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Nicola Luciano Cipriani

tracciatura

VARIETÀ DEI FALSI: IL COLMO DEL COLLEZIONISMO

Nicola Luciano Cipriani

 

Premessa

In qesto articolo presento due falsificazioni di varietà impossibili da trovarsi su francobolli originali. Lo propongo per meglio mostrare le metodologie di stampa, ma soprattutto il procedimento semplificato adottato per le falsificazioni dei francobolli della serie ordinaria Posta Italiana. Come detto per altri articoli, lo inserisco nelle mie pagine per agevolare la ricerca sui falsi noti di questa serie raggruppandoli in un unico sito.

Si tratta di un articolo ampiamente modificato ricavato da una precedente comunicazione pubblicata su Il Francobollo Incatenato n. 242, luglio-agosto 2014, e su Il Postalista (27.08.2014).

 

Alcune varietà di falsificazioni chiarificatrici

Primo esempio

Ringrazio Giovambattista Gaudino che mi ha inviato questa missiva (figura 1) pensando di avere tra le mani una rara varietà di posta italiana.

 

Ormai non solo i falsi dilagano, ora anche le loro varietà

Figura 1 – la busta con la varietà falsa “mancanza del colore della busta”.

 

Vi dico con estrema certezza che questa varietà è decisamente impossibile per due motivi:

1- al di sotto del colore oro della bustina ci deve essere necessariamente e sempre anche il blu;

2- se fosse autentica (ma non lo è) la varietà di figura 1, la mancanza del colore oro avrebbe dovuto produrre anche la mancanza della cornice che circonda la bustina che vola.

Non so se il cilindro che stampa il colore blu ha tutte le parti incise compreso il sottofondo della busta in uno stesso cilindro o se il blu sottostante è a se stante e necessario come base per la stampa del colore metallizzato; fatto sta che tutti questi valori hanno il colore di sottofondo a seconda del colore predominante del francobollo. Ad esempio l’1,40 e similari lo hanno marrone e così via. Nella figura 2 mostro uno 0,70 originale in cui si nota la quasi totale mancanza della copertura dorata; il risultato è una bella varietà con la busta blu.

 

Ormai non solo i falsi dilagano, ora anche le loro varietà

Figura 2 – un autentico 0,70 con la quansi totale mancanza della copertura dorata. Questa è la dimostrazione che il blu all’interno della bustina deve sempre essere presente.

 

Il colore blu della bustina che vola, a sua volta, passando sotto un altro cilindro che stampa il colore metallico, viene ricoperto  da una velo più o meno dorato brillante. Quindi se di colore mancante si fosse trattato, avremmo potuto avere o la sola mancanza dell’oro mostrando quindi il fondo blu della bustina, oppure la sola stampa dell’oro, del rosso e del verde per la mancanza totale del blu. Ma in questo caso si sarebbe avuto un francobollo quasi totalmente bianco. Ma devo riconoscere che anche una varietà del genere può essere realizzata da un falsario. Occhio quindi e fate attenzione.

Per poter fornire informazioni certe, mi sono fatto inviare da Giovambattista una immagine ad alta risoluzione e, ingrandendo in modo adeguato l’immagine, ho potuto constatare che la fustellatura del francobollo è molto irregolare. In figura 2 riporto il particolare di un vero 2,00 euro sovrapposto in prossimità del bordo del francobollo in modo da confrontare le fustellature.

 

Ormai non solo i falsi dilagano, ora anche le loro varietà

Figura 2 – particolare del francobollo di figura 1 con sovrapposto un frammento di un francobollo originario da € 2,00.

 

Potete vedere come l’originale abbia una fustellatura molto regolare con incavi molto arrotondati, mentre il francobollo sulla busta ha gli incavi a forma di “v” (vedi posizioni indicate dalle frecce). Conclusione il nostro Giovambattista è incappato in una varietà del falso prodotto nel 2011 in quel di … forse Napoli; il timbro di annullamento la dice lunga.

Osservando poi nei minimi particolari questa imitazione ci si rende conto che la stampa non è calcografica bensì, anche in analogia con i falsi studiati sino ad ora, in offset. Il lettore a questo punto penso che possa realizzare le differenze tra un francobollo originale e le tante imitazioni che circolano non solo per frode postale, ma anche, e non so se aggiungere soprattutto, nel mondo collezionistico-filatelico.

 

Secondo esempio

Sempre su questo argomento vorrei aggiungere anche un’altra varietà impossibile da realizzarsi da parte del Poligrafico, questa volta però si tratta di un falso da 0,70. Come potete vedere in figura 3, la varietà consiste nel trasferimento del codice alfanumerico dalla cimosa destra a quella sinistra.

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Ormai non solo i falsi dilagano, ora anche le loro varietà

Figura 3 – immagine tratta dal foglio intero con la stampa del codice alfanumerico sulla cimosa sinistra anziché destra.

 

Questa varietà è impossibile da riscontrarsi in un foglio originale per il fatto che la testina di stampa Ink-Jet che stampa il codice alfanumerico progressivo sui fogli è montata in modo da stampare il codice sul lato destro della bobina e non può assolutamente essere spostato sulla sinistra nel sistema di stampa. D’altronde  è impensabile  invertire la direzione di scorrimento della bobina per la stampa del solo codice.

Lo scrivo da tempo, questi francobolli, se non si ha l’occhio allenato alle caratteristiche della stampa, si possono riconoscere facilmente dalla tracciatura (figura 4) che nei falsi è sempre ben incisa e che spesso attraversa anche il foglio siliconato di supporto snervando la rigidezza del foglio.

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Ormai non solo i falsi dilagano, ora anche le loro varietà

Figura 4 – la tracciatura dell’imitazione (in basso) non ha gli incroci simmetri definiti da due incisioni perpendicolari ed inoltre ha le incisioni più profonde ed irregolari. Anche il passo delle incisioni non corrisponde all’originale.

 

Il tracciatore originale del Poligrafico incide la carta su cui sono stampati i francobolli e non il foglio siliconato sottostante. Suggerisco quindi di guardare attentamente la tracciatura, possibilmente bisogna cercare di farci un po’ l’occhio, basta anche solo con gli originali perchè in caso di acquisto, rovesciando il francobollo, magari in blocco (ne bastano due), viene subito la sensazione che qualcosa non torna.

Bisogna riflettere sul fatto che questa varietà è stata messa in vendita su eBay a 100 euro il foglio completo. Non è una grande cifra per un foglio intero ed è facile che qualcuno abbia abboccato.

 

POSTA ITALIANA: IL 70 CENTESIMI FALSO DEL III TIPO

Nicola Luciano Cipriani

In questo articolo presento il 70 cent falso del 3° tipo. Come detto per altri articoli, lo inserisco nelle mie pagine per agevolare la ricerca sui falsi noti di questa serie raggruppandoli in un unico sito. Si tratta di un precedente articolo aggiornato in base alle novità che ho riconosciuto relative al metodo di stampa chiamato embossing digitale o verniciatura UV. La precedente versione è stata pubblicata su Il Francobollo Incatenato n. 239, aprile 2014.

 

Premessa

Nel numero 238 de Il Francobollo Incatenato avevo dato la notizia del falso 70 cent. di posta italiana del IV tipo, quello cioè fatto veramente bene. Subito dopo la pubblicazione, mi è stato inviato un ulteriore falso che però è attribuibile al III tipo (figura 1). L’articolo completo sui due falsi è pubblicato su Il Postalista (Ne aspettavamo uno ed invece sono arrivati due falsi da 70 cent.), attraverso il quale ho avuto questo nuovo falso. Non posso però esimermi dal diffondere a tutti i nostri soci le caratteristiche di questo francobollo la cui notizia è stata data attraverso una news del 14 marzo 2014. Le immagini sono correlabili con la sequenza dei falsi presentata nel mio precedente articolo “Mamma mia quanti falsi” ( Il Francobollo Incatenato n. 222) e articoli successivi di falsi della stessa serie. In quella occasione presentai quattro differenti falsi, ma i primi due tipi sono scomparsi o sostituiti dai secondi i quali continuano ad essere stampati ad ogni variazione tariffaria di Poste Italiane.

il 70 cent falso del III tipo

Figura 1 – il falso del III tipo

Il falso del 3° tipo si riconosce molto facilmente per la fustellatura ad ondine larghe di passo 10, mentre quello del 4° tipo ha la fustellatura molto simile all’originale.

Nelle immagini che presento, l’originale è sempre in alto o a sinistra, a seguire il falso del 3° e 4° tipo.

Nelle figure 2 e 3 sono mostrate le differenti dimensioni tra l’originale e le imitazioni. Si tratta di differenze minime: 0,2 mm in larghezza e 0,1 mm in altezza (figura 3), quindi poco percettibili se non con un ingrandimento.

il 70 cent falso del III tipo

Figura 2 – confronto in larghezza tra l’originale (in alto) e le imitazione dei due falsi (3° tipo al centro e 4° in basso.

il 70 cent falso del III tipo

Figura 3 – Confronto in altezza, l’originale a sinistra

 

Indubbiamente queste differenze sono legate al metodo di registrazione dell’immagine, probabilmente fotografico. Da notare che nelle due imitazioni non corrispondono le larghezze. Già da queste prime due immagini possiamo notare che, mentre, il falso del 3° tipo si distingue facilmente dall’originale per la puntinatura che riempie i caratteri a stampa, quello del 4° tipo, anche con questo forte ingrandimento, ne appare decisamente simile, se si eccettua il colore della busta che vedremo più avanti.

Nella successiva figura 4 è riportata la porzione di sinistra della cartella grande.

il 70 cent falso del III tipo

Figura 4 – le scritte in cartella grande a sinistra della busta, l’originale in alto, il 3° e 4° tipo a seguire

Si nota molto bene il solito puntinato dei falsi del 3° tipo , mentre, nel 4° si nota il minore spessore dei font di stampa rispetto all’originale; questa maggiore sottigliezza conferisce all’immagine una migliore pulizia rendendo le scritte maggiormente leggibili e la microscrittura identificabile come tale. Entrambi i falsi sono stati stampati in offset o fotolito, ma differiscono tra loro per l’uso dell’embossing digitale nel 4° tipo. Nelle imitazioni precedenti della stessa serie, questo carattere era leggermente più grossolano e più facilmente individuabile e distinguibile da quello originale, mentre in questo falso i bozzoli plastici sono stati ridotti di dimensioni e la rugosità è meno palpabile.

Questa nuova versione di embossing riduce la differenza con la vera calcografia e rende più difficoltoso il suo riconoscimento, ma non impossibile. questo carattere, unito alla tipologia di stampa (offset) danno sempre la possibilità di riconoscere questa imitazione. Se osservate infatti l’immagine di figura 4, vi rendete conto che l’originale (in alto) appare più pulito dell’imitazione (in basso), tra le lettere della microscrittura appaiono piccole macchioline grigie che sono l’effetto prodotto dalla luce incidente dello scanner che, per rifrazione/riflessione, muore all’interno dei piccoli bozzoli plastici. Tutte le scritte ed il disegno sono ricoperti da questa vernice plastica che è evidente anche nelle figure 5 alla sinistra della p di poste e nel contorno superiore delle altre lettere, nella figura 6 sopra il “7” e nella figura 7 sopra la T di italia.

il 70 cent falso del III tipo

Figura 5 – parte della scritta, l’originale in alto, a seguire i due falsi del 3° e 4° tipo

 

il 70 cent falso del III tipo

Figura 6 – il valore facciale, l’originale in alto e a seguire i due falsi del 3° e 4° tipo.

 

il 70 cent falso del III tipo

Figura 7 – la scritta ITALIA, in alto l’originale e a seguire i due falsi 3° e 4° tipo.

In parallelo, le immagini mostrano le scritte del falso 3° tipo sempre costituite da un insieme irregolare di puntini colorati.

Un carattere particolare è anche la bustina che vola (figura 8). Nell’originale la busta è del medesimo colore delle scritte ed è ricoperta sempre dalla vernice dorata metallizzata che può avere riflessi più o meno evidenti, ma sempre presente. Nelle imitazioni il colore di base uguale alle scritte è sempre assente, come pure la doratura; la busta ha un colore che simula l’originale che è ricoperto dalla vernice plastica (embossing digitale o verniciatura UV).

il 70 cent falso del III tipo

Figura 8 – particolare della busta che vola, l’originale a sinistra e a seguire i due falsi 3° e 4° tipo

Nella figura 9, invece, a parte il puntinato nel falso 3° tipo, non ci sono grandi differenze da evidenziare tra le scie, c’è però da dire che l’inchiostro utilizzato non è mai proprio vicino ai toni dell’originale, pur nelle sue variazioni riscontrate nei differenti lotti di stampa.

il 70 cent falso del III tipo

Figura 9 – le scie verdi e rosse, l’originale a sinistra e a seguire nell’ordine i due falsi

Se c’è del fuori registro con la copertura di embossing digitale, sia nelle scie che nelle altre scritte è ben visibile l’effetto riflettente della copertura plastica.

La figura 10 mostra chiaramente caratteri differenti e in grassetto nel falso 3° tipo; “ROMA” risulta spostata leggermente a sinistra tanto da far diminuire la lunghezza totale dela scritta. si nota anche una leggera differenza, direi, non significativa di tono del rosso rispetto all’originale. nel 4° tipo è inoltre anche visibile, a causa del leggero ma spesso presente fuori registro tra l’embossing e l’offset, il contorno grigino dei caratteri prodotto dalla riflessione/rifrazione della luce dello scanner sull’embossing digitale.

il 70 cent falso del III tipo

Figura 10 – la scritta in ditta, l’originale in alto e a seguire i due falsi

Queste lettere sono un ottimo elemento per vedere la vernice plastica in quanto, per la loro sottigliezza, è sufficiente un piccolissimo fuori registro per metterla in risalto. Tra l’altro la vernice plastica è debolmente fluorescente e la luce viola la mette ancor più in evidenza.

Nella figura 11 è riportato il confronto tra le fustellature e possiamo notare le classiche ondine dei falsi del 3° tipo; nel 4° tipo , invece, questo carattere è stato migliorato.

il 70 cent falso del III tipo

Figura 11 – la fustellatura, in alto l’otiginale e a seguire i falsi del 3° e 4° tipo.

Come si può notare, non sono più evidenti le incisioni a “v”, gli incavi sono più arrotondati, ma i denti sono leggermente più corti e più appuntiti rispetto all’originale. Resta comunque il solito dentone arrotondato negli angoli. C’è da dire che l’incisione della fustellatura in questo tipo di falsi non ha mai avuto caratteri costanti all’interno dello stesso foglio, in alcuni francobolli è abbastanza ben fatta, in altri è più evidente l’incisione a “v”, specialmente lungo i lati verticali. In questo valore da 0,70, la fustellatura è stata migliorata e le forme a “v” sembrano non esserci più anche se la pendenza dei denti differisce dall’originale.

Nelle ultime due figure sono riportate la tracciatura verticale (figura 12) e quella orizzontale (figura 13).

il 70 cent falso del III tipo

Figura 12 – la tracciatura verticale, l’originale a sinistra, a seguire i falsi del 3° e 4° tipo.

 

il 70 cent falso del III tipo

Figura 13 – la tracciatura orizzontale, l’originale in alto, a seguire i falsi del 3° e 4° tipo

 

In entrambi i falsi (3° tipo al centro delle figure ed il 4° a destra o in basso) le tracciature sono molto incise e decisamente differenti sia tra loro che rispetto all’originale (sempre in alto nelle due figure). Anche questo carattere è stato migliorato nel 4° tipo, ma non raggiunge ancora la delicatezza e le dimensioni delle incisioni e del passo che riscontriamo negli originali. Nelle imitazioni si ha sempre un taglio profondo e largo tanto che tende ad incidere anche il foglio siliconato sottostante; questo fatto indebolisce quasi sempre la rigidità del foglio. Da notare anche la precisione degli incroci nella tracciatura originale che in entrambe le imitazione non esiste se non casualmente.

LO STAVAMO ASPETTANDO: IL FALSO DA 70 CENTESIMI DI POSTA ITALIANA

Nicola Luciano Cipriani

Ripubblico questo articolo un po’ datato, ma utile per tenere in un unico contenitore i miei articoli sui falsi della serie ordinaria Posta Italiana e l’evoluzione delle caratteristiche utilizzate per stamparli. Ho apportato alcune aggiunte relativamente a ritrovamenti successivi e alla vernice bozzolosa. L’articolo originario è apparso a suo tempo su Il Francobollo incatenato, n. 238, nel marzo 2014 e su Il Postalista 1l 17-6-15.

 

Ormai è diventata non solo una consuetudine, ma penso anche un impegno di sfida, non solo nei confronti dello Stato, ma, ritengo, anche nei nostri che cerchiamo di mettere in evidenza la non perfezione delle imitazioni. Ad ogni nuova integrazione alla serie ordinaria Posta Italiana (sono già apparsi i falsi da 0,60, 1,40, 1,50, 2,00 e 3,30), arriva l’integrazione della serie falsificata. Dalla prima pubblicazione di questo articolo sono seguiti anche i ritrovamenti dei falsi da 0,85, 1,90 e 3,60. Questi falsi vengono venduti certamente a meno del facciale per lo smercio attraverso le rivendite conniventi di valori bollati, ma nel mercato filatelico il guadagno è stato in proporzione maggiore in quanto, fino a qualche tempo fa, erano venduti a più del facciale. Oggi la situazione è meno fertile e vengono offerti stock in internet a meno del facciale.

Il nuovo valore da 0,70 falso ha delle migliorie rispetto ai precedenti fratellini: la stampa è più pulita ed appare ancora più vicina a quella degli originali. Ma, prima di passare in rassegna le sue caratteristiche e le differenze con l’originale, vorrei prima di tutto evidenziare che l’inchiostro verde e rosso sono debolmente fluorescenti, ma interessante è anche la carta utilizzata, è nuova per i falsari, un po’ meno per alcune emissioni estere: contiene al suo interno filamenti fluorescenti di vario colore, visibili solo in luce viola (figura 1). La carta superiore stampata non è molto diversa da quella degli altri falsi, diverso è invece il foglio siliconato che negli altri falsi ha riflessi perlacei. In questo falso, invece, è molto simile a quello dei francobolli originali.

 

lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

Figura 1 – il falso 0,70 in luce viola

 

Nelle immagini che seguono, l’originale è sempre in alto o a sinistra.

Nelle figure 2 e 3 sono mostrate le differenti dimensioni tra l’originale e l’imitazione. Si tratta di differenze minime: 0,2 mm in larghezza e 0,1 mm in altezza (figura 3), quindi poco percettibili se non con un ingrandimento.

 

lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

Figura 2 – confronto in larghezza tra l’originale (in alto) e l’imitazione.

 

Indubbiamente queste differenze sono legate al metodo di registrazione dell’immagine, probabilmente fotografica. Da notare che anche con l’ingrandimento riportato in queste prime due figure, le due immagini appaiono decisamente identiche, se si eccettua il colore della busta che vedremo più avanti. Nella successiva figura 4 è riportata la porzione di sinistra della cartella grande; si nota bene il minore spessore dei font di stampa nell’imitazione, questa maggiore sottigliezza conferisce all’immagine una migliore pulizia rendendo le scritte maggiormente leggibili e la microscrittura identificabile come tale. Nelle imitazioni precedenti della stessa serie, questo carattere era leggermente più grossolano e più facilmente distinguibile da quello originale.

 

lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

Figura 4 – le scritte in cartella grande a
sinistra della busta, l’originale in alto

 

Altro carattere di miglioria in questo nuovo falso, comune anche al fratello da 0,75, è la vernice bozzolosa o embossing digitale o verniciatura UV (questa vernice si accoppia bene con la stampa offset conferendo un aspetto estetico meno piatto) che conferisce il rilievo alla stampa in forma di buccia d’arancia. Ricorderete che l’effetto rilievo, tipico della calcografia, era stato simulato con una vernice trasparente bozzolosa che alla lente appare come plastificata. Questa vernice è lucida ed aveva i bozzoli un po’ troppo grandi tanto da essere facilmente riconoscibile facendo scivolare il polpastrello sul disegno. La nuova versione di questa vernice plastica è stata applicata con bozzoli molto più piccoli e la differenza con la vera calcografia si è ridotta ma resta comunque riconoscibile. In ogni caso rimane sempre la possibilità di riconoscere questa imitazione. Se osservate infatti l’immagine di figura 4, vi rendete conto che l’originale appare più pulito dell’imitazione (in basso), tra le lettere della microscrittura appaiono piccole macchioline grigie che sono l’effetto prodotto dalla luce incidente dello scanner che muore all’interno dei piccoli bozzoli plastici. Se poi questa vernice è un po’ fuori registro rispetto al colore, allora queste macchioline grigie si vedono anche lungo uno o due bordi del disegno (dipende dall’entità e dalla direzione del fuori registro). Nel caso di figura 4 (in basso), si vede bene come i bordi superiore e sinistro siano accompagnati da una serie di puntini grigi, visibili molto bene sopra la parola poste in alto a sinistra. Tutte le scritte ed il disegno hanno come base questa vernice plastica che è evidente anche nelle figure 5 alla sinistra della p di poste e nel contorno superiore delle altre lettere, nella figura 6 sopra il “7” e nella figura 7 sopra la t di italia.

lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

Figura 5 – parte della scritta l’originale in alto

 

lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

Figura 6 – il valore, l’originale in alto

 

lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

Figura 7 – la scritta ITALIA, l’originale in alto

 

Un carattere particolare è anche la bustina che vola (figura 8), nell’originale ha sempre la copertura dorata che può avere riflessi più o meno evidenti, ma sempre presente; nell’imitazione la doratura è sempre assente, ma con luce radente è molto lucida grazie alla verniciatura UV.

lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

Figura 8 – la busta, l’originale a sinistra

 

Nella figura 9, invece, non ci sono grandi differenze da evidenziare, però c’è da dire che l’inchiostro utilizzato per questi falsi è sempre molto lucido che ben riflette la luce radente. Se c’è del fuori registro con la vernice plastica sottostante, sia nelle scie che nelle altre scritte è ben visibile l’effetto riflettente dell’inchiostro.

lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

Figura 9 – le scie, l’originale a
sinistra

 

La figura 10 mostra una leggera differenza di tono del rosso, direi non significativa; è interessante, invece, in quanto mostra bene, a causa del fuori registro, la vernice plastica sottostante la quale conferisce un aspetto non ben definito ai caratteri. Queste lettere sono un ottimo elemento per vedere la vernice plastica in quanto, per la loro sottigliezza, è sufficiente un piccolissimo fuori registro per metterla in risalto. Tra l’altro la vernice plastica è debolmente fluorescente e la luce viola la mette in evidenza.

lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

Figura 10 – la scritta in ditta, l’originale in alto

 

Anche la fustellatura è stata migliorata (figura 11). Come si può notare, non sono più evidenti le incisioni a “v”, gli incavi sono più arrotondati, ma i denti sono leggermente più corti e più appuntiti rispetto all’originale.

lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

Figura 11 – la fustellatura, l’originale in alto

 

Resta comunque il solito dentone arrotondato negli angoli. C’è da dire che l’incisione della fustellatura nel falso non ha mai avuto caratteri costanti all’interno dello stesso foglio, in alcuni francobolli è abbastanza ben fatta, in altri è più evidente l’incisione a “v”, specialmente lungo i lati verticali. In questo valore da 0,70, la fustellatura è stata migliorata e le forme a “v” sembrano non esserci più anche se la pendenza dei denti è diversa dall’originale.

Nelle ultime due figure è riportata la tracciatura verticale (figura 12) e quella orizzontale (figura 13).

lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

Figura 12 – la tracciatura verticale, l’originale in alto

 

lo stavamo aspettando: il falso da 70 centesimi

Figura 13 – la tracciatura orizzontale, l’originale in alto

 

Anche questo carattere è stato migliorato, ma non raggiunge ancora la delicatezza e le dimensioni delle incisioni e del passo che riscontriamo negli originali (sempre in alto nelle due figure). Nelle imitazioni si ha sempre un taglio profondo e largo tanto da indebolire spesso la rigidità del foglio; da notare anche la precisione degli incroci nella tracciatura originale che nell’imitazione non esiste se non casualmente.

MAMMA MIA QUANTI FALSI DA 0,60 DI POSTA ITALIANA!

Nicola Luciano Cipriani

 

Premessa

questo é un articolo che raccoglie tutti i falsi da 0,60 di Posta Italiana e li mette a confronto con l’originale. Sono prese in considerazione tutti gli elementi che compongono la vignetta. Come detto per altri articoli, lo inserisco nelle mie pagine per agevolare la ricerca sui falsi noti di questa serie raggruppandoli in un unico sito. E’ un articolo pubblicato su Il Francobollo Incatenato n. 222, ottobre 2010, e su Il Postalista il 7.03.2014.

 

Introduzione

Purtroppo devo ripetermi. Quando, il 7 luglio 2009 uscì la nuova ordinaria di Posta Italiana, dissi subito e con chiarezza che questi francobolli sarebbero stati facilmente falsificabili. Con puntualità la cosa è stata realizzata anche se in vario modo, come vedremo più avanti. Di certo, bisogna riconoscere che il titolo dato a questo articolo parla da sé. Quando vengono prodotti francobolli falsi, è difficile avere l’opportunità di accorgersene sin dall’inizio; in genere ci si rende conto solo quando capita una missiva tra le mani di qualche collezionista oppure se qualche smerciatore li propone a livello collezionistico cosa che, bisogna riconoscere, succede sempre più spesso. La prima segnalazione di un falso di Posta Italiana risale al 5 giugno 2010 (figura 1), da quanto tempo era in circolazione? Il suo ritrovamento fu realmente casuale, come comunicato da Diego Carrarosul n. 199 de Il Francobollo Incatenato.

mamma mia quanti falsi!

Figura 1 – 60 cent. falso I tipo

 

Questo falso è decisamente grossolano e mal fatto, facilmente riconoscibile nel colore della busta volante e nella fustellatura fatta ad ondine con passo 10. Vedremo più avanti gli altri elementi distintivi. Non è facile stabilire la cronologia delle comparse sul mercato dei francobolli falsi di questa emissione, come non è facile stabilire la data di immissione sul mercato; dobbiamo, come al solito, basarci sulle date dei documenti postali che riusciamo ad individuare. Su questa base, possiamo dire che le imitazioni sono comparse tutte tra il 2010 ed il 2011, forse, solo quello denominato III tipo potrebbe essere stato distribuito nel 2011 in quanto il ritrovamento è di questa primavera (segnalazione del nostro socio C. C.). Sicuramente i falsari si sono messi all’opera subito dopo l’emissione della nuova ordinaria. Ad ogni modo del II tipo abbiamo notizia di ritrovamenti su bustoni (figura 2) e fuori tariffa (€ 1,80) nel corso del 2011 e qualche lettera primo porto ed una secondo porto con l’aggiunta di un 20 cent. di Posta Italiana

mamma mia quanti falsi!

Figura 2 – 60 cent. falso II tipo

 

Di tutti questi falsi sono noti solo i valori da 60 cent.; tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 sono comparsi ulteriori falsi, molto insidiosi per il livello dell’imitazione, di tutti i valori, ad eccezione dei piccoli (5, 10 e 20 cent.) e di quello da 75 cent. Chiamerò IV tipo questi ultimi, anche se probabilmente non lo sono cronologicamente; ho preferito descrivere in successione gli altri tre tipi che ben si differenziano da questi ultimi, anche se il terzo tipo ha caratteristiche proprie. Delle imitazioni del IV tipo ho pubblicato una descrizione ne: Il francobollo Incatenato n. 215. A seguire le immagini del III eIV tipo.

mamma mia quanti falsi!

Figura 3 – 60 cent. falso III tipo

 

 

mamma mia quanti falsi!

Figura 4 – 1,40 falso del IV tipo in questa versione è stata falsificata la serie completa.

 

Nel proseguo del testo, per la descrizione delle differenze tra questi francobolli presenterò prima sempre l’originale e, a seguire, i tipi I, II, III e IV.

Parliamo innanzitutto della carta, quella del I tipo è lucida, morbida, e bianca, inoltre, essa non oppone resistenza piegandola dolcemente tra le dita. Per questo falso non ho potuto visionare le caratteristiche della carta siliconata di supporto. Le caratteristiche della carta del francobollo del II tipo sono molto simili a quella del I tipo, inoltre la carta siliconata di supporto è bianca brillante. Quella del francobollo del III tipo invece è molto più lucida, bianca e leggermente più resistente alla flessione, inoltre, quella siliconata di supporto è bianca opaca, quasi grigina. La carta dei francobolli del IV tipo, invece, è bianca, opaca, più resistente dei precedenti alla flessione tra le dita la carta siliconata di supporto è bianca, con tonalità compresa tra quella del II e III tipo. Di tutte queste imitazioni, quella che presenta le caratteristiche della carta più simile all’originale è decisamente l’imitazione del IV tipo. Nell’originale infatti riscontriamo sia la carta semilucida (prime tirature) che opaca (tirature più recenti), ma, sempre abbastanza resistente alla flessione. Il supporto siliconato è quasi sempre bianco, ma mai smorto o brillante.

La stampa in nessuna imitazione è in calcografia, direi tutte in offset. In particolare i tipi I e II hanno il tratto pieno per i contorni e le linee, mentre per i riempimenti è stato usato un retino piuttosto grosso a pallini con una densità del 50% circa. Anche il III tipo è stato stampato in offset, ma con retini molto fini e a più colori; questo carattere si vede bene negli ingrandimenti delle figure 5, 6, 7, 8 e 9.

Il quarto tipo si differenzia dalle prime tre imitazioni, la stampa è sempre a tratto pieno e per i riempimenti della busta e delle scie è stato usato un retino a maglia quadrate, molto simile all’originale, ma con inclinazione leggermente differente. Come detto queste imitazioni sono molto vicine all’originale e possono passare facilmente inosservate; i falsari hanno anche adottato un accorgimento che simula la calcografia: su tutte le parti del disegno è stata sovrapposta una speciale vernice trasparente che ha prodotto microscopici globosità superficiali (stama a verniciatura UV o embossing digitale) che producono l’effetto delle asperità della calcografia. In taluni esemplari l’effetto è eccessivo, ma in altri anche questo carattere si avvicina molto all’originale. Nella figura 5 è messa a confronto lamicroscrittura.

mamma mia quanti falsi!

Figura 5 – in alto l’originale ed a seguire verso il basso i falsi I, II, III e IV tipo

 

Nelle imitazioni del I, II tipo è leggibile la microscrittura e mancano le lettere nascoste “IPZS” disperse nel testo. Le righe sono 9 anziché 8 e la prima parola è EPOSTE, con la gambina della N precedente appena accennata e mal definibile per l’interferenza della cornice, anziché POSTE.  Nel III tipo la microscrittura è sostituita da una massa informe di puntini colorati con prevalente tonalità del blu. Infine, il IV tipo ha la microscrittura su 8 righe e con le lettere nascoste “IPZS”, il tutto è molto simile all’originale. La cartella piccola posta a sinistra della scritta “Posta Italiana” (figura 6) presenta le stesse caratteristiche di quelladestra.

mamma mia quanti falsi!

Figura 6 – cartella piccola, a sinistra l’originale, a seguire le imitazioni

 

Anche in questo caso il I e II tipo sono molto simili e la prima parola è ANEPO anziché POSTEIT.

Il valore facciale “€ 0,60” (figura 7) conferma similitudini e differenze viste fino ad ora: il I e II tipo sono identici nelle linee generali differendo tra loro solo per la inchiostrazione un po’ più pesante; in questo caso si può notare, rispetto all’originale, la differente forma del simbolo dell’euro, leggermente ellittica, e quella delle cifre: lo “0” più stretto ed il “6” con l’occhiello più piccolo e la curva alta più accentuata. Il III ed il IV tipo, invece, sono molto simili all’originale.

mamma mia quanti falsi!

Figura 7 – in alto l’originale, a seguire verso il basso dal I al IV tipo

 

Anche le figure 8, 9 e 10 ripropongono le conferme delle similitudini e differenze riscontrate: I e II tipo uguali tra loro, il III differente da tutti ed il IV simile all’originale.

mamma mia quanti falsi!

Figura 8 – in alto l’originale ed a seguire i quattro tipi di falsi,

 

mamma mia quanti falsi!

Figura 9 – a sinistra l’originale, a seguire dal I al IV tipo

 

mamma mia quanti falsi!

Figura 10 – in alto l’originale ed a seguire verso il basso i quattro falsi

 

Un discorso a parte merita la tracciatura (perforazione a tratteggio) e la fustellatura (figura 11). La tracciatura dei tipi II e III è identica: 2 mm di linea forata e 1 mm intatto. Del primo tipo non ho elementi per effettuare le misure, ma penso che possa essere ipotizzata la sua appartenenza a questo gruppo per le forti similitudini con il II tipo. Il IV tipo ha invece 3 mm, in verticale, e 3,5, in orizzontale, di tratto tagliato e 1 intatto. L’originale ha, invece, 2,5 e 0,5.

Anche la fustellatura conferma ulteriormente differenze e similitudini riscontrate nell’analisi di questi falsi, in particolare è da notare che i fustellatori utilizzati per i tipi I, II e III sono identici sia nel passo (10), sia nella modalità del taglio. Si tratta, infatti, di segmenti di fustellatori lineari separati tra loro ed accostati in modo da comporre il rettangolo che delimita il francobollo, essi sono probabilmente montati su un unico telaio. Agli angoli del francobollo si vede bene la non continuità del taglio. Il fustellatore del IV tipo è, invece, costituito da un unico elemento rettangolare che taglia come una lama in continuo il contorno del francobollo. La similitudine con l’originale è elevata e non facilmente distinguibile. La misura del passo ha fornito il valore 11,25 (contro 11 dell’originale), ma più che questo valore, è indicativa la forma dei denti, sia di quello grande in corrispondenza degli angoli, sia degli altri. intendiamoci, non si tratta di evidenti differenze, però il dente d’angolo è più tondo, mentre, gli altri sono leggermente più appuntiti rispetto aglioriginali.

mamma mia quanti falsi!

Figura 11 – in alto l’originale, a seguire verso il basso, dal I al IV tipo

 

Per concludere resta solo da dire che, con un buon grado di certezza, i tipi I e II sono stati eseguiti dalla stessa mano e che le differenze di colore sono dovute solo ad una differente inchiostrazione; le leggere differenze di tonalità cromatiche che si riscontrano nel rosso (che appare più violaceo nel I tipo) non le ritengo diagnostiche e penso che questi due falsi debbano essere considerati due tipi di una stessa produzione. Il III tipo differisce molto dai primi due e non ci sono elementi diagnostici per attribuirlo alla stessa mano dei precedenti, anche se non si può escludere una evoluzione della tipologia di stampa, ma sarei propenso a tenerlo separato. Il IV tipo è da tenere distinto dai precedenti in quanto eseguito con tecniche decisamente differenti. Come già esposto, la sua elevata similitudine con l’originale lo rende veramente molto insidioso, può passare non solo molto facilmente per posta, anche se sottoposto a controlli visivi, ma anche essere scartato per apparire poco interessante agli occhi di molti collezionisti.

SONO GIUNTI INASPETTATI!

Nicola Luciano Cipriani https://www.peritofilatelico-cipriani.it/ e

Diego Carraro http://www.diegocarraro.it/

Premessa

La appena trascorsa manifestazione ITALIAFIL 2015 è stata piena di novità. Oltre al clima abbastanza movimentato (almeno da parte degli scriventi), come spesso succede, anche in questa occasione è emersa una novità: sono stati scoperti i valori da 5, 10 e 20 centesimi di Posta Italiana contraffatti. Abbiamo sempre pensato che i piccoli valori non sarebbero mai stati sotto l’attenzione dei falsari, ma evidentemente ci siamo sbagliati, forse anche loro, come Poste Italiane, devono smaltire qualche eccedenza. Tutto è nato da un foglio di non chiara origine che ha diviso i presenti in due gruppi: “si è genuino”, “no non è buono”. Ci siamo messi un po’ in disparte a confrontarci tra di noi per cercare di dipanare il mistero. La nostra chiacchierata non è stata breve, in compenso abbiamo verificato tutti gli aspetti del campione che avevamo tra le mani giungendo a mettere in risalto tanti particolari che ci hanno indirizzato verso l’ineluttabile verdetto: sono falsi. Cogliamo quindi l’occasione per divulgare le nostre considerazioni.

sono giunti inaspettati!

Figura 1 – i francobolli falsi da 5, 10 e 20 centesimi di Posta Italiana .

Nella figura 1 mostriamo queste imitazioni in fogli. Come si può vedere, l’aspetto panoramico non fa venire assolutamente alcun dubbio, tranne per quella strana sovrapposizione del codice alfanumerico sui registri di colore. Questa sovrapposizione negli originali è in genere solo parziale ma potrebbe verificarsi, anche se non facilmente.
Nelle linee generali queste imitazioni sono molto ben fatte e difficilmente si riesce a riconoscerle; hanno una fustellatura quasi perfetta, come pure la vernice interferenziale che ricopre la bustina che vola. Sono fatti talmente bene che qualcuno ha insistito convinto della loro genuinità. Ma, vediamo passo passo le caratteristiche di questi esemplari in confronto con un originale.

 

La carta

Testandola tra le dita, in parallelo con un foglio originale, non è difficile notare una maggiore morbidezza nell’imitazione; l’originale è più elastica e, se debolmente incurvata, torna abbastanza facilmente su se stessa, cosa che fa con maggiore difficoltà la carta dell’imitazione. Anche alla lampada di Wood la risposta è molto diversa (figura 2).

sono giunti inaspettati!

Figura 2 – la risposta alla luce viola sul fronte.

La carta dell’imitazione è sensibilmente fluorescente sul bianco, mentre l’originale è decisamente inattiva. Anche al retro le due carte presentano risposte ancora differenti, ma, in questo caso, anche l’originale mostra una debole risposta (figura 3).

sono giunti inaspettati!

Figura 3 – la risposta alla luce viola al verso.

 

La stampa

Come accennato nella parte iniziale, la stampa è fatta molto bene tanto da non destare alcuna perplessità ad una visione non attenta. Anche qualche esperto potrebbe essere ingannato. Per meglio notare le differenze di stampa, bisogna dire subito che la stampa in rotocalco fornisce un prodotto notevolmente differente da quello stampato in fotolito (offset) ed inoltre vi sono innumerevoli tipi di colori da stampa che anche loro hanno un ruolo sul prodotto finale. Non ultime la quantità di colore (nota tra i collezionisti come quantità di inchiostrazione). Nelle figure a seguire mostriamo alcuni esempi che aiutano a distinguere le imitazioni;

sono giunti inaspettati!

Figura 4 – aspetto della stampa.

nella figura 4 si nota sicuramente la delimitazione delle lettere, irregolari nell’originale, perfetta nell’imitazione. L’aspetto però che ci ha colpiti maggiormente è l’imitazione della irregolarità della distribuzione dell’inchiostro che nell’offset appare decisamente piatto e omogeneo. Tale imitazione è stata realizzata “graffiando” l’immagine con il software di grafica, naturalmente questa operazione è stata fatta su una sola immagine che poi è stata replicata 70 volte per completare il foglio. Questa operazione ha praticamente ripetuto sempre gli stessi “graffi” nella stessa posizione su tutti i francobolli di tutti i fogli e, come si può evincere dalla figura 5, il risultato a stampa è molto differente da quello originale in cui le irregolarità della distribuzione dell’inchiostro sono decisamente random.

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Figura 5 – i “graffi” ripetuti su tutte le posizioni delle imitazioni.

Sui registri dei colori presenti sui bordi la “graffiatura” è stata leggermente traslata, forse per mascherarla. Nella figura 6 riportiamo il registro quadrato rosso dell’originale e delle imitazioni ad eccezione del 5 cent che è molto inchiostrato e le graffiature sono poco evidenti. Le frecce nere evidenziano graffiature uguali in posizioni leggermente differenti a denotare la traslazione dell’immagine.

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Figura 6 – la graffiatura nei registri di colore.

La microscrittura è molto nitida e ben leggibile. Tutti i tratti sottili non sono stati graffiati, forse perché più complicato da farsi o forse perché ritenuto inutile.

Una attenzione merita anche la vernice interferenziale che nelle imitazioni assume un aspetto globulare (figura 7) contro quello decisamente piatto degli originali. Del tono del colore oro non c’è molto da dire in quanto anche negli originali si riscontrano leggere variazioni. C’è invece da aggiungere che, alla scansione, l’interferenziale delle imitazioni è più visibile, con un fondo leggermente grigino, mentre nell’originale è molto spesso invisibile o appena percettibile.

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Figura 7 – il colore interferenziale: globulare nelle imitazioni, piatto negli originali.

Anche le cimose delle imitazioni sono state completate con tutti gli accessori; in particolare emerge in modo evidente il carattere del codice alfanumerico stampato a piccoli quadrati come è facilmente visibile lungo i lati obliqui dei caratteri (figura 8).

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Figura 8 – il codice alfanumerico a pixel quadrati nelle imitazioni.

Negli originali, invece, questo carattere era a coppie di piccoli pallini fino alla fine del 2014 e sostituito con un apparato laser a punti minuti. Il codice a barre (traduzione dell’alfanumerico) è ondulato nell’originale, a barre diritte e nette nelle imitazioni (figura 9).

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Figura 9 – il codice a barre del sistema di conteggio dei fogli. Si noti la grafica differente rispetto all’originale in alto.

 

 

La fustellatura

Queste imitazioni sono state fustellate molto bene, il taglio è molto sottile e l’incisione appare molto simile all’originale, ma alcune differenze ci sono. Nella figura 10 riportiamo il lato destro dei francobolli e a prima vista sembra proprio che differenze non ce ne siano; in realtà, a ben guardare, qualcosa viene fuori, non tanto lungo i lati che sembrano proprio uguali, ma nel dente d’angolo.

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Figura 10 – la fustellatura originale (a sinistra) e delle imitazioni.

Nella figura 11 riproduciamo questo particolare. Nella fila alta l’angolo destro alto di ciascun valore ed in basso gli stessi con la sovrapposizione in rosso del contorno del dente dell’originale che è a sinistra.

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Figura 11 – il dente d’angolo nell’originale (a sinistra) e nelle imitazioni.

Come si può notare, il contorno del dente delle imitazioni non ha la stessa forma di quello originale, non solo, anche tra le imitazioni si notano alcune differenze. Non si può pensare che siano stati utilizzati fustellatori differenti, si può invece pensare che questo strumento non sia di alta precisione e che ci siano differenze, anche se impercettibili, da un punto all’altro del fustellatore. Questo vuole anche dire che il Poligrafico ha attrezzature di elevato livello tecnico.

 

La tracciatura

Prima di entrare in questo argomento, ricordiamo che i falsi dei valori maggiori, come pure quelli dei prioritari, hanno sempre avuto una tracciatura molto profonda che snervava la rigidità del foglio a causa della incisione profonda e larga che produceva il tracciatore. In questo caso invece il tracciatore è molto sottile ed incide pochissimo il doppio foglio di carta, addirittura meno di quello del Poligrafico.
Nella figura 12 riportiamo la tracciatura orizzontale ripresa a partire dal bordo sinistro e di ampiezza corrispondente ad un francobollo, l’originale è in alto.

sono giunti inaspettati!

Figura 12 – la tracciatura orizzontale, in alto l’originale.

Come si può notare il tracciatore del Poligrafico presenta, a sinistra, una incisione in più oltre l’incrocio con la tracciatura verticale; questo taglio in eccesso è anche più corto degli altri. Le imitazioni invece hanno il taglio verticale compreso tra la prima e la seconda incisione orizzontale le quali sono della stessa lunghezza. Altro carattere distintivo sono gli incroci. Nell’originale gli incroci sono tra due segmenti che si intersecano esattamente nel centro a formare una croce simmetrica sempre uguale in tutto il tracciatore. Nelle imitazioni invece i segmenti che si incrociano sono quattro e spesso non nella stessa posizione. Il primo incrocio a sinistra ha il centro non inciso ed i segmenti corrispondono ai quattro bracci della croce. Inoltre la lamella superiore è sempre curva verso destra. Spostandoci a sinistra, notiamo che il secondo incrocio è sfalsato ed incrocia un segmento orizzontale a causa del non sincronismo tra i due passi (orizzontale e verticale) della tracciatura.
Nella figura 13 riportiamo la tracciatura verticale corrispondente all’ampiezza di un francobollo. Anche in questo caso si nota la perfetta simmetria del tracciatore originale con gli incroci sempre perfetti con due segmenti che si intersecano nel centro. Al contrario il tracciatore delle imitazioni produce incroci casuali tra i segmenti delle due direzioni. Da notare come i segmenti verticali alti (rispetto all’incrocio) siano sempre piegati verso destra ed inoltre l’altezza dell’originale (distanza tra due incroci consecutivi) è leggermente minore di quella delle imitazioni.

sono giunti inaspettati!

Figura 13 – la tracciatura verticale, a sinistra l’originale.

Nel suo insieme, a parte gli incroci, la tracciatura sembra avere lo stesso passo di quella originale, a ben guardare però, una differenza minima c’è. Nella figura 14

sono giunti inaspettati!

Figura 14 – la tracciatura verticale ha passo differente rispetto all’originale.

riportiamo la tracciatura verticale corrispondente a sei francobolli a partire dal bordo inferiore; posizionando i tagli in corrispondenza della prima traccia orizzontale, in corrispondenza del sesto francobollo si osserva già una differenza che aumenta verso l’alto. Ciò sta ad indicare che il passo dei due tracciatori è molto simile ma non uguale. Il confronto si può anche fare materialmente accostando due blocchi (un originale ed un falso) e facendo combaciare il primo strappo; si vedrà facilmente come gli strappi successivi non siano perfettamente corrispondenti fino ad essere fuori fase su una distanza maggiore.

TIRATURA? RISTAMPA? TIPO? CERCHIAMO DI FARE CHIAREZZA!

a cura del perito filatelico Nicola Luciano Cipriani e Claudio Ernesto Manzati

PREAMBOLO

Perché abbiamo affrontato questo argomento? Per il semplice fatto che il campo, si può dire, che sia “minato” a causa di mancanza di chiarezza in generale, ma soprattutto perché si usano questi termini in modo spesso non corretto continuando ad alimentare la confusione. Inoltre le moderne tecnologie di stampa adottate dal Poligrafico dello Stato inducono a considerazioni differenti rispetto al passato. È stato molto interessante leggere, sul numero d’esordio de “l’Odontometro” l’articolo di merito che ha scritto Marcello Manelli. Marcello Manelli sviluppa un bellissimo preambolo sulla ricerca del significato della parola “tiratura” dopo di che menziona l’uso della parola “tipo” spesso utilizzata in sostituzione della precedente in modo un po’ ambiguo. Passa poi in rassegna i quattro elementi fondanti del francobollo: a) il supporto (la carta); b) il contorno (la dentellatura); il recto (la stampa); il verso (gomma). Continua con l’elenco in 7 punti di quei caratteri che possono intervenire per far sì che si possa essere di fronte ad una differente tiratura e termina con un elenco di quattro motivazioni che hanno portato alla variazione di almeno uno dei quattro elementi fondanti del francobollo. In quell’articolo però sembra mancare qualcosa, probabilmente è dato per scontato, ma esplicitare tutto quello che è necessario a far chiarezza è sempre meglio. Quello che richiede ulteriori precisazioni è sicuramente porre dei limiti ben definiti tra tiratura e ristampa anche se tracciare una linea di demarcazione netta può non essere facile in alcuni casi, che in effetti ci sono. Una particolare attenzione meritano le nuove tecniche di stampa e numerazione adottate dall’IPZS, come si vedrà nel seguito. Ad ogni modo un punto fermo c’è e riguarda il concetto di tiratura il quale in filatelia non è poi così diverso da quello del mondo dell’editoria in generale. La tiratura di un giornale o di un libro sono le copie stampate di ciascun oggetto; ma se prendiamo in considerazione un libro che viene ristampato più volte, notiamo che in seconda di copertina, in genere, sono riportati gli anni o, per i libri di grande successo, addirittura i mesi in cui si è avuta la ristampa. Per alcuni libri di successo, le ristampe sono state diverse e ciascuna è riconoscibile dall’anno in cui è avvenuta la ristampa. Ogni ristampa ha una propria tiratura e spesso queste possono differire o per il tipo di carta, o per il tipo di rilegatura o altro, ma comunque sono riconoscibili dall’anno in cui sono state stampate. Questo è l’aspetto che più si avvicina al mondo filatelico: la possibilità di distinguere una ristampa dall’altra e quindi una tiratura dall’altra. Inoltre, possiamo anche avere il caso di due ristampe dello stesso libro decisamente identiche, ma che differiscono solo per l’anno riportato in seconda di copertina. Il concetto di tiratura con ristampe di un libro di successo ci sarà molto utile per capire in parallelo quanto asseriamo nel proseguo di questo testo; torniamo quindi nell’ambito filatelico. In filatelia per tiratura si intende un insieme di francobolli con caratteristiche costanti, tanto che francobolli della stessa emissione, ma con caratteristiche differenti in almeno un componente principale sono attribuite a due distinte tirature. Come esempio citiamo il dittico emesso in occasione della vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio del 2002 (figura 1).

tiratura? soprastampa? tipo? cerchiamo di fare chiarezza!

Figura 1 – 1a tiratura 14 fori diagonali

Il francobollo di sinistra è stato emesso inizialmente con 7 fori diagonali, successivamente con 6; la variazione fu necessaria per ovviare alla facile rottura dell’angolino in cui si concentravano ben quattro fori (figura 2). È indubbio che l’eliminazione del foro della diagonale in prossimità dello spigolo rivesta un carattere progettuale, o strutturale che si voglia, e quindi i due francobolli vanno considerati come appartenenti a due distinte tirature.

tiratura? soprastampa? tipo? cerchiamo di fare chiarezza!

Figura 2 – 1a tiratura (sinistra) e 2 a tiratura

Un giorno dello scorso agosto, con Claudio Manzati ci siamo incontrati in Maremma presso il mio agriturismo. La giornata era calda e, come al solito, anche abbastanza ventosa, due caratteri molto frequenti a Casa Montecucco. Sarà per la posizione un po’ collinare, un po’ perché apre la valle del Fiume Bruna verso la pianura grossetana, ma qui almeno la brezza è quotidiana, e in certe ore della giornata o anche saltuariamente per tutto il giorno, il vento si fa sentire. Per ripararci da quel vento che non ci faceva lavorare con la lavagna a grandi fogli di carta, ci siamo riparati sotto la loggetta dell’ingresso principale (figura 3).

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Figura 3 – la paperboard al vento

Qui, un po’ riparati dal vento, abbiamo sopportato il caldo sole del tardo pomeriggio ed abbiamo un po’ giocato mettendo su carta alcune idee, ragionando ad alta voce e scrivendo qualche appunto schematico. Claudio da bravo dirigente industriale ha iniziato subito ad organizzare un elenco per punti delle voci principali, poi via via ne aggiungevamo delle altre continuando i nostri ragionamenti. Ve li proponiamo un po’ più dialogati anche per spiegare meglio le nostre idee.
Innanzitutto il nostro ragionamento non si applica ai commemorativi se non in pochi casi, più frequenti in passato, decisamente rari attualmente. Fino a qualche anno fa, infatti, la stampa dei francobolli, anche se non di elevata tiratura, avveniva con tempistica meno veloce di quanto si faccia oggi ed era quindi possibile avere differenze in almeno una delle parti principali che compongono il francobollo; pensate ai “Volta” stampati un foglio per volta! La nostra visita al Poligrafico dello Stato, nel marzo dello scorso anno, ci ha offerto la possibilità di toccare con mano le moderne tecnologie e metodologie di stampa dei francobolli; i responsabili di settore dell’IPZS ci hanno mostrato tutto l’iter necessario alla realizzazione di un francobollo: dal disegno (figura 4), al bozzetto, all’incisione sul cilindro ed alla stampa. Pensate, un commemorativo (tiratura 2-3 milioni) viene stampato in una unica soluzione e nell’arco di alcune ore. Parlando della situazione attuale abbiamo seguito un filo per noi logico fermo restando la possibilità di applicarlo poi in modo retroattivo. Il nostro ragionamento quindi lo abbiamo portato avanti prendendo, come esempio, le due serie ordinarie dei Prioritari e di Posta Italiana.

tiratura? soprastampa? tipo? cerchiamo di fare chiarezza!

Figura 4 – Rita Morena disegnatrice
dell’IPZS

Il primo punto fermo è il quantitativo di francobolli stampati: gli ordinari vengono stampati in centinaia di milioni di esemplari suddivisi in lotti di stampa. Cosa vuol dire? Semplice, prendiamo ad esempio l’ordinario per il primo porto (€ 0,60), è certamente il taglio più stampato e non può essere prodotto di continuo tutti i giorni perché le macchine servono anche per i commemorativi ed altri prodotti sia postali, sia amministrativi per lo Stato. Ogni qual volta viene richiesto uno stock di questo valore, al Poligrafico vengono programmati 1-2 giorni per la sua stampa. I turni (3) al Poligrafico coprono le 24 ore e la macchina destinata lavora il lotto in un’unica mandata. Questo è un lotto di stampa che può essere composto di qualche milione di pezzi, forse un paio di decine; certamente poca cosa rispetto al numero totale che vedrà la luce. Ogni qualvolta viene stampato un lotto di stampa si ha una “ristampa”. In teoria, se non si riscontrano grandi differenze tra una ristampa e l’altra, il fenomeno passa inosservato, al più si potrebbe notare qualche lieve differenza nel tono di un colore, ma la cosa non diventa degna di nota particolare. L’organizzazione al Poligrafico prevede il controllo dei cilindri di stampa, se ancora validi si montano sulla macchina e la ristampa sarà, molto probabilmente, quasi, indistinguibile dalla precedente. Se, invece, uno o più cilindri risultano aver lavorato troppe ore allora si procede alla ricromatura. Già questa operazione può facilmente produrre un lotto di stampa distinguibile dal precedente. Se poi un cilindro avesse già subito altre ricromature tanto da dover essere ricostruito, allora è sottoposto ad una rettifica (eliminazione di alcuni decimi di spessore del cilindro) a cui segue il trattamento galvanico per ricomporre un nuovo rivestimento di rame su cui viene eseguita una nuova incisione. Sul rame inciso si esegue una cromatura, per indurire lo strato contenente l’immagine ed il cilindro è di nuovo pronto per stampare. Annotiamo che oggi un cilindro può essere ricromato non più di due volte e comunque dopo rettifica, reinciso molte volte in dipendenza della quantità che dovrà produrre. Queste due operazioni portano entrambe ad avere un prodotto (il francobollo) che non è detto che sia proprio identico a quello di lotti precedenti, anche se la tecnica di realizzazione dell’immagine incisa sul cilindro in passato era realizzata attraverso un processo di pressione meccanica di una matrice di acciaio duro, che riportava il disegno, su un cilindro sempre di acciaio, ma meno duro. Ne risultava quindi che ogni francobollo corrispondente ad ogni differente posizione nel foglio era di fatto un francobollo a se, che poi nella stampa potevano anche avere lievi differenze uno dall’altro. Con i nuovi sistemi di preparazione del cilindro di stampa, le immagini sono realizzate attraverso una macchina con controllo elettronico. L’immagine è realizzata impiegando una punta di diamante che graffia ed incide il rame, tante volte quanti sono i francobolli presenti nel foglio, partendo da un’immagine creata a computer ed attraverso un algoritmo trasformata in impulsi trasferiti elettronicamente alla punta di diamante. Ne risulta che le immagini del francobollo riprodotte nel foglio sono praticamente identiche, come pure lo saranno a distanza di mesi quando il cilindro dovesse essere rifatto ex novo. La ricromatura di un cilindro è un’operazione possibile oggi con una tecnologia che fino a pochi anni or sono era totalmente differente: prima se un cilindro era troppo usurato doveva essere rifatto ex-novo. I prodotti della stampa di questi due cilindri potevano avere un qualche carattere che ne potesse consentire la distinzione. Possiamo dire che la ricromatura ha lo stesso significato di un nuovo cilindro del passato? Pensiamo proprio di si, quindi a maggior ragione anche un cilindro totalmente rigenerato con una nuova incisione della strato di rame deve necessariamente essere considerato un nuovo cilindro.

GLI ELEMENTI DI UN FRANCOBOLLO

Detto questo, passiamo quindi al nostro elenco degli elementi che compongono un francobollo e vediamo dove ci porta il nostro ragionamento. Vi ricordiamo che stiamo parlando delle produzioni di ordinari attuali.

Elementi che possono cambiare durante il periodo d’uso dei francobolli di una serie ordinaria:

1. Il cilindro
2. La carta
3. Il colore
4. La dentellatura/fustellatura/perforazione a tratteggio (tracciatura)
5. La gomma

1) Il cilindro – Il Poligrafico dello Stato usa quasi esclusivamente la stampa in rotocalco oppure in rotocalcografia (figura 5), entrambi questi sistemi necessitano di cilindri incisi.

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Figura 5 – immagine al microscopio dell’incisione del cilindro per la stampa in rotocalco a sinistra e in calcografia a destra; si noti la differenza tra “punti” (rotocalco) e “graffi” (calcografia)

La macchina da stampa utilizza fino a cinque cilindri, uno per ciascun colore, più un sesto per il colore tampone. Essa ha incorporato il sistema di taglio a tratteggio, quello per la dentellatura/fustellatura, quello per la separazione dei foglio, il loro conteggio con riporto su ciascun foglio del codice alfanumerico ed il controllo dei difettosi che vengono scartati e tagliati in striscioline e quindi l’impilamento. Per quanto riguarda i cilindri, l’attuale tecnologia utilizzata al Poligrafico dello Stato prevede la possibilità di rigenerare o ricostruire un cilindro di stampa secondo il suo grado di usura. La rigenerazione consiste nella ricromatura della superficie, la sostituzione, invece, in una nuova incisione. Per comprendere meglio quanto detto, prendiamo come esempio la prima e la terza tiratura dello 0,60 di posta italiana (figura 6).

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Figura 6 – 1a e 3a tiratura del valore da € 0,60 di Posta Italiana

Ricorderete che la prima tiratura aveva una stampa un po’ pesante, mentre, la terza è molto più leggera con il colore azzurro più tenue, dovuto non tanto al tono del colore quanto alle linee più sottili. Non abbiamo conferma, ma, dopo la nostra visita al Poligrafico, possiamo affermare con più che buona approssimazione, che la prima tiratura è stata stampata con il cilindro nuovo di zecca, mentre, la terza è stata stampata con un cilindro, quanto meno, rigenerato su cui è stata rifatta una nuova cromatura. Va messo in evidenza anche che tra queste due tirature sono passate decine di lotti di stampa sia di ordinari che di commemorativi. In questo caso penso che siamo tutti d’accordo nel dire che i due francobolli appartengono a due distinte tirature.

2) La carta – È un elemento molto importante del francobollo in quanto è il supporto su cui si applica tutto: la stampa, la gomma e la dentellatura. Essa può essere inoltre filigranata o no, pesante o leggera, colorata o bianca, fluorescente o no. Inoltre per i francobolli adesivi va considerata anche la carta siliconata di supporto sottostante. Non abbiamo esempi di eclatanti variazioni del tipo di carta per le due ultime ordinarie, ma possiamo proporvi i valori da 100, 700 e 750 lire della serie Castelli (figura 7)

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Figura 7 – £ 750 Castelli stele 2

che, generalmente su carta stelle 4, sono stati stampati erroneamente su carta stelle 2. La differenza di filigrana classifica con certezza questi francobolli in due distinte tirature.

3) Il colore – quello utilizzato per stampare i francobolli ordinari impone un discorso chiaro. Un conto sono le più o meno leggere differenze cromatiche dovute alle numerose ristampe eseguite, utilizzando però sempre gli stessi colori, un conto è un colore decisamente differente. Come esempio portiamo la differenza tra prima e seconda tiratura del valore da 0,60 di posta italiana (figura 8).

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Figura 8 –1a e 2a tiratura del valore da € 0,60 di Posta Italiana

La prima tiratura è sempre quella con la stampa abbastanza pesante, la seconda invece è quella con la busta dorata. Inizialmente dubbia, ma poi confermata durante la nostra visita al Poligrafico, l’inchiostro dorato della seconda tiratura fu fatto “in casa” per mancanza della fornitura esterna da parte della ditta incaricata che prepara la miscela colorata pronta all’uso. In questo caso abbiamo effettivamente due colori simili ma di provenienza differente. In passato sono stati usati anche colori fluorescenti, certamente il più famoso è il 10 lire siracusana, ma ce ne sono altri. Anche in questo caso dobbiamo riconoscere di essere di fronte ad una tiratura distinta.

4) La dentellatura/fustellatura/perforazione a tratteggio – Dall’autunno del 2003, con le nuove macchine da stampa nella nuova sede della via salaria, il Poligrafico utilizza due sole modalità: la perforazione con blocco-piastra che perfora con passo 13×13½ e la fustellatura con passo 11. Inoltre è necessario considerare anche la tipologia del taglio a tratteggio (comunemente nota come tracciatura) al quale bisognerà pur dare, prima o poi, delle dimensioni geometriche. Anche questo carattere deve assurgere ad una considerazione pari agli altri per il semplice fatto che la lunghezza dei singoli tagli e la distanza tra loro sono tipiche del sistema utilizzato al Poligrafico. Le modalità attualmente in uso presso l’IPZS non consentono variazioni per queste voci se non quelle della mancanza di uno di questi elementi in modo casuale, ma queste situazioni generano le note varietà che sono fuori dal nostro contesto. Come esempio proponiamo la prima tiratura del prioritario stampato in rotocalco ed emesso nel mese di marzo del 2004 (figura 9).

tiratura? soprastampa? tipo? cerchiamo di fare chiarezza!

Figura 9 – 1a e 2a tiratura del prioritario da € 0,60

Questo francobollo, primo della nuova serie in rotocalco, fu stampato senza tagli a tratteggio lungo i bordi destro e sinistro dei fogli. Fu un errore di progetto, ma l’emissione fu utilizzata per circa un mese e fu sostituita nell’aprile successivo dalla stessa emissione fornita degli opportuni tagli lungo i bordi. In questo caso non si tratta di un “non perforato a tratteggio” per varietà casuale, bensì di una modifica strutturale della produzione e quindi una seconda tiratura del francobollo.

5) La gomma – Anche la gomma ormai deve essere considerato un elemento costante della produzione del Poligrafico che si differenzia solo in due tipologie: francobolli classici da inumidire e autoadesivi. Questi due diversi tipi di collante sono costanti da tempo e lo continueranno ad essere per il futuro prossimo. Probabilmente durante la produzione decennale dei prioritari è stato utilizzato più di un tipo di collante autoadesivo, ma le differenze sono veramente minime e trascurabili. Variazioni volute e consistenti si sono avute in passato prevalentemente per la Siracusana e per i servizi coevi tra il 1968 e il 1979. Durante questo periodo il Poligrafico abbandonò l’uso della gomma arabica a favore di quella vinilica dando così vita a tirature differenziabili, in modo molto evidente, per il tipo di gomma.

ALTRE CONSIDERAZIONI

Da quanto esposto, ed in riferimento specifico ai moderni sistemi di dentellatura e fustellatura, possiamo affermare che la possibilità di avere più di una tiratura è praticamente impossibile per i francobolli commemorativi a meno di “accidenti” e/o variazioni progettuali in corso d’opera. Ad esempio l’emissione del 7 gennaio 2011 adesivo per il 150° dell’Unità d’Italia, era stata prevista in 4,2 milioni di esemplari stampati alla fine di dicembre del 2010 e, successivamente ne sono stati stampati altri 11,8 milioni che sono stati distribuiti agli inizi di aprile. Tra i due lotti di stampa, inizialmente, era sembrato di poter riconoscere alcune piccole differenze di tono dei colori. Considerando che entrambi i lotti sono stati stampati, ciascuno, in unica soluzione e che all’interno di ogni lotto si ha una elevata costanza dei toni cromatici, sono state cercate con il lanternino le possibili differenze per poter distinguere i due lotti in due tirature. In effetti, una differenza c’è, non tanto nei colori che hanno minime differenze di tono veramente poco apprezzabili che non giustificano alcun ché, ma nella fustellatura e nella cimosa. Tra il primo ed il secondo lotto di stampa, si è avuta una piccola rottura del fustellatore in corrispondenza della posizione 14 (CIFO, news del 9-6-2011) causando il taglio solo parziale del terzo dente dall’alto (figura 10).

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Figura 10 – 150° Unità d’Italia con dente incompleto

Questo difetto è relativamente comune nei fogli con numerazione dispari, meno in quelle pari. Questo vuol dire che il fustellatore è doppio e ha lavorato due fogli per volta; è possibile che, dopo una pausa della stampa, il fustellatore sia ripartito con lo scarto di un foglio passando il difetto sui fogli pari. È molto probabile che, se l’impianto viene fermato per un qualunque motivo, la ripartenza fa sicuramente saltare la fustellatura su almeno un foglio. Un altro elemento che aiuta nella distinzione dei due lotti è la sigla alfanumerica che per la prima tiratura ha le lettere della produzione del 2010 e cioè HA+numeri, mentre la seconda tiratura ha le lettere della produzione 2011 che sono invece IA+numeri (figura 11).

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Figura 11 – 1a (HA) e 2a (IA) tiratura del 150° Unità d’Italia emissione del 7 gennaio 2011

Dalla comparsa dei prioritari rotocalcografici, infatti, il Poligrafico ha adottato un nuovo sistema di conteggio progressivo dei fogli composto da una sigla alfanumerica formata da due lettere e 9 numeri che sono tradotti nel codice a barre laterale lungo 5,7 ed alto 0,7 cm. La sigla alfanumerica è stata adottata anche per codificare e distingue le produzioni annuali, infatti la prima delle due lettere iniziali varia con l’anno solare. Nel caso di questo commemorativo, le due tirature sono riconoscibili esclusivamente dal dente incompleto nella posizione 14 che è nel 50% dei fogli e dal numero progressivo della sigla alfanumerica presente invece sulla cimosa di tutti i fogli. Quelli senza il difetto di fustellatura consentono di distinguere le due tirature solo in base alla sigla alfanumerica. I francobolli sciolti, senza il difetto e senza la cimosa non sono distinguibili. Questo esempio porta necessariamente a dover considerare la sigla alfanumerica come elemento determinante per il riconoscimento delle due tirature.
Diverso è il caso delle serie ordinarie per le quali, i numerosi lotti di stampa tendono a far usurare i cilindri che necessitano quindi di essere rigenerati o ricostruiti. In questo caso però, la possibilità di avere più di una tiratura è legato solo alla possibilità di riconoscere la rigenerazione o ricostruzione di un cilindro di stampa a meno che all’IPZS decidano di cambiare uno strumento con elementi riconoscibili (piastra, fustellatore o altro) durante la produzione di una stessa ordinaria. Restano fuori da queste considerazioni le varietà di ogni tipo che non hanno nulla a che vedere con il concetto di tiratura.

Fin qui ci sembra che il discorso sia abbastanza semplice, esistono però alcuni casi in cui l’attribuzione a tirature distinte richiede una valutazione più attenta. Ci riferiamo alle scritte in cimosa, anche queste sono incise nel cilindro del colore di competenza, quindi sono parte integrante di un cilindro. Nel momento in cui si porta una modifica in cimosa, bisogna necessariamente modificare un cilindro. Per spiegare questo concetto portiamo come esempio l’emissione con stampa in rotocalco del prioritario da 0,60 del 2004 (figura 12).

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Figura 12 – le Quattro tirature del primo prioritario
rotolacografico

Questo francobollo è stato emesso agli inizi del mese di marzo in fogli da 40 senza la perforazione a tratteggio lungo i bordi verticali esterni (la mancanza fu un errore di progetto), agli inizi di aprile fu distribuito lo stesso francobollo in fogli provvisti di tratteggio lungo i bordi esterni. Nel mese di giugno comparve lo stesso con l’aggiunta di una barretta di colore azzurro (stesso colore delle scritte IL FOGLIO DI…) in corrispondenza del 36° esemplare, in pratica nell’angolo sinistro basso (non è nota la funzione di tale barretta, probabilmente consente il controllo progressivo dei fogli tramite un sistema elettronico di conteggio). L’aggiunta di un elemento colorato, anche se sul bordo, aveva previsto il rifacimento o la modifica del cilindro per il colore azzurro. In autunno è comparsa un’altra variante di questa emissione: le scritte lungo il bordo sinistro e la barretta, tutti, di colore nero. Anche in questo caso possiamo parlare di nuova tiratura. Tutte queste tirature prodotte durante il 2004 riportano le lettere BA nella sigla alfanumerica. Abbiamo sempre detto che questa emissione è costituita da quattro tirature ed in effetti pensiamo di essere tutti d’accordo, però nel caso di queste tirature non sono state apportate modifiche evidenti ai francobolli (in realtà ci sono, ma non è ancora chiaro se corrispondono alla tirature o se sono svincolate da queste), ma soltanto alle cimose. Inoltre, restando nell’ultima tiratura (scritte e barretta di colore nero) (figura 13) notiamo che questi fogli sono stati stampati anche durante il 2005 e 2006 mantenendo il millesimo 2004 in ditta, ma modificando la sigla alfanumerica che compare sulla cimosa destra.

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Figura 13 – sigle alfanumeriche del prioritario 2004 con scritte nere

Nel caso, quindi, di questo prioritario (scritte e barretta nere) riscontriamo nella sigla le lettere BA, CA e DA (figura 12); queste ci dicono che i prioritari millesimati 2004 sono stati stampati durante il 2004, 2005 e 2006. Indipendentemente dal fatto che il codice alfanumerico fosse inizialmente svincolato dal processo di stampa (posizione variabile sulla cimosa) oggi invece ha una posizione fissa, esso è e resta comunque un elemento presente sulla cimosa, al pari di tutti gli altri. Il dubbio se valutare o meno questo carattere per definire una tiratura c’è stato ed in parte c’è ancora. Però, riprendendo l’esempio del nostro libro di successo, notiamo che alcune ristampe possono essere facilmente riconosciute per un carattere (rilegatura, carta ecc), altre invece possono essere identiche e riconoscibili solo ed esclusivamente dall’anno riportato in seconda di copertina. Sia per questa considerazione che per omogeneità di interpretazione con tutto ciò che compare sulle cimose, pensiamo sia corretto attribuire anche alla sigla alfanumerica lo stesso valore degli altri elementi presenti sui bordi, anche se questa non fa parte dei cilindri di stampa ma è un elemento aggiuntivo che viene realizzato attraverso una apparecchiatura chiamata Ink-Jet, si tratta di una testina stampante a getto d’inchiostro comandata da un computer ed allineata al processo di stampa.

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figura 14 – le tirature dei francobolli prioritari stampati con i procedimenti tipografico, serigrafico, flessografico con macchina Gallus

* I francobolli da libretto del 2001 sono leggermente differenti l’uno dall’altro per lunghezza e quindi distinguibili da quelli in fogli.

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figura 15 – le tirature dei francobolli prioritari stampati con il procedimento rotocalcografico con la macchina Goebel

 

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figura 16 – le tirature dei francobolli di posta italiana stampati con il procedimento calcografico con la macchina Goebel

 

 

CONCLUSIONI

Concludiamo il nostro articolo, proponendo uno schema riassuntivo di quelle che dal nostro punto di vista sono le tirature delle due ultime serie ordinarie, ovvero la serie del Prioritario e quella di Posta Italiana. Questo articolo vuole essere un primo elemento di valutazione che ci auguriamo possa essere di stimolo per sviscerare l’argomento e giungere ad un concetto chiaro di tiratura con lo scopo di eliminare le ambiguità su questo argomento; ci auguriamo anche che l’elenco presentato possa essere integrato e quindi completato in modo esaustivo da nuove opinioni e segnalazioni che invitiamo i nostri associati e non solo, a farci pervenire. Se nei prossimi 3-6 mesi questo primo elenco non dovesse modificarsi, proporremo ufficialmente come associazione, agli editori di cataloghi, l’adozione di questo elenco integrabile eventualmente da nuove segnalazioni. Restiamo in attesa di risentirvi sull’argomento inviando un e-mail a l.cipriani@tin.it, c.manzati@virgilio.it, info@cifo.eu. O scrivendo a C.I.F.O. Via Cesare Pascarella 5 – 20157 Milano (MI).

ANCORA UN FALSO PRIORITARIO EDIZIONE 2006 SENZA MILLESIMO

Di Nicola Luciano Cipriani – perito filatelico

Antefatto

Durante la scorsa manifestazione di Romafil mi è stato dato un foglio intero di prioritario con strana carta ricongiunta. Ero impegnato nella riunione del Consiglio Direttivo dell’AIFS e, con un’occhiata veloce, dissi: “non mi sembra buono, comunque me lo guardo meglio”. L’insistenza sulla originalità di questo foglio è stata grande, come succede in questi casi e per eliminare ogni dubbio, tornato a Firenze, mi sono messo all’opera ed ho studiato il foglio nei minimi particolari e la stampa di un francobollo confrontandolo con un originale.

Descrizione

Innanzitutto la carta, è abbastanza più lucida del normale, si avvicina molto alla carta utilizzata per i falsi 2011, oggetto di una mia precedente comunicazione (Il Francobollo incatenato n. 208 giugno 2011) anche se è leggermente più rigida. Questo, infatti, è stato il primo elemento che ha stimolato le mie prime perplessità. Ma vediamo come si presenta il foglio (figura 1).

ancora un falso prioritario edizione 2006 senza millesimo-foglio

Figura 1 – falso prioritario con simil carta ricongiunta

Innanzitutto esso è mancante del bordo destro ed è composto da due spezzoni a taglio netto in corrispondenza della 4° fila orizzontale. La connessione è stata fatta con un normale nastro adesivo trasparente di 4,5 cm di altezza (Figura 2) che circonda tutto il foglio lasciando però libero il primo francobollo della striscia (posizione 16). La particolarità è che il disco di colore oro interferenziale è stampato sul nastro adesivo. La cosa sembrerebbe simulare la rottura prima dell’ultimo cilindro di stampa dato che il cilindro di questo colore è l’ultimo della serie.

ancora un falso prioritario edizione 2006 senza millesimo-particolare della giunzione

Figura 2 – particolare della ricongiunzione

Vedremo le considerazioni in merito alla fine dell’articolo, passiamo per ora in rassegna le sue caratteristiche e le differenze con l’originale. Innanzitutto le scritte sul bordo sinistro del foglio e i tagli a tratteggio orizzontale e verticali (Figure 3 e 4).

ancora un falso prioritario edizione 2006 senza millesimo-tracciatura orizzontale

Figura 3 – tagli a tratteggio: l’originale a sinistra

Come si può vedere la trama dei tagli a tratteggio è totalmente differente, nell’imitazione i tagli sono più corti e l’intertaglio è più lungo; inoltre la scritta sul bordo (IL FOGLIO DI ….) è a tratto pieno (imitazione) e non a retino (originale). Questa differenza si manifesta con lettere a contorno nettissimo anziché frastagliato come nell’originale. Inoltre nella figura 4 si nota anche una evidente differenza del taglio della fustellatura: denti più appuntiti e maggiore arrotondamento del dentone d’angolo nella imitazione.

ancora un falso prioritario edizione 2006 senza millesimo-tracciatura e fustellatura

Figura 4 – taglio a tratteggio orizzontale e fustellatura: l’originale a sinistra

La caratteristica della stampa a tratto pieno dell’imitazione è visibile in tutta la stampa del francobollo, scritte e linee tratteggiate comprese (figure 5, 6, 7 e 8) ed inoltre vi sono alcune piccole differenze sia nell’allineamento di singole lettere, rispetto all’originale, sia nella forma di alcuni caratteri. Nelle figure che seguono l’originale è sempre in alto.

ancora un falso prioritario edizione 2006 senza millesimo-la scritta ITALIA

Figura 5 – disallineamento della I, imitazione in basso

Nella figura 5, ad esempio si nota il disallineamento delle due “A” e della “I”, per quest’ultima lo spostamento è molto evidente.

ancora un falso prioritario edizione 2006 senza millesimo-il valore

Figura 6 – differente forma dei numeri e della virgola

Nella figura 6 si nota invece l’uso di caratteri numerici differenti dall’originale, è evidente infatti lo “0” più tondo ed il “6” con la punta della curva rivolta verso il basso anziché avere il taglio orizzontale. È evidente anche la differente forma ed inclinazione della virgola. Nella successiva figura 7 si notano differenze nella forma dei caratteri, particolarmente evidenti sono la “o” e le due “a” di prioritaria.

ancora un falso prioritario edizione 2006 senza millesimo-postaprioritaria

Figura 7 – evidente differenza della forma della “o” e della “a” di prioritaria

Nell’imitazione la “o” ha un leggero assottigliamento in basso, mentre le due “a” hanno la parte superiore che chiude di più verso quella inferiore ed il tratto è leggermente più largo. Infine nella figura 8, che riproduce le scritte in ditta, si nota la differente forma della “S” di IPZS nella punta superiore; della asimmetria tra metà superiore ed inferiore della “S” di SpA; della “R” di ROMA che mostra un piedino curvo verso la “O”; della “M” che ha la punta centrale più bassa e della “A” che ha il tratto orizzontale spostato in alto tanto da far apparire le due gambine molto lunghe. Infine la lunghezza totale della scritta è maggiore con evidente disallineamento della parola “ROMA”.

ancora un falso prioritario edizione 2006 senza millesimo-scritte in ditta

Figura 8 – scritte in ditta

L’uso del tratto pieno è evidente anche nella stampa dei colori che si presentano sempre a contorno netto e non frastagliato come nell’originale il quale, inoltre, ha una serie di puntini di colore che circondano la cornice marrone visibile in tutte le figure in cui è presente questo particolare.

ancora un falso prioritario edizione 2006 senza millesimo-colore di fondo

Figura 9 – colore di fondo, in basso l’imitazione

Nella figura 9 è visibile il colore di fondo salmone, nell’imitazione (in basso) il colore è pieno anziché essere a retino. Infine, nella figura 10 è riportato il disco nero centrale; in questo caso è ben visibile il tratto pieno dell’imitazione che conferisce al disegno contorni molto netti, la nebbiolina di puntini è data dal colore interferenziale che mascherano parzialmente la precisione del disegno sottostante.

ancora un falso prioritario edizione 2006 senza millesimo-il centro grigio

Figura 10 – disco centrale, imitazione in basso

Ad ogni modo anche molti particolari di questa immagine mettono in risalto diverse differenze grafiche. Come ricorderete, nel mio articolo relativo ai falsi 2011, ho decritto 5 prioritari (cent. 80, € 1,40, 1,50, 2 e 2,20) e mancavano i valori da 0,60 e da 1 euro. Ebbene, questo è un’aggiunta a quella serie di falsi che evidentemente è stato stampato successivamente. Le caratteristiche che ho descritto per questo falso da 60 cent (carta, fustellatura, tipologia di stampa, caratteri, perforazione a tratteggio) coincidono tutte con quelle dei falsi 2011 descritti nell’articolo di giugno. Quei falsi mostravano alcune piccole differenze tra loro e questo 60 cent appare molto simile al valore da 2 euro dal quale differisce per il colore del fondo: in  questo caso è a tinta unita, mentre in tutti i precedenti era rigato con varie inclinazioni.

Conclusioni

Per concludere vorrei tornare alle considerazioni accennate nella parte iniziale.

In primis vorrei dire che la definizione di carta ricongiunta è ben chiara: “Quando due fogli o due bobine di carta differenti sono stati attaccati in successione con sovrapposizione dei due lembi e i francobolli stampati sulla carta presentano l’impronta di alcuni di essi su entrambi i lembi, si parla di carta ricongiunta” (Foundamentals of Philately, L.N. Williams). In altri termini, la carta viene ricongiunta prima di entrare in macchina ed in questo modo tutti i francobolli sono stampati in parte su un lembo ed in parte sull’altro restando bianche le due facce sovrapposte dei lembi. Da qualche tempo però si trovano sul mercato oggetti simili a quella del foglio in questione in cui i lembi non sono sovrapposti ma accostati ed a taglio netto; personalmente non ho avuto ancora occasione di vederne alcuno, ma, in caso di oggetti non falsi, ritengo che si debba attribuire una definizione differente a questa tipologia di giunzione ed in ogni caso ritengo necessario sempre verificarne l’autenticità. Attualmente le macchine in dotazione al Poligrafico hanno una velocità di scorrimento della carta molto veloce e in caso di rottura della bobina durante la stampa diventa quasi impossibile riconnettere i due lembi. Veniamo ora al nostro foglio. Il nastro adesivo circonda in continuo il foglio su entrambi i lati, com’è possibile se manca il bordo destro? E com’è possibile strappare, lungo il tratteggio, il bordo destro con il nastro che invece è elastico e piuttosto resistente allo strappo il quale non sarà mai regolare? Com’è possibile, anche ammesso che sia realizzabile, che in fase di stampa la bobina di carta si rompa prima del passaggio sul cilindro del colore interferenziale il quale appare nella stessa posizione sia prima che dopo il taglio. Questa considerazione ne stimola anche un’altra: come è possibile che la stampa degli altri colori sia senza irregolarità e “perfetta” come per quello interferenziale?

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