PIAZZA DELLA SIGNORIA -FIRENZE FALSO
Ketty Borgogno e Nicola Luciano Cipriani
Premessa
Oggi vi parliamo di un nuovo ritrovamento relativo al francobollo di Piazza delle Signoria (figura 1) della serie ordinaria Piazze d’Italia.
Di questo francobollo ne sono stati trovati alcuni esemplari falsi. Non è una grande novità, prima o poi sarebbe uscito. Perché? Per il semplice fatto che mai come negli ultimi anni l’attività dei falsari è stata così intensa. Dal 1999, con l’emissione dei francobolli dedicati al servizio prioritario, la produzione delle imitazioni per frodare il servizio postale si è intensificata in modo esponenziale. Mentre le altre serie ordinarie come Alti Valori euro e Donne nell’Arte hanno visto saltuarie imitazioni, con i prioritari è iniziata una ascesa che ha avuto il culmine nelle imitazioni del 2011: furono riprodotti in grandi quantitativi tutti i valori in corso. Con l’emissione della bustina che vola, nota come ordinaria Posta Italiana, sono stati imitati quasi tutti i valori, in pratica quelli di uso più comune compreso i due valori alti per le registrate. Le imitazioni di questa serie hanno avuto una evoluzione anche nelle caratteristiche di stampa; è stata variata la forma di stampa dell’embossing digitale usata per simulare l’effetto rilievo della calcografia. Prima molto grossolana, poi molto più minuta, infine eliminata completamente. Ma ora che la bustina volante ha lasciato il testimone alla nuova ordinaria Piazze d’Italia, è rimasto in uso essenzialmente il valore da 95 cent falsificato usato tranquillamente in parallelo con quello originale. Sicuramente ci sono ancora molti “invenduti” falsi di Posta Italiana a disponibili sul mercato; questo non toglie però che anche i falsari si siano dovuti aggiornare ed hanno iniziato a falsificare la nuova ordinaria. Qualcuno asserisce che questi falsi siano indirizzati più ai collezionisti che per frodare la posta. Pensiamo invece il contrario perché in ambito filatelico il mercato si saturerebbe molto velocemente.
Per certo ci era giunta notizia di un falso del valore più comune, piazza della Repubblica di Roma, ma non lo abbiamo ancora mai visto. Se ora è saltato fuori Piazza della Signoria che è il valore maggiore, è possibile pensare che probabilmente sia stata falsificata tutta la serie. Il livello raggiunto dai falsari è piuttosto buono se lo paragoniamo a quello delle imitazioni dei primi prioritari, però come tutte le imitazioni, qualcosa che consente di riconoscerle c’è sempre. L’unico modo per farle identiche agli originali è l’uso dello stesso sistema di stampa e dello stesso cilindro, ma vista questa impossibilità, continueremo anche per il futuro ad individuare quei caratteri distintivi che ad uno sguardo frettoloso sfuggono facilmente. Una considerazione di Cipriani: “Quando con i miei articoli ho cercato di informare i collezionisti, sia per metterli in guardia sia per chi li colleziona, mi rendevo conto che a seguito di ogni mio articolo, dopo un po’ di tempo usciva un falso da cui era stato eliminato qualche difetto macroscopico che avevo denunciato. Sarà stata una sensazione, ma l’ho realmente sentita”.
Ma veniamo al nostro francobollo fiorentino (nel soggetto). Elencheremo tutte le differenze per argomento anche se il riconoscimento della fustellatura potrebbe essere l’elemento più evidente visto che si tratta sempre della stessa in auge dal 2011 e descritta in tanti articoli precedenti di Cipriani. Questo elemento rivela la comune origine di tutte queste imitazioni. Sono passati ben nove anni e sembra che nessuno sia interessato a scoprire questa rete fraudolenta. Sembra di essere nel 1948 con il falso da 10 lire grigio della democratica: è bastato un semplice controllo per far scattare la polizia postale che in breve tempo bloccò il falsario.
Il confronto tra l’originale e l’imitazione (figura 2) può certamente far passare per buono anche il secondo senza destare dubbi per la sua buona realizzazione, ma un occhio attento si rende conto subito che ci sono strane differenze che presentiamo in progressione.
La fustellatura
Come accennato, questa tipologia di taglio è abbastanza differente da quella utilizzata dal Poligrafico tanto da avere alcuni elementi che aiutano anche i meno esperti a riconoscerne la non originalità. La fustellatura nell’imitazione ha i quattro dentoni d’angolo arrotondati (figura 3), mentre quella originale li ha leggermente sagomati quasi a punta di lancia.
Questo carattere, negli originali, non si ripete pedissequamente e perfetto su tutto il foglio, a volte può apparire leggermente meno sagomato, ma dentoni angolari di questo tipo sono pochi sull’intero foglio tanto che su almeno tre il carattere leggermente lanceolato è sempre evidente. Oltre ai dentoni angolari, sono differenti anche i singoli denti, più stretti nell’imitazione e talora a punta, ed anche più incisi, come se il fustellatore fosse più grossolano di quello originale. La minore larghezza dei denti si può vedere bene in prossimità delle punte.
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La carta
Spessore e pesantezza della carta sono molto simili, circa 20 grammi a foglio e molto simile è anche l’elasticità del duplex di carta. Differente invece è il colore (figura 4) che nell’imitazione è decisamente bianco brillante (nelle scansioni mostra un colore celestino), mentre l’originale ha una carta leggermente avorio.
Il dato del colore della carta potrebbe subire variazioni in dipendenza della tiratura sia per l’imitazione che per l’originale. Una cosa possiamo dire sul colore della carta di questo ultimo, sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) che questo valore non abbia ancora avuto ulteriori tirature in quanto stampato in numero consistente nel 2016 e lo scarso uso postale (2° porto per l’oceania) non ne hanno richiesto ristampe. E’ stato usato sporadicamente per affrancare alcune registrate, ma per lo più procurate da collezionisti desiderosi di averlo su busta o usato. Negli uffici postali non è stato usato che raramente. Questo per dire che il colore della carta dell’originale dovrebbe essere quello descritto.
All’analisi in luce viola (Wood) è risultato che l’imitazione risponde un po’ di più sul lato stampato rispetto alla carta originale (figura 5), mentre sul retro, il supporto siliconato fornisce una risposta invertita. L’originale è leggermente più brillante del supporto dell’imitazione.
la stampa
Bisogna riconoscere che la vignetta è stata riprodotta piuttosto bene e questo è l’elemento che fa certamente passare questo falso inosservato agli occhi dei più. Ma con uno sguardo attento si notano alcune differenze che potrebbero far pensare a piccola curiosità dovute alla stampa calcografica, altre invece che fanno venire realmente il dubbio: ma è un falso o un nuovo cilindro? Passiamole in rassegna.
Il colore grigio è più scuro, tendente al nero e con i tratti stampati in offsett più grossolani che fanno perdere l’eleganza del tratto inciso e sottile dell’originale. Quest’ultimo è molto più elegante e sono maggiormente percettibili gli effetti di profondità dell’immagine.
I differenti particolari della stampa che abbiamo rilevato sono riprodotti nelle sette figure che seguono, l’originale è in alto o a destra.
1- L’angolo sinistro della sommità di Palazzo Vecchio manca (figura 6), potrebbe sembrare una perdita di inchiostro dovuto al sistema calcografico, in realtà manca perché, con ogni probabilità squadrando il riquadro della B è stato mangiato l’angolo del palazzo.
2- La statuta del Nettuno (figura 7), noto ai fiorentini come Biancone, ha la testa più diritta e larga, nella mano destra manca una piccola parte di scultura, nel complesso è completamente differente.
3- La parte alta della facciata al di sopra degli archetti aggettanti (figura 8), nella imitazione presenta numerose piccola chiazze bianche che non sono presenti nell’originale. Queste falle di stampa credo siano volute perché la stampa offsett non dovrebbe produrle in quanto derivata da un clicè fotografico ed anche perché abbiamo otto esempalri e sono tutti perfettamente identici. L’imitazione potrebbe anche derivare da una foto di un foglio difettato.
4- La torre di Arnolfo (figura 9) nell’originale presenta una differenza chiaro-scuro delle due pareti, illuminata ed in ombra, maggiore rispetto all’imitazione più scura. Le finestre dell’imitazione sono meno evidenti.
5- La trama della pavimentazione di Piazza della Signoria (figura 10) è differente. Nell’imitazione il gioco delle ombre è meno contrastato rispetto all’originale e le alternanze tra linee e punti sono stati realizzati con retini nell’imitazione, incisi invece uno per uno nell’originale tanto che non ci sono tratti uguali ma piccoli segmenti.
6- La Loggia dei Lanzi (figura 11) nella quale sono esposte alcune opere famose tra le quali il Perseo di Benvenuto Cellini, Ercole e il Centauro ed il Ratto delle Sabine del Giambologna (la seconda è una copia) più altre statue di origine romana; l’unica relativamente moderna è l’ottocentesco gruppo di Polissena di Pio Fedi. Questo splendido luogo nell’imitazione, pur avendo meno contrasto luci/ombre rispetto all’originale, appare più marcato per le parti nere.
7- dulcis in fundo, lo sfondo del cielo (figura 12). Nell’originale si parte dall’alto con linee saltuariamente interrotte ed inclinate verso destra; le linee passano abbastanza repentinamente ad un tratteggiato obliquo che si dirada verso il basso. In questo cielo inciso non si notano interruzioni nette. Nella imitazione invece tutto il cielo è stato fatto con un retino composto da quattro strisce orizzontali. In alto con linee continue inclinate come nell’originale ed avente altezza di circa 11,5 mm, segue la seconda fascia avente altezza di 3,25 mm costituita da linee segmentate con la stessa inclinazione. La terza è a piccoli segmenti molto corti, mentre quelli della fascia più bassa sono veri puntini. Le freccette verdi indicano il passaggio di retino tra una fascia e l’altra.
8- Anche le dimensioi totali del disegno sono differenti, 18,4 x 31 nell’imitazione e 18,8 x 31,4 nelloriginale, in millimetri naturalmente.
9- Non è possibile tacere del tipo di stampa dei codici presenti sul bordo di foglio destro.
Iniziamo dal codice prodotto (figura 13), più noto come codice a barre tanto amato da alcuni collezionisti e che ha rianimato per un certo periodo le vendite delle novità.
Questo codice (detto appunto prodotto) indica il prodotto, vale a dire il tipo di francobollo. Per tutti i fogli stampati dal Poligrafico del francobollo Piazza della Signoria, il codice prodotto è sempre uguale perché indica questo e solo questo francobollo. Tale codice differisce per francobolli di diverso valore e diversa emissione. Come si vede molto bene dall’immagine, il codice è stato realizzato bene nel carattere e dimensione (imitazione in basso), ma non corrispondono assolutamente le successioni delle barre. Questa successione non è altro che la traduzione in barre del numero arabo sottostante e quindi devono necessariamente coincidere.
Il codice alfanumerico (figura 14, in alto) e quello a barre (figura 14, in basso) che invece contraddistinguono ciascun foglio corrispondono alla numerazione progressiva e tutti i fogli stampati dal Poligrafico sono in successione numerica, indipendentemente dal tipo di emissione.
Si chiama Codice Alfanumerico cioè composto da una parte in lettere ed una in cifre arabe. La forma a barre, anche in questo caso è la traduzione del codice alfanumerico e quindi cresce di una unità per ogni foglio successivo.
Il codice alfanumerico originale, questa volta è a sinistra in quanto dell’imitazione abbiamo solo l’ultima cifra: il 4. Per quanto riguarda la versione a barre invece, come al solito, è in alto l’originale.
La differenza di tipologia di stampa è talmente chiara che non necessita di spiegazioni. È importante invece spiegare perché. Rappresentando una numerazione crescente, questo codice non può essere inciso su un cilindro di stampa, ma deve necessariamente essere stampato da un sistema indipendente. Si tratta infatti di un sistema laser controllato che numera in modo progressivo tutti i fogli. Questo tipo di stampa non può essere assolutamente perfetto e pulito. La perfezione di questo codice nell’imitazione ne rivela tutta la sua falsità. Nei falsi infatti tale codice è parte integrante del cliché di stampa ed in tutti i fogli è sempre uguale.
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I colori e le vernici
Come per tutti i francobolli ordinari, ma non solo, abbiamo assistito a leggere varianti cromatiche tra lotti di stampa differenti, quindi osservando in parallelo l’imitazione e l’originale notiamo, ponendovi attenzione, una leggera differenza cromatica del verde, ma potrebbe anche passare inosservata proprio per quanto detto sopra. Però se accostiamo le due lettere B notiamo che non siamo solo di fronte ad un leggero diverso cromatismo, ma a due lettere completamente differenti (figura 15).
Innanzitutto la B dell’imitazione è più bassa (5,1 mm) di quella dell’originale (5,3 mm), la largheza invece è identica (4,7 mm); non solo, è diversa anche la retinatura: tratti più marcati e quadratini più piccoli nell’imitazione.
Anche la minuta scritta laterale (figura 16) mostra piccole differenze nella dimensione e nella maggiore intensità di colore delle lettere mini. Molto più marcate nell’originale (a destra) ed anche di maggiori dimensioni rispetto all’imitazione.
La scritta italia ha dimensioni identiche in entrambi (7,4 x 2 mm), quello che le distingue è il tono di colore (figura 17), decisamente marrone nell’imitazione, metallizzato dorato scuro nell’originale (a destra).
Le macchie di colore in testa alle lettere nell’originale sono una modestissima varietà di stampa.
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Il coronamento della descrizione dei colori lo facciamo con l’embossing digitale, la solita vernicetta plastica trasparente a spessore che viene utilizzata per dare rilevo a molte scritte pubblicitarie su biglietti da visita, depliant ecc. nel caso di questo falso, è stato utilizzato un embossing molto fine che nulla ha a che vedere con i primi tentativi di imitare la calcografia nella serie della bustina che vola. Su questo francobollo l’embossing è tanto fine da non percepire differenza passando il polpastrello su entrambi, originale e imitazione. Però l’embossing è molto ben visibile, è sufficiente farci riflettere la luce e compare come per incanto (figure 18).
La luce radente ne mette in evidenza la sua presenza grazie al potere riflettente della sua superficie simile a quella del vetro anche se con piccolissime asperità.
La carrellata di ingrandimenti (figure 19, 20 e 21) è molto utile per verificare la presenza di questa vernice che evidenzia anche dove è presente: su tutte le parti a stampa nel tentativo di produrre lo stesso effetto della calcografia.
Un’ultima cosa è ancora da evidenziare sui colori descritti, abbiamo infatti asserito che il colore dell’imitazione è più scuro, ma guardando entrambi con un confronto visivo diretto, l’imitazione appare con un tono leggermente più beige, quindi sembrerebbe più chiaro. Questo è solo un effetto cromatico dovuto alla sovrapposizione dell’embossing sul nero della stampa.
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La tracciatura
è un elemento che Cipriani da tempo ha messo in evidenza per distinguere i falsi adesivi. La tracciatura verticale (figura 22) è ruotata di 90 gradi per utilità di impaginazione.
Come si può notare, quella originale (in alto) è leggermente più lunga dell’imitazione ma ciò che maggiormente deve essere notato è la differenza del numero dei taglietti della tracciatura (perce en ligne). Nell’imitazione sono 9, nell’originale uno in meno.
Parimente differente è la tracciatura orizzontale (figura 23), in questo caso l’originale (in alto) ha ben due tagli in più anche se la lunghezza totale è molto simile.
Da dire anche che nell’originale le incisioni verticali sono più lunghe di quelle orizzontali, di conseguenza, in corrispondenza delle intersezioni si ha sempre una croce simmetrica con il tratto verticale più lungo tipo croce di San Giorgio a sviluppo verticale, nelle bandiere invece ha sviluppo orizzontale. Nella imitazione invece, la croce è ancora simmetrica, ma con i tratti verticale ed orizzontale esattamente uguali come nella croce greca.
Conclusioni
La descrizione di questo falso è stata decisamente lunga ma necessaria per sviscerare tutti i punti di discordanza che sono emersi nel confronto con l’originale. Riteniamo quindi che sia più utile per i collezionisti estrarre ed evidenziare gli elementi di maggiore visibilità per snellire il riconoscimento dei falsi. Riteniamo che i punti più direttamente riconoscibili siano tre: la fustellatura, il codice alfanumerico e la riflettanza dell’embossing digitale
1- la fustellatura ed in particolare i quattro dentoni angolari sono gli elementi di visione immediata (figura 24).
2- Il codice alfanumerico (figura 25) e la sua traduzione in codice a barre, nell’originale (a destra), hanno caratteristiche di stampa peculiari, sono stampati con sistema laser e sui fogli aumentano di una unità in progressione.
Nei falsi invece, il codice alfanumerico è parte integrante del cliché di stampa ed è fisso e uguale per tutti i fogli. Oltre al tipo di stampa, è differente anche il carattere (figura 25 a sinistra).
3- Infine l’embossing, presente solo nel falso, è anch’esso molto ben visibile a luce radente. È sufficiente infatti posizionarlo in modo adeguato per fargli riflettere la luce, per altro molto semplice da eseguire, per riconoscere molto facilmente l’imitazione (figura 26).
Si notino i punti che brillano, sono concentrati sulle parti stampate e radi in quelle bianche. In questo caso si nota anche un leggero fuori registro tra la scritta italia in marrone e l’embossing, spostato leggermente a sinistra
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