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Nicola Luciano Cipriani

Storia e cultura

UNA CHIACCHIERATA TRA AMICI

Nicola Luciano Cipriani

 

Con il consenso degli interessati, ho il piacere di rendere pubblico uno scambio di opinioni innescato da alcune considerazioni di un caro amico di vecchia data. Il tutto nasce da un malcontento che tende ad emergere dai nostri animi, ma che alla fine non esce o esce a metà per quello spirito italiano del “porta pazienza”. Molti tendono a non reagire, molti altri si limitano a brontolare, altri ancora a sfogarsi con irruenza momentanea e pochi invece cercano di creare sinergie costruttive cercando magari una parte politica a cui aggrapparsi, ma nello stesso tempo a rifiutare a spada tratta alcune possibilità a causa di una cultura assimilata da lunghi anni di attaccamento alle proprie idee. Tutti coloro che hanno cara la cultura europea basata sulla democrazia e sul rispetto delle regole sociali, stentano, a ben ragione, ad accettare estremismi che in qualche modo mostrano in maniera più o meno chiara una strada da percorrere con grande difficoltà ideologica. Mi riferisco essenzialmente alla cultura di sinistra moderata a cui Enrico Berlinguer ha dato parte della sua vita. La cultura costruita dal PC-PD, attraverso tutte le sue trasformazioni, è rimasta radicata nei cittadini che hanno cara la democrazia in tutte le sue sfaccettature. Oggi l’attuale versione di questo schieramento politico è molto lontana dall’essere quel partito di massa che è stato seguito da tanti cittadini. In molti ci si sente quasi estranei da tante scelte che appaiono molto scellerate e poco costruttive. Sono anni ormai che sentiamo continuamente discorsi di ripresa economica e sociale ed invece la realtà ci sta facendo vivere su un piano molto inclinato e scivoloso verso una distruzione totale. In molti ci rendiamo conto della mancata corrispondenza tra parole e fatti.

Detto questo passo al testo dell’amico P. che ha esternato un suo sfogo con il quale ha chiesto il coinvolgimento di alcuni di noi. Oltre alle questioni poste da P. segue, per il momento solo la mia risposta, ma spero di poterne aggiungere anche altre.

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P. – Cari Amici,

Di solito, pima di parlare, gli anglosassoni hanno l’abitudine di “rompere il ghiaccio” sparando una caxxata qualsiasi…io vorrei farlo, ma onestamente sono molto incazzato e non mi viene niente in testa; però, per alleggerire un po’ il peso di quanto scriverò, Vi ho allegato una novella ( si, scritta da me, ma questo è un mio vecchio vizio ).
In realtà, il mio vicino di casa, simpatico ottantenne, con il quale ho parlato al di là della siepe. mi ha raccontato di esseere andato in banca a riscuotere la pensione e l’impiegata gli ha chiesto “Ma perché è venuto? ” Al che lui, da buon toscano ormai romanizzato, le ha risposto “Ma io, che me magno? La spesa me la fa Lei ? “.

Allora, tornando alla PANDEMIA, come l’ha definita l’OMS…bella rottura di palle, non c’è dubbio; le regole per un Paese considerato zona rossa sono abbastanza severe e ci auguriamo tutti che servano e ridurre la forza di questo maledetto animaletto, che il numero degli imbecilli sia in calo e che se ne stiano tutti a casa.
Perché vi scrivo queste righe, per sottolineare che siamo a oltre 10.000 e che c’è un tasso di mortalità dell’8% ( prima ci avevano detto sotto il 3 %, ma non lo sapevano ) ? NO, non scrivo per questo, dal momento che siamo tutti bombardati dai vari mass media, Vi scrivo per un altro motivo, quello che mi fa INCAZZARE di più.

Che cos’è allora? E’ un problema che esula dalla situazione attuale, anche se lo ha evidenziato in modo drammatico. E’ la ASSOLUTA INAFFIDABILITA’ dei nostri POLITICANTI. No, non ce l’ho con Conte…o per lo meno non soltanto con lui, me la prendo con una CLASSE POLITICA INADEGUATA alla gestione di in Paese moderno e civile, come dovrebbe essere il nostro.
Cosa hanno fatto questi disgraziati? In questi giorni molti politici hanno parlato ipocritamente di EROI, riferendosi alla abnegazione di medici e personale infermieristico…ma allora ci prendete davvero in giro! Come, in pochi anni sono stati ridotti gli stanziamenti ala SANITA’ PUBBLICA per 27 Miliardi di Euro, hanno fatto fuggire all’Estero 10.000 medici e adesso, cosa fanno? Prendono per i fondelli quelli rimasti, parlando di eroismo e ipotizzando di rimettere in servizio i PENSIONATI ! Viene anche fuori (articolo dell’Espresso) che abbiamo 5.000 macchine per la ventilazione assistita e la Germania ne ha 30.000…cosa significa tutto questo? Ovvio, se le macchine non ci sono e l’ anestesista, per necessità, deve scegliere fra un anziano che non respira e un giovane (forse vittima di un incidente stradale o di Virus), è evidente che per forza dovrà sacrificare il vecchietto…ma tanto si deve morire, no? Vero, drammaticamente vero, ma quello che non mi va è la solenne presa per i fondelli! Perché hanno risparmiato soldi destinati alla Sanità e alla SCUOLA? Perché i nostri pagliacci politicanti (pochi esclusi) hanno dato la priorità a spese non essenziali, ma utili a procurarsi il consenso elettorale. Ecco quindi che adesso si trovano drammaticamente costretti a chiedere lo sforamento del deficit e portarlo al 3 % ( rapporto Deficit / PIL ); ma di questo non ce ne po’ fregà de meno, come si dice a Roma…guarda caso, si ha bisogno di 25 miliardi di Euro, cifre molto vicina ai risparmi fatti proprio sulla Sanità Pubblica.
Conclusioni? Siamo stati dei pollastri a dare il nostro voto e la nostra fiducia a dei rappresentanti che se ne sono strafregati delle esigenze primarie del popolo e che meriterebbero di essere FUCILATI per alto tradimento. In pratica, incrociamo le dita…e speriamo bene. Di sicuro, alle prossime elezioni politiche, io , che ho sempre votato, continuerò a votare, ma NON un italiano, meglio un CINESE, se si presenterà e ci prometterà un bel regime comunista duro, non questa pagliacciata di DEMOCRAZIA. molto teorica e poco pratica (si, ti fanno parlare, ma non se ne frega niente nessuno) che serve soltanto a garantire soldi e potere ad una masnada di bastardi.
Rimane la domanda di fondo: PERCHE’ ? Perché la Germania ha così tante più macchine polmonari SEI volte più di noi? Perché siamo stati NOI coglioni a tollerare tutto il casino che è stato fatto da questi fiji de ‘na mignotta…
Meno male che stasera Papa Francesco è andato a dire una messa alla Chiesa del Divino Amore, speriamo che serva. a farci aiutare dalla Madonna.

Vabbè, scusate lo sfogo, un caro saluto e un abbraccio…no, un saluto a 1,5 m di distanza.

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M. –

In qualità di medico ospedaliero del SSN non posso che condividere quello che hai scritto. Questo stato attuale di prostrazione dei cittadini e degli operatori sanitari non è tutto imputabile ad un’unica causa, intendo dire non solo al coronavirus e non solo alla politica sanitaria dissennata da vent’anni a questa parte. I tagli alla Sanità andavano fatti, io sono stato testimone di uno sperpero indecente di denaro pubblico anche nella “virtuosa Sanità veneta”. Il problema vero è che la politica, in questi anni, ha capito che gli operatori sanitari lavorano lo stesso, anche a metà stipendio, perché trovano in se stessi la motivazione a farlo, nella scelta che hanno fatto di una professione basata su un’incrollabile dedizione al prossimo. Per carità, odio quando sento parlare di “angeli e di eroi”, sono espressione di un’ipocrisia insopportabile, sia da parte dei politici, dei mezzi di informazione, e di alcuni cittadini capaci di violenze e soprusi quotidiani nei confronti di chi non solo fa il proprio dovere, ma lo fa CON AMORE. Odio anche la retorica, ma non mi vengono in mente altre professioni che traggano motivazione e ragion d’essere dal lenimento dell’altrui sofferenza. E questo ci va riconosciuto, perché a oramai 60 anni io continuo ad essere profondamente gratificato quando riesco a strappare alla morte un paziente. Pur passando 10-12, 15 e più ore in sala op di notte e arrivare a casa ubriaco di stanchezza.  Certo la stessa soddisfazione la condivido con tutto il personale, con pari dignità. E questo fa parte della nostra attività quotidiana, non è un’eccezione. Nella mia formazione professionale sono stato stimolato dalla continua ricerca, dal confrontarmi con colleghi europei ed extraeuropei, ho portato i miei personali risultati a congressi internazionali, ho ricevuto molti complimenti, mi rendo conto di essere fra i primi chirurghi in Italia per la chirurgia dell’aorta. Ma in tutto questo…beh, il mio stipendio è poco più del doppio di quello di un infermiere, non sono stato capace di incrementarlo e in fondo non l’ho neanche voluto, perché al nord è più difficile, perché avrei dovuto accettare compromessi. Non solo, ma se fossi un chirurgo mediocre, o incapace, prenderei lo stesso stipendio! Ma non mi pento di questo. Ho visto colleghi passarmi davanti per appoggi politici, ne ho sofferto, ma oggi non più. Vivo nell’assoluta certezza di essere inattaccabile nelle scelte che ho fatto. E questo è un valore che, assieme a mia moglie, ho voluto trasmettere ai nostri figli. Quanto loro lo abbiano recepito…non so dire, ma questo è un altro discorso.

Gli operatori sanitari sono pressoché privi di rappresentanza politica, non sono in grado di dettare condizioni alla classe dirigente. Hanno un potere contrattuale incomparabilmente più basso dei tassisti o, peggio, di una dozzina di controllori di volo. Finendo per ottenere, dopo 10 anni di vacanza contrattuale, un aumento netto di stipendio di 130 € (centotrenta euro!). Economicamente peggio di noi stanno solo in Polonia e in Messico! Se avessi volevo fare i soldi, scelta peraltro lecitissima, avrei potuto fare il dentista, il ginecologo, l’oculista ecc. Ma non rimpiango la mia scelta.

Una volta negli ospedali comandavano i primari e i baroni universitari. Emeriti scoreggioni, come si dice qui in Veneto. Per fortuna non comandano più loro. Il guaio è che è colpa loro e dei loro sperperi se oggi in Sanità comandano altri scoreggioni, incompetenti e col DNA della corruzione: i politici.

Scusa P. se ho approfittato della tua mail andando fuori tema parlandoti della mia e nostra condizione di lavoro nel SSN.  Ma spero di essere riuscito a rendere ancora più pregnanti i concetti da te espressi, come cittadino illustre e informato, e come votante. Un abbraccio (ah no, non si può col corona!) E allora…Notte a todos!

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Luciano – Caro P.

il tuo sfogo contro una classe politica inadeguata sfonda un uscio aperto in casa di molte persone e comunque di noi tutti. Qualcosa da dire ce l’ho anch’io dopo lo sfogo di M., che, non credo di conoscere e che ritengo sia un tuo amico. Le sue lamentele vanno più che accettate, perché molti di noi hanno vissuto, lavorando nel pubblico, tutta una serie di arretramenti giustificati da parte dei politici con la mancanza di denaro. Su questo si potrebbe disquisire per molto tempo riportando solo dati storici. Voglio citare solo il divorzio tra la Banca d’Italia ed il Ministero del Tesoro, attuato da Andreatta (luglio 1981), e che ha fatto scattare l’impennata del nostro debito pubblico. Divorzio che ha prodotto solo danni alla nazione.

L’ambiente della ricerca e della scolarizzazione universitaria, come la sanità ed altri settori determinanti, è alla base dello sviluppo di ogni nazione. Quindi chi tenta di ridimensionarla non può essere un incapace perché anche uno stupido si renderebbe conto immediatamente di stare facendo come quel famoso personaggio che si evirò per fare dispetto alla moglie.

Personalmente, durante la mia carriera ho vissuto 6 o 7 cambi di ordinamento universitario e, quando siamo passati dall’insegnamento con corsi annuali ai famigerati semestri, mi sono realmente e finalmente reso conto del perché di quella serie di cambiamenti: a) insegnavamo troppo e, soprattutto, b) c’era troppo liberismo nella ricerca.

Apro una parentesi e la chiudo velocemente. Il livello di scolarizzazione media dei nostri studenti (fino alla nostra generazione per intenderci e poco più) era molto superiore a quello del mondo anglosassone in generale (noi questo allora non lo sapevamo). La scuola italiana forniva una educazione generale tale per cui noi, con gli insegnamenti ricevuti, avevamo costruito una elasticità razionale superiore alla media globale. Per questo motivo, all’estero, i nostri studenti erano preferiti, a parità di mansioni, a molti altri. Ma questo disequilibrio non era accettabile e, per gli interessi globali, bisognava necessariamente ridimensionare il livello di scolarizzazione del popolo italiano. Chiudo la parentesi.

Tornando al passaggio annualità-semestri, molti di noi espressero nei tanti consigli di istituto/dipartimento l’idea che non sarebbe stato assolutamente possibile trasmettere le nozioni di un programma annuale sintetizzato in cinque mesi molto scarsi. La risposta fu che avremmo dovuto, non fare un Bignami, ma ridurre il numero degli argomenti.

In quanto al secondo punto, siccome eravamo in un paese che si definiva democratico, venivano finanziati tutti i filoni principali che ciascuna sede portava avanti. I fondi venivano suddivisi sulla base delle dimensioni di ciascun gruppo dando a ciascuno la possibilità di poter continuare la propria attività all’interno del proprio ateneo. Non voglio nominare volutamente quel po’ di malcostume che ci caratterizza come italiani, ma guardare alla massa delle attività universitarie e soprattutto della ricerca. Secondo alcuni, questo sistema di ricevere i finanziamenti doveva essere cambiato ma non si è mai avuto il coraggio di criticare ed additare nessuno per le ricerche che faceva, eravamo in democrazia e non sarebbe stato corretto. Allora fu trovata un’altra soluzione, creare finanziamenti di serie A e di serie B. quelli di serie B furono ridotti all’osso tanto per accontentare tutti con qualche briciola, mentre, i finanziamenti di serie A erano inseriti in un nuovo livello di ricerca, inesistente prima se non per particolarissimi argomenti, e svolti a carattere nazionale e internazionale con la collaborazione tra più sedi di Ateneo. L’internazionalità della collaborazione scientifica è sicuramente positiva, l’Europa è anche questo. I finanziamenti di serie A, in Italia, erano coordinati da pochi personaggi legati politicamente ad uno dei carrozzoni che andavano per la maggiora tanto per mostrare un po’ di pluralismo. In realtà il pluralismo era solo apparente perché la conduzione politica era esattamente la stessa. Questo ha comportato che il volume principale dei finanziamenti era controllato e gestito da pochissimi elementi che erogavano ai livelli sottostanti (Atenei principali) secondo una struttura piramidale fino ad arrivare al singolo gruppo di ricerca locale. Chi non era considerato adeguato (contrario al sistema o alternativo, o altro) era tagliato fuori dai finanziamenti importanti. Non voglio fare polemiche, mi sto limitando a fare il reporter. Basti ricordare le ricerche in Antartide o le università italiane all’estero e altro, erano tutte gestite in modo rigido e le domande estemporanee di qualche ricercatore appassionato, ma misconosciuto (come nome, nel senso che non era legato al capetto locale) restava a casa. Come mai? Perché insegnare o fare ricerca all’estero era molto remunerativo e solo pochi scelti ne potevano godere.

Insomma, quello che ho vissuto dall’interno, mi ha fatto capire chiaramente che se eri ben accetto potevi lavorare, altrimenti andavi avanti stentando per la scarsità di fondi. Naturalmente alla direttiva politica del controllo dei finanziamenti ne derivava anche un controllo politico della ricerca e degli argomenti di ricerca. In altre parole, i fondi della ricerca sono stati diminuiti drasticamente nel tempo salvaguardando il clientelismo politico e di lobby.

La conseguenza? Molto semplice. Chi ha fatto ricerca, sia pubblica che privata, sa benissimo che le ricerche di base (la scienza pura, come veniva chiamata in alcune situazioni denigranti) sono fondamentali e propedeutiche per una loro eventuale e futura forma applicativa. Senza gli studi di base non si può applicare proprio nulla. A parte alcuni settori di applicazione immediata come nella ricerca fisica, in molti altri casi le applicazioni venivano individuate in tempi un po’ più lunghi. Ma comunque anche le applicazioni della stessa  ricerca fisica necessitano di tempo per la progettazione, costruzioni e sperimentazione delle apparecchiature tecniche adatte alla applicazione e da produrle in serie (vedi in medicina gli apparecchi per TAC, radioterapia ecc). Negli anni ’90 dello scorso secolo il mondo aveva molta più fretta, non si dovevano affatto sprecare tempo e danaro per qualcosa che non avrebbe potuto dare utili immediati. Con questo concetto è stato stravolto il mondo della ricerca italiana. Forse una evoluzione verso altre visioni avrebbe potuto realizzarsi nel tempo in parallelo con la naturale evoluzione delle cose, ma per alcuni questo tempo non c’era e non c’è stato. Inoltre l’Italia non era, e non è, considerata per quello che poteva offrire al contributo delle conoscenze, qualunque nostro buon cervello avrebbe potuto lavorare benissimo in altri luoghi. Sappiamo benissimo quanti nostri giovani sono diventati ricercatori famosi ed ascoltati in tante altre nazioni, ma non in Italia. E non voglio parlare delle leggi burla per il rientro dei “cervelli”. Molti ragazzi meritevoli sono dovuti andare via sia per la situazione terrificante in ambito ricerca, ma anche perché spesso con una mentalità al di fuori del sistema “mafioso” universitario italiano. Ma tralascio questo ultimo aspetto italiota e rimango con l’accento sull’ambiente della ricerca. Quale motivazione avrebbe spinto i nostri politici a far deperire il nostro ambiente della ricerca scientifica?

All’inizio, ho detto che i nostri politici non sono stupidi (a parte qualche raro caso) ed allora, se non lo sono stati e non lo sono neanche oggi, dobbiamo pensare che tutto ciò sia stato voluto. Se ciò è vero possiamo vedere come l’emigrazione dei giovani cervelli sia stata la conseguenza di una situazione che andava sempre più precipitando rovinosamente e ciò rappresenterebbe l’antefatto programmato e realizzato.

Queste mie ultime parole ad alcuni di voi potrebbero non piacere o almeno non essere in linea con quello che si ritiene essere “politicamente corretto”, ma vorrei far notare che  in una nazione dove la politica controlla tutto non è una nazione democratica tanto che la nostra Costituzione non lo prevede. I nostri politici, a parte qualche caso isolato, non sono affatto stupidi e nemmeno quelli che possono apparire tali.

Purtroppo la nostra memoria è piuttosto breve e molte cose che abbiamo visto, sentito o vissuto in altro modo, nel tempo, piano piano vanno nel dimenticatoio. Vi vorrei ricordare il discorso di Pietro Calamandrei pronunciato al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (ADSN), Roma 11 febbraio 1950 (https://www.uaar.it/uaar/ateo/archivio/2002_3_art1.html/). Tutto il testo è piuttosto interessante, viene giustificata la riapertura delle scuole private che il fascismo chiuse, parla della scuola pubblica che era diventata scuola di Stato ecc. Ma non troppo tra le righe, cerca di far accettare l’idea che le scuole private possano coesistere con quella pubblica perché certamente non dannose. Tratta anche del modo in cui le scuole private potrebbero diventare più prestigiose a danno di quelle pubbliche e, soprattutto, come lo stato potrebbe agire per far diminuire di prestigio delle proprie pubbliche. Questo in particolare è trattato nei capoversi 9 e 10, discutendo per assurdo.

Ebbene, se analizziamo il discorso di Calamandrei con la situazione recente ed attuale (dal 1994) ci rendiamo conto subito che i governi susseguitisi non hanno fatto altro che attuare quanto asserito da Calamandrei nel 1950. Si iniziò a diminuire i finanziamenti alla scuola pubblica di ogni ordine e grado e mantenere intatti se non aumentati quelli per le scuole private. In parallelo, nel tempo e piano piano, è stata costruita una storia di mancanza di fondi pubblici che poi hanno influenzato tutti i settori portanti dello nostro Stato, vedasi il divorzio della Banca d’Italia dal Ministero del Tesoro.

Mi voglio fermare qui per motivi di eccessiva lunghezza. Ci sarebbe molto ancora da dire, soprattutto su come si genera la moneta e sulla sua  gestione, ma non voglio scrivere un trattato; però ho voluto portare un esempio, e ce ne sono tanti altri, per darvi uno stimolo critico e riflettere su un punto: ma ciò che viviamo è frutto del caso prodotto da politici stupidi o segue un programma che non deve apparire tale agli occhi dei cittadini? Se così fosse, potremmo provare a verificarne l’attendibilità con altri argomenti che ognuno di noi potrebbe conoscere meglio di altri. Se facessimo questa operazione scevri dai condizionamenti assorbiti nel corso della nostra vita (non è facile) e supportati da un buon ricordo degli avvenimenti del passato recente, molto probabilmente potremmo arrivare a pensare che tutto ciò che noi viviamo sia in realtà la realizzazione di programmi pensati molto tempo prima e diluiti nel tempo per farceli apparire normali. Tanto noi abbiamo la memoria corta!

E se tale risulterà, allora avremo capito che siamo parti molto poco significanti di un sistema che ha ingranaggi in cui noi siamo stati abituati lentamente ad oliarli inconsciamente. Quando qualcuno di noi si rende conto di aver forse capito male, allora viene sostituito senza pietà alcuna. Evviva il politically correct!

STORIA DELLA BANCA D’ITALIA

Nicola Luciano Cipriani

 

Negli anni ’80-’90 dell’800 le banche che avevano facoltà di stampare moneta per conto del Regno d’Italia erano ben sei: la Banca Romana, la Banca Nazionale di Torino, il Banco di Napoli, il Banco di Sicilia, la Banca Nazionale Toscana e la Banca Toscana di Credito. Ognuna di queste aveva quote specifiche di emissione che non potevano assolutamente essere derogate. Del concetto di avere facoltà di stampare denaro per conto dello Stato ne riparleremo presto.

Iniziamo da due domande: sapete che la Banca d’Italia è di proprietà privata? Sapevate che è sempre stata privata? Vediamo un po’ della sua storia.

storia della banca d'italia

Francesco Crispi

La Banca d’Italia nacque dalle spoglie della Banca Romana nel 1893. Dopo lo scandalo della Banca Romana (aveva emesso più denaro rispetto alla quota concessa utilizzando in doppio gli stessi numeri di serie) che vide un coinvolgimento anche di Francesco Crispi e di altri parlamentari tra cui, sembrerebbe, anche di Giolitti. Quest’ultimo, che era Presidente del Consiglio (15 maggio 1892 – 15 dicembre 1893) ed allora era nel gruppo di Crispi, riordinò il sistema bancario italiano con la legge 449 del 10 agosto 1893 dando vita appunto alla Banca d’Italia che volle nella forma di Società Anonima, quindi privata, per impedire che fosse lo Stato a nominare i suoi vertici. Questa nacque dalla fusione della Banca Nazionale del Regno, della Banca Nazionale Toscana e dalla Banca Toscana di Credito. Da questa riforma risultò che le banche con facoltà di stampare il denaro per conto dello Stato Italiano erano ridotte a tre: Banca d’Italia, Banco di Napoli e Banco di Sicilia, con la Banca d’Italia in posizione di leader.

storia della banca d'italia

Giovanni Giolitti

Il Regio Decreto 204 del 28-4-1910 stabilì che la Banca d’Italia (BI) avrebbe fatto anticipazioni al Ministero del Tesoro sui titoli del debito pubblico al tasso dell’1,5%.
Nel 1926 il Governo Mussolini accordò alla BI il privilegio di essere l’unica ad emettere denaro per conto dello Stato Italiano.

 

Nel 1936 cambia tutto. Con la riforma bancaria di Mussolini, la Banca d’Italia non è più una spa e diventa un Istituto di Diritto Pubblico e le viene assegnato il compito di vigilare sulle banche italiane e ottiene la conferma del potere di emissione della moneta. Questa definizione non vuol dire affatto che la BI sia passata di proprietà dello Stato, tutt’altro, rimase in mani private. Però Mussolini mise la BI sotto il diretto controllo del Ministero de Tesoro, ma non del Ministro, bensì di un Ispettore. Sembrerebbe che le mire di Mussolini fossero di mettere sotto il diretto controllo del suo Governo l’emissione del denaro. Questo quindi va visto come un primo passo soft contro il potere finanziario, che anche allora non differiva molto da quello attuale. Evidentemente sapeva che non avrebbe potuto mettersi contro questo potere e cercò di attuare un trasferimento graduale. Ben sapeva d’altronde che Hitler aveva da tempo arrogato al governo del terzo Reich l’emissione del denaro.

storia della banca d'italia

Benito Mussolini

Al 31 dicembre 1936, gli enti e istituti possessori delle 300 mila quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia erano suddivisi nelle seguenti categorie:

 

– Casse di risparmio, n.88 per quote 185.056

– Istituti di credito e banche di diritto pubblico, n.11 per quote 68.444

– Istituti di previdenza, n.1 per quote 15.000

– Istituti di assicurazione n. 9 per quote 31.500″

 

La BI è rimasta sotto il controllo del Ministero del Tesoro fino al 1983, ma già dal 1981, il cosiddetto ‘divorzio’ dal Tesoro, operato da Beniamino Andreatta, sospese l’obbligo per la BI di acquistare i BOT non sottoscritti in asta dai privati. De Mattia (Storia del capitale della Banca d’Italia e degli istituti predecessori, 1977, ed. BI) racconta i pochi passaggi di proprietà delle quote dal 1937 in poi. In pratica il capitale della Banca è rimasto sempre nelle stesse mani, fino al 1992, quando arriva la legge Amato-Ciampi che dà il via alle fusioni e acquisizioni bancarie e, con esse, all’aggregazione delle quote del capitale della Banca d’Italia, possedute (al 2010) per oltre il 42% dal gruppo Intesa-San Paolo direttamente e indirettamente attraverso le banche controllate, come la Cassa di Risparmio di Bologna.

storia della banca d'italia

Beniamino Andreatta

Secondo Marco Della Luna (Euroschiavi, che vi consiglio caldamente di leggere, arrivato alla 4a edizione), i proprietari attuali della BI sono elencati in una lunga lista di 25 proprietari principali, più tanti soci minori che hanno circa il 10% (2005). I soci principali, dopo le recenti fusioni bancarie, a fine maggio 2007, sono diventati 8:

intesa-San Paolo (Crèdit Agricole)      30,33%
UniCredit-Capitalia                                22,10
Generali assicurazioni                             6,30
Carisbo                                                       6,20
Inps                                                             5
Banca Carige                                             4,80
Bnl (Paris Bas)                                          2,80
Mps                                                             2,50

Il totale fa 75,08%, ma questi sono i principali. Come potete vedere la proprietà di BI è di altre banche ed assicurazioni. Bisognerebbe verificare chi sono i maggiori azionisti di questi soci per risalire ai reali proprietari.
Innanzitutto bisogna notare che oltre 1/3 di BI è di proprietà francese.

La BI ha in statuto, da sempre, che i proprietari della banca devono essere Enti e Istituti a maggiore azionariato pubblico, in pratica il proprietario di maggioranza sarebbe dovuto essere lo Stato Italiano. Fatta eccezione per il periodo mussoliniano durante il quale era attivo un reale controllo della BI, questa clausola è sempre stata disattesa, mai nessun Ente e Istituto proprietario ha avuto la maggioranza pubblica, ad eccezione dell’INPS (5%). Su proposta di Mario Draghi, nel 2006, Romano Prodi ha modificato lo statuto eliminando questa clausola che ha così reso legale la illegalità della proprietà di BI.

storia della banca d'italia

francobollo da lire 750 con appendice emesso il 14 ottobre 1993 in occasione del centenario della fondazione della Banca d’Italia.

Torniamo al concetto iniziale della facoltà di stampare denaro. Le sei banche, che a fine ottocento vendevano i soldi allo Stato Italiano, erano tutte private e, ognuna per la propria quota. A sua volta lo Stato pagava queste lire con titoli di stato all’1,5% di interessi. Vi invito a ragionare su questo punto: Le Banche stampavano il denaro (carta + inchiostro) che vendevano allo Stato come valuta, vale a dire un biglietto da 1.000 lire veniva pagato dallo Stato ben 1.000 lire ed in più era gravato dall’interesse. Al contrario alle banche quel biglietto da 1.000 lire sarà costato si e no 1 centesimo. Avete capito bene le banche hanno un guadagno pressoché del 100% sul denaro venduto allo Stato. Inoltre attraverso il sistema della partita doppia (inventata da Luca Pacioli alla fine del 1400 per aiutare i banchieri di allora), le banche omettono di pagare le tasse su questo agio perché fanno risultare nei propri conti di avere 1.000 lire sia in uscita che in entrata.

Quando poi nacque la Banca d’Italia ed ebbe il monopolio della vendita del denaro allo Stato Italiano, il gioco continuò senza mai smettere. Naturalmente lo Stato non è mai stato in grado di restituire i soldi alla BI, anzi è stato esattamente il contrario: ne ha avuto sempre più bisogno. Come potete capire in questo modo il debito dello Stato è andato in continua crescita. Mussolini, con la riforma bancaria del 1936 cercò di arginare il debito crescente

storia della banca d'italia

francobollo da lire 1000 con appendice emesso il 14 ottobre 1993 in occasione del centenario della fondazione della Banca d’Italia.

mettendo la BI sotto il controllo del Ministero del Tesoro ma il controllo vero e proprio della BI fu affidato ad un ispettore che riferiva direttamente a lui, a Mussolini. Negli anni precedenti il conflitto mondiale, Mussolini era riuscito a ridurre il debito dello Stato Italiano, ma poi arrivò la guerra. Dopo il conflitto mondiale, la BI rimase sotto il controllo (blando) del Ministero del Tesoro, ed il debito pubblico ricominciò ad aumentare. Negli anni ’70 ed in particolare negli anni ’80 dello scorso secolo, il debito pubblico ha avuto una tale impennata che siamo entrati in una strada senza ritorno. Anche su questo punto ci sarebbero da dire tante cose, ma sorvolo per non uscire dal tema. Leggendo la storia con un occhio un po’ più critico sembrerebbe individuarsi un filo “logico” nella evoluzione del debito. Ma questo ve lo racconterò nella prossima puntata.

storia della banca d'italia

sede della Banca Centrale Europea a Francoforte

Passando dalla lira all’euro, la situazione non è cambiata affatto, anzi, è andata ben oltre. Come sapete i proprietari della BCE (Banca Centrale Europea) sono le così dette Banche Centrali della zona euro, ma tutte queste banche sono private. Ergo la BCE è una banca privata la quale vende denaro agli Stati membri nello stesso modo spiegato poco sopra: lo vende a valore monetario, non fa un servizio alla UE come molti di noi si sarebbero aspettati.

La cosa che fa insospettire moltissimo sono le norme con le quali è stata fondata la BCE. Come certamente saprete, questa banca è stata istituita con il Trattato di Maastricht (1992), ma quello che è ignoto ai più, è che questo Trattato ha conferito alla BCE l’immunità assoluta, sia amministrativa che giudiziaria. Avete capito benissimo, nessuno può indagare sull’operato della BCE. Non è questa l’unica entità europea a godere della completa immunità, ma ne parleremo in altra occasione.

 

Quello che mi preme rendere chiaro con questa nota è che il danaro costa poco o niente a chi lo stampa e lo vende agli Stati a valore monetario. Questo giochetto, decisamente aberrante, è attuato da tutte le banche del mondo, sembra proprio che l’accordo tra queste …. sia globale, come se dietro alle banche ci fosse sempre lo stesso cervello. Meditate, ne riparleremo, spero, presto.

 

LETTERA AI CITTADINI EUROPEI

Nicola Luciano Cipriani

Premessa

Come scritto nella pagina di presentazione degli argomenti storici, questo mio articolo l’ho scritto nell’estate del 2012 ed è apparso su Affari Italiani, Le pillole di plef. E’ stato reperibile in rete fino a pochi mesi or sono (inizi 2018), oggi risulta non più raggiungibile. A maggior ragione mi sento di riproporlo in quanto ritengo che alcune informazioni siano tutt’ora valide. Certamente nel campo giornalistico una notizia è già vecchia al momento della divulgazione, oggi le informazioni hanno un ritmo talmente veloce che è veramente difficile seguirle in modo continuativo e completo. Ritengo comunque che l’informazione in generale abbia una valenza sempre attuale in quanto la sua diffusione e conoscenza sono parte integrante della costruzione temporale degli eventi attraverso i quali si costruiscono singole maglie della catena della nostra storia. l’articolo che ripropongo in modo integrale riporta informazioni non corrette nella prima parte in cui parlo della gestione del danaro e delle banche centrali. Da qualche tempo stavo cercando informazioni sulla storia della Banca d’Italia che ho avuto solo molto più tardi. Mi scuso quindi con i lettori per queste inesattezze che ho però corretto nel successivo articolo specifico sulla nostra Banca Centrale. Gli intenti di questa lettera erano indirizzati verso la comprensione, spesso difficile, di ciò che condiziona la nostra vita quotidiana aggredita continuamente da mezze informazioni se non addirittura talmente di parte da arrivare ad essere completamente falsate. Nel testo a seguire riporto in corsivo barrato le parti inesatte.

la lettera integrale

Questa lettera trova una forte motivazione nella totale mancanza di informazioni da parte di tutti i cittadini europei. Salvo alcune eccezioni, la maggior parte dei cittadini resta nella totale oscurità ed ignoranza in merito a quanto viene deciso sia nei parlamenti locali sia in quello centrale europeo. Una grande responsabilità è da imputare ai media che purtroppo sono legati al sistema di potere e ne sono, nella maggior parte dei casi, completamente dipendenti. Scrivo questa lettera per dare quel minimo di informazione che possa servire da stimolo per una reazione di maggiore interesse verso tutto ciò che fa parte della nostra società, nell’ottica di salvaguardare la nostra democrazia, guadagnata con tanto sacrificio dalle generazioni che ci hanno preceduto.

La trattazione che segue vuole esemplificare alcuni concetti per renderli più comprensibili per coloro che non sono esperti di questi argomenti.

Perché questa crisi economica e dove è cominciata

Quando le nazioni attualmente aderenti alla zona euro avevano ciascuna la propria Banca Centrale dipendente dalle

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sede della BCE a Francoforte.

decisioni dei governi in carica, la stampa del denaro aveva un costo limitato e a carico della società veniva messo solo il costo bruto e poco più. In altre parole, il costo della produzione del denaro era molto basso e decisamente minore del suo valore nominale; una volta immesso sul mercato, il denaro acquisiva il suo valore monetario. Da quando è nato l’euro, è nata anche la Banca Centrale Europea (BCE), la quale non è una Banca di Stato, perché l’Europa non è ancora uno Stato. La BCE è stata istituita il 1° gennaio 1999 e la diffusione dell’euro è iniziata in via sperimentale solo in alcune località (in Italia: a Fiesole e Pontassieve). Dopo la fase sperimentale durata tre anni, l’euro ha sostituito le monete nazionali a partire dal 1 gennaio 2002. Come è nata la BCE? E chi sono i suoi maggiori azionisti? Nella nascita dell’Europa era prevista una banca che avesse i caratteri di una banca nazionale. Ma noi europei (quasi tutti) abbiamo avuto una banca nazionale di proprietà dello Stato; non siamo abituati al contrario, cioè a una banca privata con funzioni pubbliche, come è da sempre la Federal Reserve negli Stati Uniti d’America. I maggiori azionisti della BCE solo in apparenza sono pubblici: in realtà, anche se una sua buona parte è di proprietà delle ex banche nazionali della zona euro, si tratta di una banca privata. Infatti tutte le ex banche nazionali sono state trasformate in banche a prevalente azionariato privato prima della fondazione della BCE senza darne comunicazione ai cittadini delle nazioni interessate. A conti fatti, quindi, la BCE è una banca privata. Tale banca, e solo lei, ha anche il compito di fare stampare gli euro. Quanto costa ai cittadini la diffusione dell’euro? Probabilmente non tutti sono a conoscenza che da quando esiste la BCE, l’acquisto degli euro avviene a scambio di titoli di Stato del valore pari alla cifra in euro richiesta. Già questa situazione mostra in tutta la sua chiarezza l’enorme differenza tra l’euro e le precedenti monete nazionali. Da poco più di un anno la BCE ha azzerato gli

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cartamoneta euro.

interessi sui titoli di stato; in precedenza, su di essi erano previsti interessi dell’1,5%: ciò si traduceva e si traduce in un debito secco per gli stati che richiedono euro alla BCE. Per gli stati dell’Europa meridionale e pochi altri, a causa dell’elevato debito pubblico, è impossibile “comperare” altra moneta da far circolare. Questa sostanzialmente è stata la causa plateale della penuria di moneta liquida almeno in Italia. Altre cause più o meno consequenziali e/o connesse hanno contribuito alla situazione disastrosa che ci stanno costringendo a vivere. Non certamente ultimo per importanza è la creazione del debito pubblico, sempre in aumento, che obbliga gli Stati UE ad un incremento continuo del livello di tassazione.

Dove ci potrà portare

L’euro sta dimostrando di essere legato ad un sistema economico-finanziario non credibile e per molti economisti di chiara fama, sembra destinato al fallimento. In effetti è sufficiente pensare che nelle economie con moneta propria lo stato non va mai in fallimento perché è lui stesso il gestore della moneta: in caso di debiti viene stampata una maggiore quantità di danaro, facendo attenzione all’inflazione, e nel tempo si riesce a coprire il debito. Per i cittadini, il costo di produzione del denaro in questo caso è minimo. Nel caso dell’euro, invece, questa operazione non è assolutamente gestibile da un singolo stato e per di più il danaro necessario deve essere pagato per l’intero ammontare del suo valore, con la conseguenza che il debito tende a crescere. A queste condizioni, tutti gli stati aderenti alla zona euro sono soggetti ad una crescita del debito, anche quelli che attualmente godono, per così dire, di buona salute, perché è proprio il processo di acquisizione del danaro che porta verso l’aumento del debito. Le difficoltà create da questo sistema di approvvigionamento del denaro ha mostrato tutta la sua realtà con le vicende greche. Non si è concesso alla Grecia di fallire perché se così fosse stato, avrebbe significato il fallimento del sistema euro e quindi dell’UE. Il pericolo di fallimento di uno Stato dell’Unione viene solo paventato dal sistema per

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paesi aderenti al Meccanismo Europeo di Stabilità al 2018.

costringere i cittadini ad accettare ciò che il potere ha deciso di portare avanti. A dimostrazione di questo è il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità, testo pdf) che è una istituzione dell’UE in cui sono rappresentati tutti gli Stati aderenti attraverso i loro ministri finanziari. Tutte le azioni fatte da questi signori sono coperte dalla completa immunità amministrativa e giudiziaria. Quest’ufficio ha avuto alla nascita (luglio 2011) una dotazione di 700 miliardi di euro e tutte le nazioni rappresentate devono contribuire con somme cospicue. L’Italia contribuisce con 50 miliardi di euro all’anno per 20 anni, così come approvato nel luglio scorso dall’attuale Consiglio dei Ministri. E non è tutto! Circa un anno prima (maggio-giugno 2010) è stata istituita l’Eurogendfor (european gendarmery force, testo pdf), una polizia europea che ha anch’essa la completa immunità. Entrambe queste istituzioni dell’UE non sono state comunicate ai cittadini e c’è da chiedersi il perché dell’immunità da controlli amministrativi e giudiziari concessa a queste istituzioni. Questo ha tutta l’aria di essere un

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Nazioni aderenti al trattato di Velsen che ha istituito la Polizia Europea (European Gendarmery Force) al 2018.

preludio al dispotismo e fa pensare che il sistema di potere o ha una grande sicurezza delle proprie possibilità, e/o ha intenzione si contrastare la reazione dei cittadini ed ha preso, quindi, misure utili alla propria continuità per quando saranno attuate altre azioni dispotiche. Ma di tali questioni dal parlamento italiano non è trapelato assolutamente nulla; nessun politico, di qualunque area esso sia, ha proferito parola. Hanno taciuto anche tutti i media. Cosa pensare se non che, come affermerò più avanti, i partiti di opposizione sono comunque dipendenti del sistema?

 

La nostra società oggi

Per le ragioni fin qui esposte, e come tutti stanno vivendo sulla propria pelle, le difficoltà economiche stanno crescendo, ormai da qualche anno, un po’ in tutta Europa, anche se in modo differenziato. Esse hanno prodotto un generale impoverimento delle classi a minore retribuzione, con un arricchimento sempre maggiore di quelle già benestanti. Tecnicamente ciò corrisponde ad una mancata redistribuzione del reddito. Il denaro concesso negli ultimi tempi agli Stati della zona euro è stato utilizzato per salvare le banche dal fallimento. Questa operazione ha negato di fatto la possibilità di prestiti alle aziende che avrebbero dato una boccata di ossigeno a molte attività e di conseguenza garantito lo stipendio a tanti lavoratori. Le difficoltà di approvvigionamento di denaro liquido per alcuni Stati dell’UE, ed in particolare per l’Italia, sono dovute anche al grande debito pubblico che in Italia è pari al 123% del PIL (l’anno scorso era del 120%); secondo gli accordi europei non avrebbe dovuto superare il 60%. Come vedete, il sistema è tale per cui il debito è destinato ad aumentare. Allo scopo di riportare l’Italia ai livelli economici accettabili dal sistema, lo stesso sistema ha imposto la nomina di Mario Monti a Presidente del Consiglio, supportato

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Mario Monti.

da un governo cosiddetto “tecnico”, che nei fatti sta lavorando a tutto vantaggio dell’elite del sistema. Monti iniziò riempiendosi la bocca con la parola “equità”, ma l’ha dimenticata da tempo; forse se ne è poi vergognato anche lui. Si fa per dire, ovviamente, perché non credo che lui possa avere sentimenti di questo tipo. Gli scopi che Monti si era prefissato hanno continuato a erodere l’autonomia economica delle famiglie italiane attraverso aumenti del livello di tassazione diretta ed indiretta (balzelli di vario tipo) che complessivamente oggi (luglio 2012) ha raggiunto il 63,5%. A questo punto Monti dovrebbe sapere che, se nelle nostre tasche resta il 30% circa dei soldi che incassiamo, diventa ben difficile far fronte ad ulteriori aumenti del costo della vita. Probabilmente però questo era stato già calcolato e quindi voluto. Un dato interessante è che moltissime rate di mutuo dello scorso mese di giugno non sono state pagate.

Il sistema mostra continue contraddizioni proprio perché non è in grado di trovare una soluzione che possa mascherare l’aggressione nei confronti di noi cittadini. Basti pensare che prima ci è stato detto che gli anziani avrebbero dovuto lasciare il posto ai giovani andando in pensione, poi invece si è allungata l’età pensionabile lasciando i giovani senza lavoro. Insomma è un’altalena che mostra tutta la falsa attenzione verso i cittadini delle classi medio-basse. Secondo l’ISTAT dal 2007 ad oggi i disoccupati al di sotto dei 35 anni sono aumentati del 20% con un calo strepitoso dell’occupazione durante il 2011. Ancora peggiore è la situazione dei giovani al di sotto dei 24 anni: 33,9% di disoccupati. Le previsioni per il futuro non sono certamente migliori, anzi si peggiora di continuo: se oggi ci sono ancora nonni e genitori che possono in qualche modo supportare questi giovani, domani cosa farà questa massa di persone senza lavoro?

Le soluzioni, volendo, si possono trovare, ma la radice del problema sta nel fatto che è in atto un impoverimento voluto dei cittadini e quindi la soluzione non verrà trovata e le vere intenzioni del sistema continueranno ad essere camuffate. Oggi la nostra classe politica gode di buona salute proprio perché Monti sta facendo il lavoro sporco per chi fino ad oggi ha fatto man bassa facendo finta di governare l’Italia. I partiti attuali sono tutti, purtroppo, figli del sistema. Basti pensare che oggi abbiamo due soli partiti principali le cui scelte politiche sono molto vicine tra loro, pur avendo due simboli di partito molto differenti. Questi due partiti servono solo per dare soddisfazione agli elettori, tanto qualunque dei due vinca le elezioni, ha comunque sempre vinto il sistema. La situazione è uguale in tutta Europa; si prenda l’esempio della Francia: quando Holland ha vinto le elezioni, abbiamo assistito ad una

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Francois Holland.

plateale felicità di molti francesi. Ma la domanda spontanea è: quei francesi che plaudivano, sanno forse che Holland è un componente del gruppo Bilderberg ed è comunque una marionetta del sistema? Torniamo alla situazione italiana. L’assetto politico attuale ha radici

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Licio Gelli.

nei lontani anni ’70, quando Licio Gelli (Gran Maestro della Loggia P2) nel Piano di Rinascita per l’Italia prevedeva due soli partiti, vicini tra di loro, con bandiere differenti per soddisfare le aspirazioni degli elettori e che, nello stesso tempo, facessero la stessa politica. La somiglianza con la situazione attuale è strabiliante e chiarisce bene le origini dei nostri mali e del nostro sistema politico. Nel contesto italiano poi appaiono periodicamente partiti dirompenti che lasciano molto perplessi sulle loro vere intenzioni: la Lega Lombarda e il Movimento 5 Stelle. Il

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Giovanni Favia.

primo si è mosso all’attacco di Roma Ladrona, camuffando le intenzioni di raggiungere il potere e rastrellando i voti dei campanilismi; il secondo, più recente, con l’attacco al sistema: vorrebbe distruggerlo, ma al momento non sembra fornire proposte politiche convincenti. Forse occorre qualche esperienza ulteriore per capire meglio, certamente però i fatti non mostrano molte novità. Si veda a questo proposito il video dell’intervista fuori onda fatta a Giovanni Favia, (Consigliere Regionale dell’Emilia-Romagna) con dichiarazioni shock, andato in onda a “Piazza Pulita” su La7 lo scorso 6 settembre (http://www.italiainformazioni.com/italia-informazioni/20598/m5stelle-fuorionda-shock-nel-movimento-non-ce-democrazia?nl=07092012). Molto interessante è anche il programma per la scuola proposto dal M5S: ha una terrificante similitudine con quanto proposto nel Piano di Rinascita di Licio Gelli (http://www.megachip.info/tematiche/cervelli-in-fuga/4679-grillo-e-la-scuola-quasi-quasi-gelli.html). Il gioco della Lega Lombarda è ormai ben chiaro, vedremo se quello del M5S sarà simile oppure no. Al momento sembra che entrambi facciano lo stesso gioco. Quando fu fondata la Seconda Repubblica, la Lega contribuì alla distruzione dei vecchi partiti, oggi si parla di Terza Repubblica e il M5S sta dando un forte scossone a quelli attuali. Viene quasi da pensare che siano stati messi lì apposta per creare un’opposizione, più o meno convincente, che possa dare un’illusione ad alcuni settori di cittadini, dividendone le proteste, ma lasciandole comunque gestibili dal sistema. Tuttavia qualche mossa falsa il sistema l’ha fatta. Che i partiti politici siano stati al servizio del potere economico è sempre stato detto anche se in modo piuttosto velato e tra i denti. Ora invece le azioni dirette del sistema sulla società sono molto evidenti: il potere si è esposto platealmente. Due sono le possibilità: o sono stati costretti dalla situazione loro malgrado, o, molto probabilmente, si sentono talmente sicuri da poter ormai esporsi senza il cuscinetto dei politici, Abbiamo esempi eclatanti che non possono essere considerati coincidenze. Un politico non può prendere decisioni impopolari, perché rischia troppo facilmente di perdere grandi fette di elettorato. Per attuare le decisioni dell’UE è stato necessario sostituire Papandreu con Papademos (ex vice

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Loukas Papadīmos.

della BCE) in Grecia e Berlusconi con Monti (rappresentante Goldmann Sachs per l’Europa, associato Bilderberg e Trilaterale) in Italia. È una strana casualità o è stato tutto programmato? Appare chiaro che il potere economico abbia messo da parte quei politici che non si sono dimostrati in grado di realizzare le “giuste riforme” volute dal sistema. Basti pensare che in Italia per fare il Primo Ministro bisogna che il candidato sia nel Parlamento Italiano, ovvero che sia una persona eletta durante regolari elezioni. Monti non ha compiuto questo percorso, bensì, è stato nominato Senatore a

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Giorgio Napolitano.

Vita per poter ricevere l’investitura dal Presedente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano. Questa situazione ha dell’incredibile; in nessun altro Stato del Mondo sarebbe stata possibile senza una reazione politica o popolare da parte di qualcuno. In Italia invece tutti hanno dato per scontato che la cosa fosse normale. Ma forse, proprio l’aver allungato l’agonia del governo Berlusconi è stata la mossa di programma per far accettare agli italiani qualunque cosa pur di dare l’illusione di tornare a respirare.

Il petrolio e l’energia

Intorno a questo argomento ci sarebbe da disquisire a dismisura, ma qui ne voglio parlare solo in termini di energia, che è sempre stato, ed è, il motore di tutte le società. Per la nostra, da oltre un secolo, il petrolio è la maggior fonte di energia ed esso è stato anche causa di numerosi conflitti. Ritengo che questo argomento, di interesse globale, richieda una trattazione necessaria in quanto esso riveste una voce importantissima sia sul piano energetico, sia sul piano economico. Attualmente il controllo della produzione è prevalentemente nelle mani degli occidentali, ed in particolare in quelle degli statunitensi e degli inglesi. Pur di avere il controllo della maggiore fonte di energia, l’occidente non ha esitato a fare guerre con la scusa di voler portare la democrazia nei paesi ricchi di questa risorsa. Basti come esempio la guerra contro l’Iraq. La corsa a gestire le riserve petrolifere si è intensificata a causa di una loro ormai certa, ma per il momento lenta, diminuzione della produzione (nota aggiuntiva: in realtà la situazione è molto più complessa sia per il migliore sfruttamento dei giacimenti, sia per la scoperta di nuovi. le risorse petrolifere sono ancora cospicue). Infatti, come ormai molti esperti asseriscono (www.aspoitalia.it), la produzione mondiale di petrolio è già in fase di decremento; è in pratica iniziato il lento ed inesorabile calo della produzione. Ma questa diminuzione sta producendo una lievitazione dei prezzi tanto da incidere pesantemente sugli scambi commerciali internazionali, producendo inoltre un incremento generalizzato dei costi delle società attuali. Già da qualche anno ormai sono in atto anche forme alternative di produzione di energia (le rinnovabili) che però, per il momento, contribuiscono in quantità molto limitata alle necessità. Il mancato sviluppo delle fonti energetiche alternative è dovuto chiaramente alla volontà di continuare ad estrarre petrolio. Le ragioni sono molteplici, ma esse confluiscono tutte nella necessità (per chi ne detiene il controllo) di portarlo verso l’esaurimento fino al punto in cui non avrà più senso estrarlo. Solo allora saranno utilizzate altre fonti energetiche. Secondo il pensiero del cittadino comune, questa strategia non può che apparire folle, ma secondo coloro che detengono il potere dell’energia, questa è l’unica strada per conservarlo. La probabile, a breve, guerra contro l’Iran, “per abbattere il terrorismo e portare la democrazia”, rientra ancora una volta nello schema di controllo delle risorse petrolifere, ma questa guerra avrà – tra le maggiori conseguenze – anche l’aumento del costo dei prodotti petroliferi. Bisogna considerare a questo punto una grande ed apparente stranezza. Il petrolio è quasi tutto sotto il controllo occidentale ed una eventuale guerra all’Iran, per noi occidentali, non dovrebbe toccare più di tanto il prezzo del greggio essendo l’Iran fornitore essenzialmente della Cina, dell’India, del Giappone e, in minor misura della Russia. Anche l’occidente si approvvigiona in Iran, ma in minima quantità, essendo le nostre fonti di rifornimento molto differenziate; infatti, i maggiori rifornitori per noi sono l’Arabia Saudita, il Kuwait, la Nigeria ed altri. L’aumento del prezzo del greggio quindi si giustificherebbe solo in parte. Quando ciò avverrà, a seguito della guerra contro l’Iran, il petrolio sarà ancora una volta controllato dall’occidente e l’aumento del suo prezzo servirà essenzialmente per far pagare a noi europei il costo del conflitto che Stati Uniti e Inghilterra in primis, forse anche con l’aiuto della NATO e dell’ONU, si stanno apprestando a far esplodere. Che le energie fossili abbiano un tempo limitato di sfruttamento è ormai noto a tutti: infatti le previsioni per il futuro del petrolio prevedono che le riserve attuali (compresi i giacimenti del Caucaso e della Groenlandia ancora da sfruttare) ci daranno una autonomia per altri 30-50 anni, ma non ai prezzi attuali perché con il calare della produzione globale aumenterà continuamente il prezzo. Tuttavia, pur con questa consapevolezza, non si spendono le dovute energie per cercare alternative valide; a dire la verità, alcune sono state individuate, ma si fa ben attenzione a non renderle disponibili per sostituire il petrolio. Si continua invece a distruggere gli ambienti più incontaminati pur di produrre energia dagli idrocarburi. Si pensi solo alle sabbie bituminose che coprono gran parte del Nord America e che sono attualmente in sfruttamento nello stato dell’Alberta in Canada. Queste sabbie hanno

lettera ai cittadini europei

Distruzione dell’ambiente naturale a seguito dell’estrazione di idrocarburi dalle sabbie bituminose nello Stato Alberta in Canada.

una grandissima estensione superficiale e uno spessore contenuto. L’estrazione di petrolio da questi sedimenti, al prezzo attuale del greggio, è diventata possibile. Basti pensare che ad oggi sono state distrutte centinaia di chilometri quadrati di superficie di foresta boreale (v. foto che segue) con pesantissime ripercussioni ambientali. Per molti decenni, forse centinaia di anni, sulla superficie di scavo non potrà più crescere alcuna forma di vita vegetale per l’assoluta mancanza di substrato adeguato; come potrebbe, infatti, crescere qualcosa su una sabbia intrisa di idrocarburi? Di certo la foresta boreale preesistente non tornerà più a verdeggiare in questa parte del pianeta. Il sistema però preferisce distruggere un’immensa superficie di natura incontaminata per estrarre petrolio anziché spendere meno danaro e sostituirlo con fonti alternative. Per lo stretto di Sicilia sono state presentate circa 20 richieste di perforazione per idrocarburi, di cui 2-3 già approvate, le altre in corso di approvazione. Ma quanto petrolio pensate che possa esserci in quest’area geologicamente molto frammentata che può dare vita a giacimenti di piccolissime dimensioni? Verrà distrutto un mare meraviglioso per pochi barili di petrolio. Tanto per fornire un’idea dei consumi globali, si pensi che le quantità stimate per i giacimenti del Caucaso (circa 200 miliardi di barili) saranno sufficienti, ai consumi attuali, solo per pochissimi anni

Una menzione è doverosa anche per l’energia nucleare prodotta dalle centrali atomiche, ma i giacimenti di minerali radioattivi sono già da tempo in fase di calo della produzione per cui l’adozione di questa tipologia di energia dovrebbe contenersi in tempi relativamente brevi; tralascio poi il grande problema dello smaltimento delle scorie, ché già solo questo argomento richiederebbe uno spazio specifico. Al momento mi fermo qui, perché ritengo sufficiente il livello di informazione apportato sull’argomento energia.

Quale via d’uscita

Nessuno ha la bacchetta magica per trovare la soluzione più efficace e che produca minor danno. Penso che solo due possano essere le possibilità per incamminarsi nella direzione di ricostruzione della nostra società. Una è decisamente drastica e molto rischiosa, l’altra meno rischiosa ma comunque di non facile realizzazione. Il ritorno alla nostra moneta nazionale è decisamente la soluzione più drastica che ci potrebbe penalizzare moltissimo per la facile ed inesorabile reazione del sistema. Saremmo sottoposti ad attacchi monetari che potrebbero distruggere la nostra fragile economia in breve tempo, a meno che i nostri politici, inaspettatamente rinsaviti non si mettano dietro le barricate e oppongano una strenua resistenza come è stato fatto in Argentina ed in Islanda. in particolare in quest’ultima, il Governo ha preferito far fallire le banche piuttosto che far fallire i propri cittadini. Tanti sono stati gli ostacoli posti dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale all’Islanda, salvo poi, farisaicamente elogiare il Governo Islandese per il coraggio avuto. L’Islanda non ha pagato per intero il proprio debito assunto nei confronti del sistema bancario internazionale, lo ha pagato dopo averlo rinegoziato, opponendo un po’ di forza. L’operazione, però, è stata possibile solo perché l’Islanda ha moneta propria e, come detto in precedenza, ciò consente di gestire un debito in autonomia, stampando moneta senza doverla chiedere a nessuno e, soprattutto, senza pagarla al valore nominale. Questa operazione è preclusa a tutti gli Stati della zona Euro a meno o di un fallimento dell’Europa o di un ritorno unilaterale alla propria moneta nazionale.

La seconda strada presenta altri tipi di problema. La BCE attualmente, non solo è indipendente dal governo politico dell’Europa, ma addirittura ne condiziona le scelte. In pratica chi ci governa non è il vertice politico dell’UE, bensì chi è dietro la BCE ed in modo occulto. Per far diventare veramente democratico il governo europeo, bisognerebbe che la BCE potesse diventare una “banca nazionale” che gestisse l’economia in accordo con il vertice politico e che fosse sottoposta al suo controllo, diventando in pratica una vera Banca di Stato.

Mi rendo conto che entrambe le soluzione prospettate sono terribilmente utopistiche, ma, presentandovele, ho voluto gettare un seme nella speranza di stimolare nei molti, che hanno poche informazioni, una qualunque reazione per tentare una opposizione contro questo sistema di controllo della nostra società e delle nostre vite.

PREMESSA AGLI ARTICOLI STORICI TRATTATI IN QUESTO SITO

Nicola Luciano Cipriani

I miei interessi per la Storia sono sempre stati vivi sin da ragazzo, ma intorno all’età di 50-55 anni ho iniziato a cercare di capire meglio il mondo che mi circondava. Tanti avvenimenti mi restavano, più o meno parzialmente, incomprensibili per la mia cultura da geologo che aveva focalizzato la mia attenzione sulla ricerca scientifica. Era necessario quindi che le mie conoscenze in economia, storia e politica aumentassero. Con questa spinta verso la curiosità della conoscenza ho inizato a leggere numerosi scritti, prima scegliendo gli argomenti in modo random e poi incanalandomi sempre più nei vari argomenti di interesse. La mia ricerca è stata sostanzialmente indirizzata in ambito storico, con particolare attenzione verso gli scritti dei perdenti; questi spesso contrastano con i racconti fatti da chi le guerre, guerreggiate e non, le ha vinte ed ha scritto i libri di storia.

Durante i miei oltre 20 anni di letture, su qualunque supporto le abbia trovate, ho costruito con pazienza anche una piccola mailing list composta da amici, conoscenti e altre persone incontrate casualmente e con le quali ho avuto scambi di opinioni. A questa mailing list ho inviato diversi spunti di ragionamento e tra questi anche due articoli pubblicati in rete su Affari Italiani attraverso la rubrica “Le pillole di plef” tenuta dalla Planet Life economy Foundation.

Il primo scritto è stato Lettera ai cittadini europei apparso nel novembre 2012 e tolta dalla rete da pochi mesi (inizi del 2018). In quel tempo non ero ancora riuscito ad avere informazioni sulla storia della Banca d’Italia. Non è stato affatto facile trovarne; dal sito ufficiale non emergono molti dati, specialmente di dettaglio. Solo alcuni mesi dopo sono riuscito a mettere insieme più fonti e scrivere un articolo specifico. Le informazioni quindi che riporto in questa Lettera ai cittadini europei e relative alla produzione del danaro sono, purtroppo, affette da alcuni errori di fondo che modificano sostanzialmente la descrizione della produzione di moneta e ciò che ne deriva nella relazione tra banca centrale, Stato ed i suoi cittadini. Ritengo comunque che questo articolo resta comunque uno scritto che mantiene la sua validità per alcune considerazioni di carattere generale. In quanto alla realtà delle banche centrali vi invito a leggere la Storia della Banca d’Italia. Anche questo articolo è stato pubblicato su Affari Italiani nella medesima rubrica. Però, mentre il primo è stato reperibile in rete fino ai primi mesi del 2018, il secondo è sparito da diversi anni. Non voglio fare facili polemiche, ma visto che l’argomento è scomodo per alcuni, ho preferito ripubblicarlo nel mio sito personale dove sarà sempre raggiungibile finché lo manterrò attivo.

Vorrei tornare un attimo sul concetto della comprensione delle informazioni. Per uno storico di professione le situazioni sono sicuramente piuttosto chiare per ogni periodo storico, compreso l’attuale, ma per il comune cittadino non è così. Sicuramente oggi viviamo in un ginepraio di notizie quasi sempre contraddittorie le une contro le altre e la comprensione da parte del cittadino è messa a durissima prova. D’altronde il continuo flusso di informazioni pilotate condiziona talmente le nostre idee che finiamo con l’assumere convinzioni spesso non supportate dai fatti reali e nemmeno dimostrate. Io ritengo che una via che facilita la comprensione per i cittadini esista ed è la conoscenza della storia passata. All’incirca gli ultimi 100 anni fanno parte, in pratica, della storia attuale in quanto spesso vi possiamo ritrovare le radici di quanto stiamo vivendo, bene, questa storia è ancora coperta da nebbie che non consentono di vedere con chiarezza i fatti nella loro completezza. Se invece andiamo un po’ indietro nel tempo, non è difficile trovare scritti che svelano molti retroscena e molti marchingegni utilizzati per la gestione del potere o per conquistarlo. Poiché il lupo perde il pelo ma non il vizio, capire i fatti pregressi aiuta ad avere una base di ragionamento e comprensione anche per i fatti attuali e meno trasparenti. In pratica è molto utile capire il meccanismo di un marchingegno per avere meno difficoltà nella comprensione di altri marchingegni evoluti dal precedente.

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