2.00 euro. Come detto per altri articoli, lo inserisco nelle mie pagine per agevolare la ricerca sui falsi noti di questa serie raggruppandoli in un unico sito. Anche in questo articolo ho aggiunto la descrizione della vernice plastica, definita a suo tempo bozzolosa, che ricopre le parti stampate e che è chiamata tecnicamente embossing digitale o verniciatura UV. La precedente versione di questo articolo è stata pubblicata su Il Francobollo Incatenato n. 215 febbraio 2012.

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Introduzione

Quando il 7 luglio del 2009 fu emessa la nuova ordinaria e ne comperai subito un paio di serie, dissi con estrema chiarezza che questa ordinaria sarebbe stata facilissima da falsificare. Aggiunsi anche che già solo facendo una fotocopia su delle semplici etichette adesive la missiva sarebbe sicuramente passata per posta. Chi ha ideato questi francobolli si è preoccupato moltissimo di usare tecniche all’avanguardia e antisofisticazione come gli inchiostri metallici, ma pare che non si sia preoccupato minimamente di comporre un disegno difficilmente imitabile. Imitare questa serie è veramente alla portata di tutti tant’è che già nel giugno del 2010 è stato ritrovato un falso grossolano dello 0,60 (Il Francobollo Incatenato, n. 199 – settembre 2010) e chi sa da quanto tempo prima era in circolazione. Quel falso era veramente grossolano. Tra la fine del 2011 e l’inizio di quest’anno sono stati ritrovati altri falsi, questa volta in serie completa, mancherebbe solo il 75 cent, a parte i tagli di piccolo valore, ma questo è un valore molto poco usato rispetto agli altri e, forse, i falsari non lo hanno preso in considerazione. In realtà poi verrà ritrovato anche il valore da 0,75. Questi falsi però sono presenti sul mercato da oltre un anno. Come faccio a saperlo? Semplice, nello studiarli ho ripreso alcuni bordi di foglio del mio archivio per un confronto delle scritte di bordo e mi sono accorto che un bordo destro dello 0,60 in mio possesso dall’autunno del 2010 è identico a questi falsi. Questo bordo di foglio fa parte di due strisce acquistate perché appartenenti alla terza tiratura (Il francobollo Incatenato, n. 201 – novembre 2010); una è autentica, l’altra no. La differenza a dire il vero, già allora, era quasi inesistente. Con il senno del poi invece ho potuto attribuire ai falsi anche questa striscia.

Prima di entrare nella descrizione dettagliata di questi falsi, ed in base alle poche righe sopra, vi sarete già resi conto che sono fatti veramente bene ed a colpo d’occhio non è possibile riconoscerli. Certamente un occhio ed un dito esperti, ma anche sempre molto attenti, difficilmente potranno essere ingannati, ma bisogna essere veramente attenti ai particolari perché è veramente molto facile non accorgersi di nulla. Vedremo più oltre quali sono gli elementi distintivi.

Nel mio precedente articolo (Ancora un falso prioritario edizione 2006 senza millesimo – in questo numero del notiziario) avevo iniziato ironicamente a parlare con i falsari, poi ci ho ripensato ed ho cancellato quella parte perché mi era sembrata un po’ eccessiva. Questa idea però l’avevo nel cervello da tempo perché con i continui articoli, non solo miei, in cui sono state descritte le differenze tra falsi ed originali, si stava in pratica dando involontariamente le correzioni per fare un falso irriconoscibile. Questo dubbio mi pervade sempre quando scrivo un articolo di questo tipo, non solo per i falsi in frode postale, ma anche per quelli da collezione. In sostanza nella mia fantasia rimproveravo ironicamente i falsari per essere dei cattivi studenti (scusate, ma esce fuori la mia anima di docente) in quanto hanno cercato di aggiustare continuamente il tiro sui falsi dei prioritari senza mai avvicinarsi più di tanto alla realtà. L’elemento più difficoltoso è stata la fustellatura, quasi sempre molto differente dal francobollo vero, ma certamente anche i caratteri di stampa sono stati approssimati. Anche il primo falso del 2010 della nuova ordinaria è lontano mille miglia dalla realtà. Questa volta però i falsari mi devono aver letto nel cervello, quel rimprovero ironico e taciuto deve essere stato in qualche modo ascoltato: questi nuovi falsi sono veramente fatti bene. Complimenti signori falsari!

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Presentazione della serie contraffatta

Allora è arrivato il momento di entrare nel vivo della descrizione. Prima di tutto ve li presento in confronto con gli originali, nella figura 1, in basso ci sono i falsi. Come potete notare, a parte la leggera differenza di tono di colore che può rientrare nelle normali variazioni cromatiche di una ordinaria, per il resto non si notano differenze di alcun tipo.

posta italiana: facili da falsificare

Figura 1 – in alto la serie di francobolli autentici, in basso i corrispondenti falsi.

Si può notare anche la differenza di quadratura della perforazione a tratteggio che è irregolare nelle imitazioni, mentre produce rettangoli perfetti negli autentici. Ma questo è un particolare che si può notare perché nella figura c’è un confronto diretto, in condizioni normali passa inosservato, anch’io l’ho notato solo dopo aver composto l’immagine. I fogli interi si presentano nello stesso modo degli originali, finanche il codice della numerazione progressiva di colore nero che è ballerino: talora più alto, talora più basso. Ma proprio questo appare l’elemento più evidente, il tratto pieno della stampa stride fortemente con il retinato dell’originale. Le barrette originali del codice, a causa della retinatura, hanno l’aspetto leggermente ondulato, come se fossero fatti a mano, mentre, quelle falsificate sono perfettamente diritte e nette; la stessa considerazione vale per lettere e cifre del codice alfanumerico. Triangoli e barrette di colore presenti lungo il bordo basso destro non mostrano invece alcuna apparente anomalia, né diverso appare il codice a barre di colore verde a parte la tonalità leggermente differente. Nel proseguo del testo il confronto è fatto con un valore autentico da 0,60 della terza tiratura, ovvero quella con stampa sottile a cui l’imitazione si avvicina di più.

La carta – questa volta i falsari hanno scelto anche una carta adeguata, però non è la stessa del Poligrafico. Le leggerissime differenze sono il colore meno bianco ed è anche appena più morbida di quella originale. Anche in questo caso le differenze si possono notare solo con un confronto diretto. La carta è anche un po’ meno brillante, ma questo carattere è molto variabile anche negli originali.

La stampa – i falsi sono stati stampati in offset a tratto pieno, la differenza con gli originali si può notare solo con una lente (8 o 10x), a occhio non si vede nulla. La stampa calcografica ha un certo rilievo ed al tatto si rileva abbastanza bene una certa debole ed omogenea asperità, mentre la stampa offset è piatta e liscia; in questi falsi però la differenza con la calcografia potrebbe passare inosservata perché il tocco di classe dei falsari è stato quello di sovrapporre la stampa con una vernice densa e trasparente che ha l’aspetto di un liquido coagulato ed essiccato (figura 2).

posta italiana: facili da falsificare

Figura 2 – in cifra nera l’originale. Le imitazioni mostrano all’interno delle righe bianche della busta la presenza di globosità di colore grigio, particolarmente evidente nel valore da 1,40, meno nello 0,60 e nel 2,00, poco visibile nell’1,50 e nel 3,30 che ho omesso. La globosità grigia è l’effetto della vernice trasparente a rilievo scansionata.

In pratica è grossolanamente bozzolosa ed al passaggio del dito si percepisce come stampa a rilievo. In gergo tecnico questa vernice si chiama embossing digitale o vernice UV; si tratta di una vernice che lascia volutamente globosità diffusa e più o meno regolare la quale con l’essiccamento lascia queste asperità intatte. L’embossing digitale usato per queste imitazioni produce però un effetto un po’ esagerato e dal confronto si percepisce subito la differenza. La vernice trasparente, inoltre, rende più confusa la stampa sottostante, ha l’aspetto di un film di plastica che ricopre la stampa a colori ed ha una certa brillantezza che si nota con facilità, ma sempre andando a guardare in modo specifico e, soprattutto, occorre un buon occhio. Ma se non è facile riconoscere queste imitazioni facendo attenzione a questi particolari, è certamente più facile se si osservano le linee diritte del codice a barre nero sul bordo destro. C’è da dire anche che la stampa calcografica ha spesso falle dovute a mancanze di inchiostro, cosa che l’offset ha molto più difficilmente. Questo carattere è molto frequente nei francobolli originali come misi in risalto poco dopo l’emissione (Il Francobollo Incatenato, n. 195 – Aprile 2010).

La scritta “Postaiteliane”, che ho spezzato per comodità di impaginazione nelle figure 3 e 4, pur essendo molto fedele nelle dimensioni e nei caratteri, mostra una certa opacità della stampa, inoltre il quadrettato azzurro interno alle lettere chiude maggiormente i quadratini bianchi e non è nella giusta posizione di corrispondenza con l’originale in molte lettere; infine, queste ultime, nell’imitazione sono leggermente più grasse.

posta italiana: facili da falsificare

Figura 3 – imitazione con stampa opaca in basso.

 

posta italiana: facili da falsificare

Figura 4 – imitazione con stampa opaca in basso.

La microscrittura è stata molto decantata dalle Autorità come un importante elemento antisofisticazioni, sicuramente lo è utilizzando la calcografia ed inchiostri particolarmente costosi, ma come ho già scritto in altre occasioni, i falsari utilizzano strumenti e metodi meno costosi per fare imitazioni quanto più possibile vicine agli originali. Quindi la microscrittura e tutti gli altri elementi utilizzati, non sono e non possono essere considerati un deterrente contro le falsificazioni. Più che i materiali, è necessario adottare un disegno che possa essere difficilmente contraffatto tanto che eventuali tentativi portino sempre a risultati molto diversi dall’originale.

Nelle figure 5 e 6 sono riportate le due cartelle con la microscrittura.

posta italiana: facili da falsificare

Figura 5 – cartella sinistra, a destra l’imitazione.

 

posta italiana: facili da falsificare

Figura 6 – cartella destra, la posizione delle lettere intruse (IPZS) è in sintonia con l’originale.

Nella cartella piccola di sinistra si vede molto bene come la stampa calcografica dell’originale (a sinistra nella figura) sia molto pulita e brillante grazie alla tecnica speciale in dotazione al Poligrafico, mentre nell’immagine di destra risalta in modo netto l’opacità e la irregolarità della stampa offset. Nella figura 6 in particolare si nota come i falsari siano stati attenti anche a riprodurre le lettere aggiunte (IPZS) e intercalate nella microscrittura. Anche questo fu pensato come elemento che avrebbe agevolato il riconoscimento dei falsi. Ma non credo che i falsari seguano le informazioni filateliche, o forse può anche darsi, ma è evidente, dalla fedeltà della riproduzione di queste due figure che l’immagine è stata ripresa fotograficamente (o tramite scanner). Si possono notare leggerissime variazioni nella distanza tra le lettere, ma ritengo che queste minime differenze possano rientrare nella preparazione della riproduzione delle immagini.

La scritta “ITALIA”, con “A. CIABURRO” subito sotto, (figura 7) presenta le stesse differenze già descritte per “Posteiteliane”, qui si nota maggiormente la non corrispondenza del quadrettato dell’imitazione (in basso nella figura).

posta italiana: facili da falsificare

Figura 7 – scritta ITALIA, l’imitazione è in basso.

 

posta italiana: facili da falsificare

Figura 8 – confronto del valore, l’imitazione in basso.

Anche il nome dell’incisore presenta le stesse caratteristiche di opacità, in questo caso si nota anche una maggiore irregolarità del contorno delle lettere nell’imitazione e una certa differenza nella forma delle “R”: l’imitazione ha l’occhiello superiore più piccolo. La scritta € 0,60 (figura 8) presenta le maggiori differenze di tonalità di tutte le scritte; in questo caso, infatti, le linee del quadrettato azzurro sono leggermente più sottili e, conseguentemente, i quadrati bianchi più grandi; nell’insieme si ha l’impressione che il colore sia più chiaro

posta italiana: facili da falsificare

Figura 9 – confronto della piccola scritta in ditta, in basso i caratteri sottili dell’imitazione.

Le cifre sono leggermente più strette, ma le differenze maggiori si osservano nella virgola, che è più diritta nell’imitazione, e nel “6” che nell’imitazione ha l’occhiello più tondo. Nel complesso il quadrettato è corrispondente all’originale. Le scritte in ditta (I.P.Z.S. S.p.A. – ROMA) (figura 9) sono fatte molto bene, hanno gli stessi caratteri, ma sono decisamente molto più sottili.

Che dire delle scie: decisamente fatte bene! Ma una piccola differenza c’è, si tratta proprio del classico pelo: il retinato della imitazione non è perfetto, l’angolo tra le linee non è proprio di 90° come nell’originale. Per il resto hanno la stessa geometria, sia quelle verdi che quelle rosse (figure 10 e 11). Nelle scie rosse notiamo anche una piccola falla di stampa nell’angolo destro della scia in basso, si tratta di una falla casuale ed anche comune in calcografia, cosa che l’offset difficilmente presenta.

posta italiana: facili da falsificare

Figura 10 – il confronto delle scie verdi, l’imitazione in basso.

 

posta italiana: facili da falsificare

Figura 11 – le scie rosse, l’imitazione è in basso.

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La fustellatura e la perforazione a tratteggio – gli ultimi due caratteri analizzati che completano questa descrizione sono la fustellatura (figura 12) e la perforazione a tratteggio (figura 13).

posta italiana: facili da falsificare

Figura 12 – la fustellatura, l’imitazione è in basso.

 

posta italiana: facili da falsificare

Figura 13 – il confronto della tracciatura, l’imitazione è in basso.

La fustellatura per quanto simile all’originale, presenta degli indubbi caratteri distintivi. L’elemento più decisivo è il grande dente presente nei quattro angoli che nell’imitazione è leggermente più grande ma decisamente arrotondato rispetto all’originale che invece è più squadrato ed appuntito. Questo elemento aiuta molto nel riconoscimento di esemplari usati e su busta; per i nuovi aiuta sempre la fustellatura nel suo complesso che appare molto incisa ed irregolare nell’imitazione. L’originale ha il taglio molto pulito e leggero tanto che la scansione non lo mette molto in evidenza, nell’imitazione invece, oltre ad essere irregolare è anche molto pesante. Anche il passo non è proprio perfetto, nella figura 12 sono stati allineati i due primi denti di sinistra e si nota come a destra ci sia una leggera discrepanza, non rilevabile con l’odontometro. Un altro carattere fino ad ora trascurato è la perforazione a tratteggio, da molti chiamata tracciatura. Questo elemento è decisamente distintivo; nella imitazione i tagli verticali ed orizzontali sono uguali, lunghi e profondi ed inoltre quelli orizzontali terminano al contatto con quelli verticali. Nell’originale invece i tagli verticali sono più lunghi di quelli orizzontali, sono poco incisi e questi ultimi attraversano quelli verticali incrociandosi. I caratteri di fustellatura e di perforazione a tratteggio di questi falsi sono esattamente identici a quelli riscontrati nei falsi prioritari del 2011. questa coincidenza non può essere casuale, certamente il nesso è più significativo e non può che condurre alla convinzione che i falsari siano gli stessi. Ricordo infatti che gli ultimi falsi prioritari sono fatti anch’essi molto bene e per molti facilmente confondibili con gli originali. Anche questo sembra essere un parallelo non casuale con i falsi trattati in questo articolo. C’è da dire che il disegno e le caratteristiche di stampa dei prioritari sono stati un duro campo di lavoro per i falsari, cosa che invece non sembra essere per la serie ordinaria di Posta Italiana.

LA NUOVA ORDINARIA 2009 DENOMINATA “POSTA ITALIANA”

a cura del perito filatelico Nicola Luciano Cipriani  e del perito filatelico Franco Moscadelli

Nel 2009 è uscita la nuova serie di francobolli ordinaria: valutiamola.

Introduzione storica: le serie ordinarie dal dopo guerra a oggi

La tanto decantata serie ordinaria denominata “Posta Italiana” che avrebbe dovuto essere emessa con una grafica più accattivante e dotata di maggiori elementi di sicurezza non è stata accolta con entusiasmo tanto che nei vari blog che internet offre, ha subito pesanti critiche: la nuova ordinaria è stata proprio “bocciata”. Probabilmente il soggetto molto semplice rispetto a quelli a cui siamo abituati ha fatto storcere la bocca a molti. Il disegno non pubblicizza nulla del nostro bel Paese e si preoccupa unicamente di inviare un messaggio simbolico infantile e molto diretto. Che una serie ordinaria debba diffondere un’idea simbolica più o meno forte è cosa nota, tanto che tutte le serie ordinarie, in tutto il mondo, sono e sono state un simbolo rappresentativo dello Stato. Per meglio analizzare la nuova ordinaria quale prodotto dei tempi moderni, facciamo un breve escursus sulle ordinarie repubblicane precedenti. La serie “Democrazia”, di elementi fortemente simbolici per spingere il nostro Paese alla rinascita post-bellica, ne aveva ben sette e tutti molto forti. Essa ebbe un ruolo molto importante: trasmettere fiducia ed ottimismo nei confronti di uno Stato che voleva rinnovarsi sul piano storico, economico e sociale. La successiva serie “Italia al Lavoro” vede molto attenuato il valore simbolico e vuole mettere in evidenza il lavoro tradizionale delle nostre regioni. Questa serie è un’eloquente messaggio: fare emergere il lavoro della gente comune, onesta, che con il lavoro trasmette la vera libertà della democrazia. Torniamo ad un valore più simbolico con la “Siracusana” la cui testa rappresenta il volto mediterraneo della ninfa Aretusa, ripreso da una moneta (tetradramma) di Siracusa del IV secolo A.C. E’ la prima serie ordinaria con una immagine uguale per tutti i valori conferendo una monotona e piacevole armonia alla serie. Il lungo periodo di validità di questa serie (27 anni) ha portato la testa turrita quasi ad identificarsi con il simbolo delle Poste Italiane. La “Michelangiolesca” è la prima serie ordinaria che ha avuto una vita in parallelo con un’altra; infatti questa serie viene emessa nel 1961, il sei marzo, giorno in cui Michelangelo Buonarroti è nato a Caprese (AR), ed ha convissuto con la Siracusana per oltre un decennio. Questa serie fu emessa per celebrare il grande poliedrico genio italiano. Le immagini riprodotte furono tutte prese da particolari della Cappella Sistina. La serie è molto gradevole ed ha certamente diffuso un segno dell’arte italiana nel mondo. Con i “Castelli d’Italia” si è voluto dare un maggior peso alle bellezze turistiche del bel Paese. I castelli, abbondantemente diffusi in tutto lo stivale e nelle isole, hanno permesso di sfornare una serie consistente in numero e differenziata nei valori facciali e, nello stesso tempo, hanno consentito di accontentare i campanilismi di tutte le regioni. I castelli, tutti diversi, sono racchiusi in una cornice comune, ma di colori diversi. Nell’insieme la serie è piacevole. Con la “Donna nell’Arte” è stata messa ancora una volta in risalto la ricchezza artistica del nostro Paese. Inizialmente pochi valori, aumentati in numero solo dopo la terza emissione in moneta unica (solo euro). Anche questa serie è molto piacevole e mostra un escursus storico delle immagini femminili utilizzate in opere artistiche, ovviamente, italiane. Anche se in ritardo, con questa serie l’Italia ha ripreso l’idea, già adottata in altri paesi europei, di dare un doveroso omaggio alla figura femminile. L’ammodernamento in corso in tutte le poste nazionali della UE ha spinto anche l’Italia a dotarsi di un Corriere Prioritario. L’idea era di fornire un servizio più rapido rispetto alla posta ordinaria. Iniziato in via sperimentale il primo dicembre 1997, nell’estate del 1999 è entrato definitivamente in attività con l’emissione di un francobollo specifico. La vignetta, che tutti conosciamo, è apparsa subito brutta e poco interessante ed il suo massiccio uso postale l’ha resa ancora meno accetta. Forse non era così necessario usare una semplice “P” per caratterizzare questi francobolli. Solo nel 2002, con l’emissione di valori differenziati, i “Prioritari” (come vengono comunemente chiamati) hanno stimolato per la differenziazione cromatica e, molto più per il loro uso postale differenziato. Diciamo che questa serie si è fatta piacere di più nel crescere anche se il soggetto, purtroppo ancora semplice e diretto, non trasmetteva assolutamente alcun messaggio.

La nuova ordinaria 2009 Denominata “Posta Italiana”

Siamo finalmente arrivati, speriamo non in modo noioso, all’ultima ordinaria: “Posta Italiana”. Come è noto questa serie sostituirà i prioritari e l’aria di mistero con cui era stata annunciata e tenuta segreta per tanto tempo, aveva creato una certa suspence: tutti si aspettavano qualcosa di veramente ben fatto, piacevole e rappresentativo per l’Italia. Bisogna proprio riconoscere che la delusione è stato il sentimento prevalente.

la nuova ordinaria

Figura 1 – Le immagini dei quattro francobolli della nuova serie ordinaria denominata “Posta Italiana”.

Cosa rappresenta e quale informazione si può leggere in questi quattro francobolli? Occorre certo un po’ di fantasia per vederci qualcosa, proviamoci insieme … una busta che vola può suggerirci che da quest’anno la consegna della corrispondenza sarà più veloce e più rispondente ai capitolati di Poste Italiane. Ce lo auguriamo tutti, anche se, ad onor del vero, a parte casi non troppo rari, l’Azienda sta cercando veramente di portarsi ai livelli europei. Gli facciamo tanti auguri affinché ci arrivi nel più breve tempo possibile. Altre informazioni non sembra fornirne, a meno che non si voglia intravedere una forma pubblicitario-politica per far risaltare il simbolo di Poste Italiane nel futuro libero mercato europeo. Come sapete, infatti, a partire dal 2011 ciascun Paese UE potrà operare postalmente anche nelle altre nazioni dell’Unione.

Descrizione della serie ordinaria “Posta Italiana”

– Il soggetto – unico con la busta che spicca il volo lasciando una scia tricolore (figura 5), la scritta Italia (figura 7), il valore, la scritta Poste italiane e la microscrittura (figura 3 e 4) racchiusa nelle due targhette che affiancano le parole Poste italiane.
– La fluorescenza – assente, come nei prioritari. (figura 2)
– La microscrittura – riempie le due cartelle che affiancano Poste italiane; è composta dalle parole “poste italiane” ripetute in modo consecutivo su otto righe e tra loro sfalsate senza alcuna regola geometrica. (figura 3 e 4)
– La carta – adesiva non di pregio, semilucida.
– La fustellatura – identica a quella dei prioritari delle precedenti emissioni.
– La stampa – calcografica a più colori.
– Gli inchiostri – normali inchiostri da calcografia affiancati da uno speciale inchiostro metallizzato, usato per la busta, leggermente cangiante al variare dell’incidenza della luce.

fluorescenza la nuova ordinaria

Figura 2 – i francobolli sotto la lampada di Wood per evidenziare la mancanza di fluorescenza.

Per quanto riguarda il soggetto, abbiamo già accennato alla sua semplicità e non vorremmo trattarlo ulteriormente proprio perché l’estetica ha valenze molto soggettive di critica. Lasciamo quindi ai blog di internet “l’ardua sentenza”. Ma passiamo alla tecnica di stampa definita di sicurezza.

La questione della stampa di sicurezza: calcografia e microscrittura

Come tutti (più o meno) sanno, la calcografia è una tecnica di stampa pregiata che lascia l’inchiostro leggermente in rilievo sulla carta. Giustamente è stata definita di sicurezza perché è una tecnica anche molto costosa, sia per il procedimento lavorativo, sia per la macchina da stampa. Tant’è che la falsificazione di stampati in calcografia è sempre stata realizzata con tecniche non a rilievo proprio perché più economiche. Si deve anche aggiungere che la calcografia a più colori è ancora più complessa di quella ad uno o due soli colori. Ricordiamo che i valori calcografici de La Donna nell’Arte stampati a due colori hanno avuto degli strani cloni (donna blu, donna verde, ecc) proprio per alcune difficoltà nella loro realizzazione. Quindi avere una macchina che stampa in calcografia a più colori dovrebbe dare sicurezza sulla infalsificabilità dei prodotti stampati.

microscrittura la nuova ordinaria

Figura 3 – La microscrittura nella cartella di sinistra

microscrittura la nuova ordinaria

Figura 4 – La microscrittura nella cartella di destra

A questo si deve aggiungere anche la microscrittura in calcografia che, effettivamente, è una tecnica all’avanguardia contro le frodi. Tra l’altro ci è stato riferito che la microscrittura sia in effetti un codice leggibile da macchine di controllo. Sarebbe un po’ come il codice a barre dei prodotti dei supermercati o quello a punti delle label di Poste Italiane. La tecnica della microscrittura è stata adottata anche per le banconote in euro della UE. I caratteri della microscrittura sono molto piccoli, ma con una semplice lente a 10x è possibile renderla leggibile. Come tutti hanno potuto notare, la lettura ad occhio nudo è impossibile e le targhette sembrano essere riempite da una serie irregolare di tratti e punti.

scie di colore la nuova ordinaria

Figura 5 – Le scie di colore rosso

scie di colore verde la nuova ordinaria

Figura 6 – Le scie di colore verde

 scritta Italia la nuova ordinaria

Figura 7 – La scritta “Italia”

busta in volo la nuova ordinaria

Figura 8 – Ingrandimento della busta in volo.

Anche l’inchiostro metallizzato utilizzato per la busta è lo stesso usato per la stampa delle banconote euro di alto taglio. Questo inchiostro metallizzato concentrato, grazie al rilievo prodotto dalla calcografia, cambia leggermente colorazione a seconda della incidenza della luce sul francobollo. Gli inchiostri di questo tipo sono detti anche “inchiostri a doppio effetto di colore”. Abbiamo fatto una veloce verifica su diversi esemplari ma la variazione è veramente minima. L’effetto “cangiante” è conferito alla vernice da speciali pigmenti con effetti perlacei. I riflessi perlacei, grazie alla presenza di questi pigmenti, sono caratteristici di altre vernici, anche dorate o argentate. Nulla da aggiungere sul tipo di carta e di fustellatura, sono praticamente identiche a quelle utilizzate per i prioritari che tutti conosciamo.

Considerazioni conclusive

Questa emissione ha sconcertato un po’ tutti ed ognuno di noi avrà certamente qualcosa da ridire. A noi personalmente ha colpito la eccessiva semplicità e la vacuità del disegno, la piattezza del fondo bianco e la scelta dei colori: i valori da 0,60 e da 1,50 euro non sono poi tanto diversi, come pure quelli dei valori da 1,40 e da 2,00 euro. A coppie i colori cambiano per una minima tonalità e possono facilmente ingannare sia l’addetto postale che l’utente. Ma bisogna riconoscere anche che con questa emissione ci sono sicuramente delle novità: la calcografia (raro uso per una serie ordinaria), la microscrittura e l’inchiostro metallizzato, entrambi utilizzati per la prima volta in filatelia. E’ stato molto enfatizzato che questa emissione è praticamente infalsificabile sia per la tecnica di stampa che per i colori metallizzati. Siamo certamente d’accordo con i sostenitori di questa affermazione perché certamente nessun falsario si doterebbe di una macchina da stampa del costo di qualche milione di euro.

Ma dobbiamo però obiettare anche che, da che mondo è mondo, la falsificazione delle carte valori è stata sempre effettuata con mezzi contenuti sfornando solo oggetti “simili” ma non “identici” a quelli originali. Tutti i falsi ed anche alcuni falsari sono stati scoperti senza però riuscire ad interrompere definitivamente l’opera di falsificazione. Siamo convinti che nessun addetto postale, con le urgenze di oggi, possa avere il tempo di guardare se il francobollo su una certa busta abbia le microscritture calcografiche o no oppure se il colore della busta sia leggermente cangiante oppure no. Se è vero che la microscrittura sia un codice, il lettore dovrebbe essere applicato alle macchine bollatrici che dovrebbero essere in grado di separare i francobolli senza microscrittura. Sorgono subito però alcune domande:

– I lettori automatici sono già in attività?
– Quanti ce ne sono sul territorio nazionale?
– Tutte le corrispondenze con francobolli non dotati di microscrittura come vengono separate? E come vengono verificate?
– È vero che tutta la corrispondenza già obliterata viene convogliata a Roma e fatta passare attraverso lettori intelligenti? E che da qui poi riparte per le altre destinazioni?

Non sappiamo rispondere a queste domande, forse alcune sono anche fantasiose, sappiamo solo che in Italia le uniche macchine in dotazione per lo smistamento della corrispondenza leggono a mala pena il Codice di Avviamento Postale. Sono certamente macchine che svolgono abbastanza bene il loro lavoro ed hanno certamente accelerato i tempi di consegna della corrispondenza. Pensiamo però che l’automazione italiana finisca qui. Lo diciamo con un po’ di amarezza perché certamente noi saremmo tra i primi a desiderare un reale ammodernamento dei sistemi postali e non solo e saremmo anche tra i primi a rallegrarci di sapere che la demagogia è stata messa da parte.

IL 45 CENT “DONNE NELL’ARTE” FALSO

Nicola Cipriani – Perito filatelico – il 45 C “Donne nell’arte” falso

Il francobollo da 45 C “Donne nell’arte” falso

Nel numero 59 de “La Ruota Alata” sono state pubblicate due immagini del 45 c. “Donne nell’Arte” falso: una coppia verticale nuova in cui è messa in evidenza la perforazione a pettine basso ed una busta con ben 6 esemplari usati, con un 3 euro del primo volo, a coprire la tassa di assicurazione. Di questo francobollo vengono fornite alcune informazioni relative alla sua scoperta che risale a circa un anno fa. Si parla di un falso insidioso per la cura della stampa e con una dentellatura 14 x 14¼ invece di 13½ x 13¼. La dentellatura è stata praticata con un perforatore a pettine basso, abbastanza consumato, del tipo “modificato” (con un ago sul lato superiore del pettine).

La notizia è ripresa anche da “Il Collezionista” (n. 11-07) in cui si parla di stampa rotocalcografica e di carta più scadente e ricca di fibre. C’è da aggiungere anche che la carta non è filigranata, ma, presenta una fluorescenza gialla in patina. Alla luce viola, il colore fluorescente mostra, in negativo, le impronte delle stelle conferendo al francobollo una filigrana apparente, visibile meglio sul recto che sul verso del francobollo. Nei punti da rimarcare (tra i capelli, sul viso, sul fondo e sul tralcio) sono stati utilizzati sottili tratti neri in modo da simulare meglio l’effetto a rilievo della calcografia.
In effetti ad uno sguardo veloce, questo falso può facilmente passare inosservato, ma, se lo guardiamo con attenzione ci rendiamo conto abbastanza facilmente che la stampa appare molto appiattita. Questo carattere risalta ancora maggiormente se poi poniamo a confronto il falso con l’originale. Non tanto per il tono del violetto che, anche se un po’ diverso, non è poi così lontano da quello di alcune delle numerose ristampe di questo francobollo, quanto per la differenza tra la stampa morbida e sfumata dell’originale e la piattezza veramente poco vitale del falso (figura 1).

45 C Donne nell'arte falso fig-1

Figura 1 – confronto falso/originale del 45c Donne nell’Arte.

Una analisi dettagliata del francobollo falso e del francobollo originale

Ma passiamo ad analizzare con più attenzione i due francobolli che, nelle immagini che seguono, mostrano sempre il falso a sinistra e l’originale a destra. Innanzitutto proviamo ad osservarli con un maggiore contrasto, procedimento che tende sia ad aumentare lo stacco tra il colore ed il fondo sia ad annichilire i tratti più piccoli e più sottili (figura 2).

45 C Donne nell'arte falso fig-2

Figura 2 – l’attenuazione dei tratti più sottili rende più luminoso il viso nel francobollo originale, effetto che invece è molto attenuato nel falso.

Come si può vedere, con questo effetto, nell’originale viene esaltata la morbidezza del disegno e la raffinatezza dei tratti proprio per le loro differenze di intensità e di larghezza. Caratteri che conferiscono quella morbidezza di cui abbiamo accennato. Nel francobollo falso, invece, l’immagine schiarisce leggermente rimanendo sempre piuttosto appiattita. Questo carattere è molto ben visibile sia nei capelli (le cui ciocche, a parte un leggero schiarimento, rimangono molto simili a quelle della figura 1), sia nel viso. L’immagine risulta leggermente più chiara, non per la perdita delle linee meno incise (che non ci sono) ma unicamente per l’aumentato contrasto tra le linee di colore ed il fondo.

45 C Donne nell'arte falso fig-3

Figura 3 – confronto tra le due immagini del solo colore violetto del falso (a sinistra) e dell’originale (a destra)

Passiamo ora ad analizzare i singoli colori. Nella figura 3 è riportato il solo colore violetto e la differenza, questa volta, tra le due immagini non lascia adito ad alcuna perplessità. La piattezza del falso appare in tutta la sua consistenza, sembra quasi uno scarabocchio rispetto all’originale che invece continua a mostrare tutta la sua morbidezza.

45 C Donne nell'arte falso fig-4

Figura 4 – la componente blu del tralcio

45 C Donne nell'arte falso fig-5

Figura 5 – la componente ciano del tralcio

Nelle figure 4 e 5 sono riportate due componenti cromatiche del tralcio floreale: il blu (figura 4) ed il ciano (figura 5). Il tono del grigio delle figure è proporzionale alla quantità di colore utilizzato, ciò vuol dire che a toni chiari corrisponde meno colore, viceversa, a toni scuri maggiore colore. Per quanto riguarda il blu, nell’originale questo colore risulta più nitido ma poco più intenso rispetto al falso (a sinistra). Si nota comunque la maggiore morbidezza del tratto. Anche l’immagine del viso per questo colore appare molto differente anche se in entrambi i casi è molto chiara.
Il ciano, invece, mostra una maggiore differenza dei toni, il francobollo originale questa volta ne contiene una quantità decisamente minore rispetto al falso, come mette in evidenza la sua colorazione grigia decisamente più chiara.

45 C Donne nell'arte falso fig-6

Figura 6 – il colore nero delle scritte e la distribuzione della componente nera negli altri colori

Per quanto riguarda il colore nero delle scritte (figura 6), non si riesce a mettere in risalto alcuna differenza. Tra l’altro anche gli stessi caratteri sono stati imitati molto bene. Qualcosa di più, invece, è visibile se osserviamo le immagini nel loro complesso. Come si può notare, infatti, l’immagine del falso appare più evidente di quella dell’originale, sia per quanto riguarda il viso che il tralcio ed il fondo. Questo effetto è per la maggior parte dovuto alle sottili linee nere utilizzate nell’imitazione per esaltare l’immagine. I piccoli tratti neri menzionati nella riproduzione sono stati utilizzati per evidenziare alcuni tratti come le labbra, gli occhi, il bordo del viso, alcune ciocche di capelli, alcuni tratti del fondo rigato e del tralcio floreale e conferire loro un effetto a rilievo. Queste sottili linee nere sono ben visibile con una semplice lente.

Analisi della carta del francobollo da 45 C “Donne nell’arte” falso

Infine, la carta è più porosa e di colore bianco opaco, caratteri che ben distinguono l’imitazione; anche i fori della dentellatura, pur fatta con aghi a diametro adeguato, a causa della carta più filamentosa, non hanno contorno ben netto.

Conclusioni

Concludendo, possiamo dire che il francobollo falso da 45 c. “Donne nell’Arte” è stato realizzato molto bene e può facilmente ingannare, ma il sistema di stampa utilizzato simula grossolanamente la calcografia, senza riuscire a conferire all’immagine quella delicatezza che spesso il metodo a rilievo riesce a fornire. Inoltre i colori utilizzati sono sostanzialmente diversi anche se il risultato ottenuto si avvicina molto all’originale. Oltre naturalmente alla dentellatura ed alla filigrana, può essere riconosciuto anche con il semplice passaggio delle dita sull’immagine non presentando la tipica rugosità della stampa calcografica. Chi è dotato di una vista più sensibile (l’occhio umano è un eccellente spettrografo) è naturalmente avvantaggiato e può riconoscerlo immediatamente

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